Teatro, Teatro recensione — 31/05/2023 at 10:58

Un Giardino dei Ciliegi dove si nascondono piccole e grandi infelicità

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RUMOR(S)CENA – FIRENZE – Lieti come per una festa perenne, delusi come fanciulli senza più giochi, sciocchi come adulti malcresciuti, entrano tutti insieme, nel gran giardino bianco della tenuta che stanno per lasciare e non lo sanno. Tutti insieme, seguendo il musicista che rallegra con la sua chitarra quelle loro giornate senza senso. Così Roberto Bacci ci porta, con un colpo solo e senza avvisarci, in una terra bianca di petali, dolce e triste per piccole e grandi infelicità nascoste forse dietro un gran sipario rosso che ne chiude lo spazio.

È “Il giardino dei ciliegi”, forse la più presente sui palcoscenici del mondo tra le commedie, amare e molto amate di Anton Čechov. E forse la più amata per quei sogni che non si avverano, per quelle mani tese che non afferrano i cuori ed i corpi, per quelle delusioni e quei sorrisi mescolati per sempre in un racconto di struggimenti e critiche impietose di un tempo che tramonta e di altro che avanza senza dubbi, verso certezze, nuove imprese ed economie più sicure.

Il giardino dei ciliegi foto di Roberto Palermo

Roberto Bacci mette in scena “Il giardino dei ciliegi” al Teatro della Pergola nella preziosa atmosfera del Saloncino Paolo Poli, poco più di un salotto dove i racconti lievitano e gli spettacoli prendono corpo per piccoli incanti. Ne affida la drammaturgia a Stefano Geraci che adatta senza mutilarle le giornate della delusione e dei sogni di Liubòv Andriéievna Raniévskaia e di tutti quei suoi parenti, amori e gente amica che nasconde ferite e desideri un po’ appassiti, e giovinezza sprecata in sogni vani. Lei non più giovane, non più lieta, non più ricca, non più amata se non per i soldi che invece non ci sono, e se ci sono vanno sperperati facendo disperare chi è prudente.

Tutto questo, tutta questa gente con le storie che ognuno che frequenti il teatro conosce come cose di famiglia, Roberto Bacci lo ha affidato ad un gruppo compatto con il pregio dell’entusiasmo giovane e dell’energia lieta da comunicare e spendere in piccole baruffe e sguardi obliqui che nascondono amori e delusioni. Attrici ed attori del Teatro della Toscana che produce lo spettacolo e bisognerà ricordare, Maddalena Amorini, Davide Arena, Maria Casamonti, Davide Diamanti, Ghennadi Gidari, Annalisa Limardi, Alberto Macherelli Bianchini, Claudia Ludovica Marino, Luca Pedron, Marco Santi, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Emanuele Taddei, in ordine alfabetico come fosse una scuola, o un collegio di armonie. Anche se qualcuno di loro l’abbiamo preferito per irruenza o forza sognatrice.

Il giardino dei ciliegi foto di Filippo Manzini

Grande rispetto dunque di Bacci e del suo esercito, e fatica per sottrarsi a memorie accumulate nella storia ed al gusto improvviso dell’invenzione che tradisce ed offende; lui, loro, hanno rispetto ed amore, e ci mettono il cuore in questa impresa. Dunque il giardino è luogo della festa che non ha senso, degli affetti che non possono tenersi uniti, della ricchezza che non esiste e di un mondo che aspetta il subbuglio in arrivo. Čechov si sa, scrisse di questa gente con tenerezza, indulgente e malato e credo sorridesse per l’ottusa stupidità incosciente di Leoníd, sciupone e vanitoso cui Sebastiano Spada offre sorrisi vani e distratti, per Trofimov Piotor Serghiéievic, studente inconcludente che Emanuele Taddei interpreta con un suo pudico stupore d’intelletto e non per l’affarista, l’abile Lopachin sicuro deI suo talento nel commercio a cui Luca Pedron dedica una passione vanitosa ed una insicurezza di sentimenti che lo condanna ad essere ricco soltanto e forse solo nella vita, lasciando alla impudica irruenza dell’Iascia di Alberto Macherelli Bianchini il gioco incosciente del futuro. Uomini per qualche verso inevitabilmente inutili, che Bacci lega a tutte le donne di quel mondo, complici angosciate e liete. Come la Liubòv di Maddalena Amorini, bussola che indirizza, delude ed illude se stessa e tutti gli altri. Gente che non si guarda come si dovrebbe e non ha cuore per comprendere davvero la verità della loro vita.

Il giardino dei ciliegi foto di Filippo Manzini

Tutti insieme, tutti in scena li tiene Bacci, prigionieri così che a nessuno sfugga niente e nessun paravento possa alleggerire, nascondendo, il peso della vita. Se ne andranno e non sapremo mai se i loro saluti, la loro partenza per nuove case e conquiste che non si sa dove e come saranno, sono davvero lieti e curiosi del futuro o ancora una volta incoscienti. Bacci lascia sospeso il loro mondo ed i canti antichi che li accompagnano, di origine russa, ucraina e georgiana, orchestrati da Francesca della Monica, sono suggestione che avvince ed offre smalto alla finta allegria dello spettacolo.

Visto al Teatro della Pergola il 23 maggio 2023

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