Teatro, Va in scena a — 30/09/2021 at 09:52

Sono “Donne in guerra” che riemergono e raccontano storie di verità e sofferenza

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RUMOR(S)CENA – CATANIA – “Andate avanti, oltre le casse e fermatevi sui bollini bianchi” dice la giovane donna ferma sulla porta del teatro; ha voce imperiosa da padrona decisa, forse viene da tempi lontani, da anni in cui gli uomini dovevano restare nascosti per sfuggire ai tedeschi restati in Italia a presidiare la terra tradita dal sogno malato dei fascisti. Obbediamo in silenzio e ci fermiamo in un limbo che il teatro colora di scuro e d’angoscia, di sogni lontani e di incubi d’oggi. Il tempo si azzera nel racconto che Laura Sicignano ha messo in scena al Teatro Verga di Catania per aprire la stagione del suo Teatro Stabile, per cui da pochi anni costruisce sintonie e proposte. Va in scena “Donne in guerra”, scritta con Alessandra Vannucci anni addietro, nel 2015, e messo in scena in altro suo territorio d’ispirazione e lavoro, il Teatro Cargo di Genova.

Donne in guerra da sinistra Egle, Doria, Leda Kreider, Carmen Panarello, Federica Carruba Toscano, Barbara Giordano, Isabella Giacobbe foto di Antonio Parrinello

Oggi è ancora drammaturgia forte e “donna” da riproporre. Perché il teatro deve vivere oltre il proprio tempo per proiettarsi avanti e dire all’oggi che l’ieri non è poi così lontano, e temi ed ansie, storie e geografie della mente e dei corpi sono presenti a dirci ricordi esaltati e rimproveri. È verità questo spettacolo duro e dolce, è storia e ricordo ritrovato tra le pieghe dei racconti familiari, in qualche cassetto pieno di fotografie di famiglia, leggendo le pagine di qualche diario d’adolescente, le lettere di qualche amore finito chissà come. È storia. La nostra storia che si stempera e si mescola con la storia di altri. Così ognuno degli ottanta spettatori, giunti al teatro per ricominciare a viverne la festa dopo i lunghi mesi della solitudine, avrà trovato qualche lembo semidimenticato da sventolare nel cuore come una bandiera soltanto riposta anni addietro che in un sussulto gli ha detto: ricorda!

Donne in guerra, Barbara Giordano (Anida) foto di Antonio Parrinello

Sei attrici, Federica Carruba Toscano, Egle Doria, Isabella Giacobbe, Barbara Giordano, Leda Kreider e Carmen Panarello, ci fanno da guida nel viaggio. Presentano le loro storie e i loro sogni lontani salendo sulle casse dipinte di rosse e ci invitano a scendere nello spazio di una platea capovolta dove le loro storie prenderanno corpo e parole, per passioni forti e dolori cocenti, sorrisi avari e gesti cattivi. Due binari protesi in avanti, pochi oggetti; è la scena che Laura Benzi pensò in quel primo allestimento e che Elio Di Franco ha ripreso per il nuovo spazio siciliano fidandosi delle luci drammatiche realizzate ora da Gaetano La Mela. È la fantasia nei dettagli dei costumi ripresi da Riccardo Cappello. Qui ci accompagneranno nel precipizio dell’avventura di una guerra, l’ultima, che l’Italia ha vissuto e che inutilmente cerca di cancellare. Anche per questo il teatro ha ragione di vita. Cancellando il passato si fa in un momento rimorso presente. Ecco i tedeschi che fanno paura, ecco i sogni d’audacia di una giovane donna che s’affaccia alla vita con passione esaltata, ecco un sorriso che si spegne al racconto di un amore che s’è fatto illusione, ecco le glorie sognate e le sconfitte vissute, gli sguardi storti e le famiglie perdute.

Lungo la strada ferrata percorsa per fuggire e per tornare, sfuggendo alle bombe e alle insidie, le donne incontrano la vita e la morte. Maria, Zaira, Irene, Anita, Milena, la Signora De Negri, forse ebbero altri nomi ma sono per poco più di un’ora ancora una volta vive e tante, donne di casa, donne partigiane, donne vigliacche, donne ferite, donne eroine pronte a fare della loro vita un racconto. Laura Sicignano ha costruito con sicura passione e lucida distanza il suo concerto, in somma di assonanze e dissonanze di gesti e parole. È drammaturgia in lunga teoria di racconti che s’intersecano per dire di solitudini piccole e grandi, di tradimenti e delusioni, di solidarietà, di dolore feroce, del sogno di un lavoro che dia dignità.

Donne in guerra, Isabella Giacobbe (Irene) foto di Antonio Parrinello

Seguiamo le storie sapendo che nulla è inventato davvero in questo documento pudico di eroismi che solo attrici brave e convinte del loro lavoro “in gruppo ed in somma” possono restituirci. Entriamo tutti insieme nell’universo oscuro di una guerra che volevamo credere lontana e che il teatro, questo teatro di “Donne in guerra”, ci dice essere presente. Basta guardare in un sussulto il giorno di altre donne a noi non lontane. Di questo tempo infinito siamo figli e figlie, mogli e mariti, madri e padri e non vogliamo dimenticare quella che fu una notte lunga e buia che oggi uno spettacolo, per un momento, illumina.

“Donne in guerra” rimarrà in scena fino al 29 di ottobre, una mostra ed una serie di appuntamenti di discussione e riflessione l’affiancheranno.

Visto al Teatro Verga di Catania il 27 settembre 2021

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