Recensioni — 22/11/2016 at 20:32

Il viaggio in treno che riporta indietro nella memoria di “Donne in guerra”.

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Stazione di Genova Manin
Stazione di Genova Manin

GENOVA – Sali su un treno per ripercorrere la storia in un viaggio che ti riporta indietro nella memoria: sono gli anni della seconda guerra mondiale. I binari di una ferrovia a scartamento ridotto per  un tragitto storico che permette di rivivere le tante privazioni di una vita normale inflitte durante il conflitto bellico. Sul treno si odono voci femminili che raccontano un’esistenza segnata da dolore, lutti, sacrifici, disperazione e fame. Sono quelle di “Donne in guerra”, lo spettacolo viaggiante realizzato dal Teatro Cargo di Genova, allestito a bordo di un convoglio storico in partenza dalla stazione di Genova Manin. I passeggeri/spettatori siedono nei vagoni d’epoca dal fascino retrò, mentre fuori dai finestrini sfilano via le case cittadine per addentrarsi in un paesaggio notturno dove il mare ligure si intravede in lontananza. Ci si dirige verso l’interno attraversando i boschi delle valli Bisagno, Polcevera e Scrivia. Una linea di soli 24 chilometri che porta fino a Casella in val Scrivia,  pochi ma sufficienti per rivivere sei racconti al femminile; sei storie di donne che incrociano le loro vite segnate in un’ Italia del 1944, dilaniata dalla guerra civile dopo che l’alleato tedesco si era trasformato in un nemico feroce. L’esercito di liberazione e i partigiani combattevano contro l’oppressione nazifascista.

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A condurci in un viaggio in cui realtà e finzione, rievocazione storica e ispirazione artistica trovano una perfetta coerenza da risultare avvincente, come può esserlo solo se vissuta da spettatore partecipante. Il merito è di Laura Sicignano  e delle sue attrici in grado di recitare in un contesto insolito a stretto contatto con il pubblico. La regista sceglie di descrivere i moti d’animo, le illusioni di un’epoca segnata dal cinismo imperante che portò l’Italia in guerra, su un treno  che a sua volta è parte integrante della storia e dello spettacolo. Autrice della drammaturgia insieme ad Alessandra Vannucci, Laura Sicignano  crea con un realismo artistico e narrativo molto efficace e poetico, un ritratto visto con la laicità necessaria che va oltre alla semplice narrazione. L’ascolto suscita i ricordi di chi ha vissuto in prima persona le azioni raccontate dalle protagoniste, donne a cui la guerra aveva chiesto enormi sacrifici.

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La linea Genova Casella venne inaugurata ufficialmente l’1 settembre del 1929 e fu mantenuta in esercizio anche durante la seconda guerra mondiale non subendo gravi danneggiamenti, nonostante i continui bombardamenti a cui era sottoposta la città. Per questo motivo fu utilizzata dalle famiglie genovesi sfollate e dagli operai che andavano in città a lavorare nelle fabbriche. I soldati erano al fronte, lontani dalle loro famiglie e chi restavano erano le donne. Le voci appassionate e incalzanti di Fiammetta Bellone, Sara Cianfriglia, Arianna Comes, Elena Dragonetti, Irene Serini, Anna Paola Bardeloni,si alternano attraversando i vagoni per raccontare frammenti delle loro vite. C’è chi ha aderito alla Repubblica Sociale; una di loro è entrata nelle file dei partigiani o chi si dedica a ricomporre le salme per i funerali. Una donna borghese sposata ad uomo benestante che ha aderito al fascismo non conosce le sofferenze di chi non ha da sfamarsi. Al contrario di un’operaia che non ha paura di scioperare rischiando il licenziamento e la deportazione. Sono biografie di patrimonio storico collettivo capaci di creare un pathos emotivo in cui ogni distanza viene annullata, come se ognuno diventasse parte integrante della storia, e nel mentre non si accorge di perdere, come accade a teatro, la distanza tra palcoscenico e platea che separa attori e pubblico.

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Sul treno che si arrampica seguendo tornanti repentini e attraversando  ponti che scavalcano gole e vallate, si viene a creare la giusta complicità tra le interpreti così fedeli al dettato drammaturgico e registico, senza dover ricorrere per necessità ad elementi artificiali, da suscitare  quella giusta empatia dove ognuno fa propri i sentimenti e le vicende descritte. Non sussiste il rischio di enfatizzazione nell’affrontare argomenti così delicati, profondamente umani nella loro genesi, vissuta tutta al femminile. L’effetto è quello di una condivisione senza pregiudizi ideologici  nel giudicare chi stava dalla parte della ragione o del torto, evitando ogni forma di moralismo e retorica che avrebbe inficiato il risultato . Il successo di “Donne in guerra” è quello, appunto, di raccontare storie dove ognuna delle protagoniste è unica e risponde alla sua coscienza e allo stesso tempo diventa universale. Rappresentanti di una società in cui le tensioni sociali, politiche ed economiche si scontrerranno e la guerra militare si evolverà anche in una lotta civile che dividerà la nazione su due fronti.  “Donne in guerra” è un lavoro corale condotto con la sensibilità di chi ha affrontato vicende molto complesse, reso possibile da un’attenta ricerca basata su documenti originali e storiografici,  l’ascolto di testimonianze raccolte tra chi la guerra l’ha vissuta e sofferta. Ha un valore culturale che va ben oltre alla semplice rappresentazione artistica teatrale.

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Il treno ferma nel buio a metà del percorso ferroviario per concedere alle attrici e al pubblico di scendere e assistere ad una scena che viene rappresentata nel bosco. L’oscurità viene rischiarata da lampade tenute per mano dove si viene a creare un’atmosfera sospesa tra l’onirico e la tragica realtà evocata dalla narrazione sempre più incalzante. Un viaggio che diventa nostalgico quando il treno inverte la marcia e ritorna alla stazione di partenza. Lo spettacolo termina ma la tensione non cede facilmente ad altre distrazioni. Quando scendi volgi lo sguardo verso quella piccola stazione, da dove partivano e arrivano uomini e donne, con il loro bagaglio di umanità dolente e la speranza di ritornare a vivere in pace.

L’occasione di assistere ma è più preciso dire partecipare a “Donne in guerra”, diventa ancor più preziosa per la possibilità di conoscere una linea ferroviaria, chiusa nel 2013; a causa di cedimenti e frane lungo il percorso, riaperta il 21 maggio 2016, dopo i lavori di consolidamento del tracciato e dei ponti: esempio controcorrente e lungimirante che si schiera all’opposto  di una politica dei trasporti, responsabile partire dal 1920, di aver dismesso in Italia ben 7mila chilometri di binari, specie negli anni ‘50 e ‘60, dove furono cancellate linee storiche di grande valore storico e paesaggistico. La ferrovia ligure è gestita dall’Azienda Mobilità e Trasporti di Genova e nel suo parco rotabile  c’è anche il treno storico –  utilizzato dal 2008 dal Teatro Cargo per lo spettacolo –  allo scopo di  incentivare e  valorizzare la vocazione turistica della linea. La composizione completa prevede in testa la locomotiva 29, la più antica locomotiva elettrica funzionante in Italia.

locomotiva 29 Di Andrea Martinelli - Opera propria, CC BY-SA 3.0
locomotiva 29 Di Andrea Martinelli – Opera propria, CC BY-SA 3.0

 

 

DONNE IN GUERRA
Premio della giuria: Les Eurotopiques – Festival Européen de Projets Théâtraux 2014: Passions PREMIO FERSEN alla REGIA 2015.

Ideazione e regia: Laura Sicignano

Testo: Laura Sicignano e Alessandra Vannucci

Costumi: Laura Benzi

Con Fiammetta Bellone, Annapaola Bardeloni, Sara Cianfriglia, Arianna Comes, Elena Dragonetti, Irene Serini

Visto a Genova il 9 settembre 2016

 

Il primo treno in circolazione nel 1929
Il primo treno in circolazione nel 1929
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