Cinema — 30/01/2019 at 16:58

La lotta per diventare “La favorita” della regina: il film di Yorgos Lanthimos candidato agli Oscar 2019

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RUMOR(S)CENA – LA FAVORITA – YORGOS LANTHIMOS – Durante un lungo periodo di guerra tra Francia e Inghilterra, le cugine Abigail Masham e Sarah Churchill sfruttano l’instabilità politica per primeggiare agli occhi della Regina inglese Anna, ma soltanto una di loro è destinata a diventare la favorita.Apprezzato già al Festival di Venezia 2018, “La favorita” porta a casa ben dieci nomination agli Oscar 2019. La pellicola rappresenta il primo lavoro in costume per il regista greco Yorgos Lanthimos, considerato un talento dalla critica internazionale per i suoi precedenti film “Kynodontas” (2009) e “The Lobster” (2015), che ripropone come personaggi femminili ancora Olivia Colman e Rachel Weisz , nei panni della Regina Anna e della consigliera Sarah Churchill. Nuovo volto del suo cinema è quello di Emma Stone, che interpreta la rivale Abigail Masham.

Il tratto distintivo de “La favorita” è la padronanza che Lanthimos ha degli spazi che, singolari ed eccentrici, primeggiano spesso a discapito dei corpi dei protagonisti. La scenografia rustica invade visivamente lo spettatore ma allo stesso tempo dà vita alla narrazione ospitando i drammi e le disavventure di corte. Spostando invece lo sguardo sulle figure si può notare la ricercata attenzione che viene posta nella scelta dei costumi che, in completa armonia con gli stati d’animo dei protagonisti e degli spazi che occupano, contribuisce a creare un quadro visivo cromaticamente perfetto. Il tutto viene servito con una luce “sacrificata”, le scene illuminate da una sola candela sono le più intimiste, crudeli e rivelatrici. Quelle in esterno invece godono di una luce naturale. Paradossalmente i giochi di chiaro/scuro tra interni ed esterni entrano in netta contrapposizione con le intenzioni delle protagoniste, che sussurrano i loro complotti tra le mura del castello e reggono una maschera fittizia quando sono alla luce del sole.In comunione con tutti questi elementi si colloca la regia di Lanthimos, che dona alla pellicola il vero marchio di fabbrica. Yorgos si diletta con il grandangolo – mai sperimentato nelle sue opere precedenti – deformando e provocando un’estraniazione dalla narrazione cinematografica classica, che non ammette inquadrature che possano offrire una sospensione dell’incredulità per lo spettatore.

Ricorre spesso ai fish eye (letteralmente occhio di pesce, una tipologia di inquadratura con un obiettivo grandangolare estremo) per poi ritornare in forma statica ai primi piani prolungati delle protagoniste, che azzerano il processo di straniamento precedentemente amplificato per riaccompagnare drasticamente lo spettatore all’interno della finzione filmica. Ma a pagarne i conti ne “La favorita” sono gli uomini, spesso derisi dal regista per il loro aspetto estetico e la poca professionalità. Agghindati a festa, con voluminose parrucche e visi impalliditi, i personaggi maschili perdono credibilità e, talmente occupati con la corsa delle oche da sottovalutare quelli che sono gli affari di Stato, risultano degli automi nelle mani delle donne.

 

 

La suddivisione romanzesca fraziona il film in diversi capitoli in ognuno dei quali una delle tre figure predomina sulle restanti due: la vendetta di Abigail, l’insicurezza della regina, la tentata rivincita di Sarah, solamente nel prologo le tre saranno in egual misura protagoniste in scena. “La favorita”, pur essendo uno dei film più validi in concorso agli Oscar, risulta privata della vera natura del regista. I temi fedeli a Lanthimos non vengono nemmeno lontanamente accennati (bisogna sottolineare che è il primo lavoro su commissione a cui il regista prende parte) nonostante tenti di inserire delle autocitazioni della sua filmografia, come l’incidente voluto di Abigal che ricorda molto un passaggio presente in “The Lobster”. Gli spettatori più affezionati al cinema di Lanthimos probabilmente non ritroveranno ne “La favorita” il suo humor nero, che lo contraddistingue dal resto dei registi contemporanei, ma coloro che non sono particolarmente affascinati dal suo stile narrativo tenderanno ad apprezzare maggiormente questa opera (pensata appunto per una cerchia più ampia). D’altronde, citando una frase del film, “il favore è un vento che cambia sempre direzione”.

Visto al Cinema Multisala Lux di Roma

 

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