musica e concerti — 27/08/2014 at 23:46

Vladimir Selivochin: Don’t shoot the pianist

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BOLZANO – A Bolzano per la sessantesima edizione del Festival/Concorso intitolato a Ferruccio Busoni come membro della giuria che seleziona i talenti che nel 2015 si contenderanno il prestigioso premio internazionale, da lui vinto nel 1968, il pianista russo protagonista di un misterioso “Noir” che poteva avere esiti drammatici. “Non sparate sul pianista” era scritto a chiare lettere per salvaguardare dalle risse uno dei protagonisti delle movimentate serate dei saloon del Far West; immaginare che un episodio simile possa essere avvenuto nella tranquilla Bolzano sembra impossibile. Eppure è accaduto. Il merito di aver ricordato questi fatti lontani e dimenticati va al giornalista Heinrich Schwazer, che ha intervistato Vladimir Selivochin per il “Tageszeitung”.

 Vladimir Selivochin
Vladimir Selivochin

In piena “Guerra Fredda”, il 1968 non è solo l’anno di un movimento che cambierà radicalmente la società, primo esempio di vera globalizzazione socioculturale; è l’anno del “Maggio francese”, della Primavera di Praga”, dell’assassinio di Martin Luther King e di Robert Kennedy negli Stati Uniti, del ferimento di Rudi Dutschke a Berlino e di Oriana Fallaci a Città del Messico, della condanna a morte di Alexandros Panagulis ad Atene. Quell’anno Selivochin supera le selezioni e arriva in finale, insieme a un pianista americano e ad un collega russo; sono i primi pianisti sovietici a partecipare al Busoni, e Selivochin vince.

Si dice che la Giuria abbia subito pressioni politiche, ricevuto lettere anonime per estromettere dal concorso con una sorta di embargo culturale i pianisti russi e quelli dei paesi che avevano appoggiato l’invasione della Cecoslovacchia. Ma oltre ai “si dice” ci sono dei fori di proiettile, veri anche se sparati da un fucile ad aria compressa, da finestra a finestra, tra il Conservatorio e il Rainerum. Spari a quanto pare indirizzati proprio a Selivochin. Che da quel momento fino alla sua partenza vive sotto scorta. Anni di piombo, anche a Bolzano dunque, per quanto a bassa intensità? I fatti restano abbastanza misteriosi, anche se sembra che uno studente sedicenne sia stato allora identificato come sparatore. Selivochin minimizza. Minimizzò anche nel 1968, giovane pianista che invece di prepararsi al concorso con studio matto e disperatissimo pare preferisse andare a passeggiare. “La politica non mi interessava allora, vivevo in altri mondi”. Ci immaginiamo che l’abbia detto sorridendo. Sornione.

 

www.bolzanofestivalbozen.it

 

 

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