Culture, Teatro — 25/07/2015 at 11:31

Vivere e capire il teatro della Compagnia della Fortezza

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VOLTERRA – Vivere, respirare, ascoltare, osservare, stare insieme. Essere in relazione per capire e apprendere. A fianco di uomini e donne intenti a scoprire nel lavoro che gli accomuna, un ideale capace di trasformare la parola scritta, letta, amata e rispettata, in una creazione visibile e tangibile. Da donare agli altri, in comunione di beni, con un atto di generosità che va oltre alla semplice rappresentazione artistica, obiettivo che comprende un processo di ricerca e studio ancora in fase di sviluppo. Armando Punzo e la sua Compagnia della Fortezza sta procedendo con una prima stesura drammaturgica e scenica: Know Well dove “tragedia/onirica/didattica” spiega il suo intento meglio di qualunque altra parola.

La preparazione in camerino
Fabio Valentino: La preparazione in camerino crediti foto di Alessandro Fantechi

Vivere: trascorrere il tempo insieme agli attori, uomini detenuti nel Carcere di Volterra. Vivere con loro le prove, lo studio e l’analisi dei testi di Shakespeare, partecipare come osservatore attento alle dinamiche di creazione. Vivere nei corridoi, nelle celle divenute negli anni di esistenza artistica, luoghi del sapere e della materializzazione di un “sogno” che dura ormai da 25 anni. Vivere con uomini che sanno offrire la loro esistenza pregressa e attuale, segnata e sofferta, al servizio di chi ha creduto e crede in loro. Ore di attesa, di pause, di silenzi e di suoni. Un osservatorio privilegiato e prezioso per cercare di entrare in contatto con il mistero stesso dell’arte. Fatto per elevare alla massima potenza il lascito testamentario di Shakespeare.

Senza avere paura di “tradirlo”, nella consapevolezza di perseguire con intelligenza e umiltà, un processo di destrutturazione e ricostruzione inedita e originale. Dote percepita tra coloro i quali concorrono alla creazione, giorno dopo giorno, all’interno della Fortezza, carcere ma soprattutto palcoscenico, capace di dare vita, grazie alla fatica e all’impegno corale al desiderio di fare dell’arte teatrale, motivo in più per sentirsi appartenenti ad una comunità solidale tra persone, uomini che devono restare a lungo nell’istituto penitenziario, e  gli agenti addetti alla loro sorveglianza. Un’ umanità desiderosa di entrare e farsi trasportare dallo stupore: sono gli spettatori ammessi all’interno ogni giorno, e le loro emozioni sono palpabili sui visi, colte nel momento di lasciarsi rapire dalla commozione. Prima della rappresentazione quotidiana, atto celebrativo, officiato da Armando Punzo e i suoi “discepoli” laici, uomini capaci di trasformarsi sulla scena in talenti spontanei, chiamati a dare presenza fisica e spirituale a Riccardo II, Calibano, Pericle, Otello, Amleto, Lady Percy, spiriti e fantasmi, ma soprattutto, ai tanti personaggi mancati di Shakespeare, ovvero quelli più importanti, i principali, su cui il regista ha creato un tessuto drammaturgico fertile e in fase di inseminazione.

Una scena da Know Well , crediti fotografici di Stefano Vaja
Ivan Chpeiga e Armando Punzo, Know Well , crediti fotografici di Stefano Vaja

Germogli che dovranno crescere nei mesi a venire. Giorno dopo giorno la creazione ha preso forma con l’ausilio di maestranze tecniche ed artistiche paragonabili ad un alveare di api operose e instancabili. La vita stessa del carcere con i suoi ritmi, il montaggio di uno spettacolo che segue regole precise dettate da un regolamento diverso da quello di un teatro tradizionale. Mutuano le condizioni materiali e logistiche, identico è il risultato artistico, forse accentuato dal luogo in cui si viene a creare. L’orologio esistenziale della vita, qui scandisce la progressione del tempo diversamente da quanto ciascuno di noi vive nella sua quotidianità. Contano le attese, la rarefazione dei ritmi quotidiani, la partecipazione emotiva. Si viene a creare uno scambio energetico mentale quanto fisico che fa provare alla fine della giornata,  vigore e stanchezza, ma è frutto  dall’impegno di tutti, e di conseguenza distribuita equamente. Il clima di lavoro è quello più idoneo dove ognuno concorre con abilità acquisite e altre apprese durante i mesi di studio.

Preparativi prima di entrare in scena
Preparativi prima di entrare in scena , crediti foto di Alessandro Fantechi

Lo scambio tra chi è ospite e i protagonisti, prima di tutto si riflette sul piano umano. Si intessono relazioni basate sulla fiducia reciproca e il teatro stesso  permette di anullare differenze di ruoli e di condizioni sociali. Si apprende e si insegna, ognuno è portatore di un sapere a cui tutti possono attingere. L’esperienza vissuta dal di dentro permette delle percezioni altrimenti irriconoscibili. I corridoi interni sono il dietro le quinte del teatro, del cortile assolato dove si rappresenta la “tragedia (…) con morte innaturale dei protagonisti”. Come quando Amleto (Anton Pernoj) ride con sfrontatezza e declama parole astiose e sprezzanti: “Vattene, scava tu stesso la mia tomba. Getta in aria un altro cranio, un piccone e una vanga, una vanga e poi un sudario/è bello fare un buco di fango per un ospite così raro! L’età coi suoi passi furtivi/nei suoi artigli mi ha afferrato, nella terra mi ha spedito/come se non fossi stato quello che ero. Getta in aria un altro cranio.”..

Marco Piras ed Armando Punzo
Marco Piras ed Armando Punzo crediti foto di Alessandro Fantechi

Non è commedia, non è più commedia, non è ancora… non sappiamo cosa diventerà. Armando Punzo ci tiene a chiarire che non è rappresentazione teatrale di un testo ma solo un enunciato empirico, una traccia aperta dove le idee, i contributi letterari, drammaturgici, partecipativi di ognuno dei suoi attori, è lasciata al destino ancora da compiere. Sono personaggi ormai sopiti, spiriti svaniti, fantasmi che appaiono e scompaiono, attrici a cui non è data più la possibilità di apparire sulla scena. Altri che non sanno ancora di apparire e forse non accadrà mai. Non c’è nessuna certezza come deve essere per una ricerca a cui giungere solo dopo lunghi mesi di studio e analisi. Punzo scrive in “La città sospesa.. Ro Ro Ro, edizioni Clicy”: «I personaggi sono il pubblico. Sono loro che agiscono, che vivono i conflitti, che vivono passioni malate. Vivono tutto ciò che è annotato da Shakespeare. Noi no. Noi li guardiamo, ci guardiamo in loro, e ci sottraiamo. Le loro azioni, il loro agire la vita si svuota di senso. È un gioco allo specchio dove il riflesso non ripete più le mosse dell’avversario. Smette di imitare l’originale, diventa un falso d’autore…. ».

crediti foto di Alessandro Fantechi
Francesca Tisano crediti foto di Alessandro Fantechi

Un lavoro di sottrazione si potrebbe definire quello in fase d’opera a cui ognuno concorre: materiali di studio esaminati, scelti, centinaia di pagine di testi di tutta l’opera drammaturgica del Bardo, appese, segnate, evidenziate, sottratte e restituite. Non un copione né un testo definitivo. Le mattine successive alle rappresentazioni diventano per gli attori (oltre 70 impegnati in Know Well) momento di rielaborazione e analisi di quanto fatto il giorno prima. La proiezione delle riprese effettuate sulla scena, la discussione con il regista, la visione delle scene, dei movimenti, dei gesti, delle parole. Un cesellare continuo per perfezionare, aggiustare, ridurre o implementare. Seduti su vecchie sedie di legno da cinema di periferia, tra gli oggetti scenici appesi alle pareti di velluto rosso, memorie di Santo Genet, si assiste al pensiero depositato dopo le emozioni provate, agite e riportate alla vita normale di chi esce dal carcere.

Marco Piras crediti foto di  Alessandro Fantechi
Marco Piras crediti foto di Alessandro Fantechi

Non prima di aver ascoltato in silenzio meditativo la poesia delle parole che assurge a monito universale per l’uomo stesso, tratte dal Giulio Cesare ed Enrico IV (e diffuse nell’aria dalla cima di una scala da Ivan Chepiga): «Il sole è tramontato; finito il nostro giorno, le nostre azioni sono terminate. Ti conosco bene, anche se non ti ho visto, nulla mi è nascosto. Tu non possiedi specchi, tali da riversare nel tuo occhio e il tuo valore nascosto, da farti vedere la tua ombra. Io, il tuo specchio mostrerò a te stesso quello di te non conosci… – e nel rivolgersi a Shakespeare/Armando Punzo, lo supplica dicendoli – chiunque ti aiuti sei tu che devi aiutare me… ». Aiutare a comprendere è il nostro compito, non conosciamo e non possiamo farlo da soli , altrimenti cadremmo nell’errore di attribuire un significato certo, un risultato immediato, al lavoro di questa Compagnia. È stato detto durante le prove: “Questo non è uno spettacolo per il pubblico”…  La fila che si forma sulla rampa d’accesso al cortile del carcere è composta da persone invitate a partecipare ad una prova che è essa stessa esperimento, traduzione visiva e gestuale di pensieri. Siamo tutti personaggi mancati e forse in attesa di essere riconosciuti.

Compagnia della Fortezza
SHAKESPEARE. KNOW WELL | creazione originale per Volterra 
primo studio
drammaturgia e regia Armando Punzo
scene Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
musiche originali e sound design Andrea Salvadori
aiuto regia Laura Cleri
movimenti Pascale Piscina
assistente alla regia Alice Toccacieli
video Lavinia Baroni
aiuto scenografo Yuri Punzo
collaborazione drammaturgica Giacomo Trinci, Lidia Riviello
collaborazione artistica  Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Debora Mattiello, Francesco Nappi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Francesca Tisano, Carolina Truzzi
assistenti stagisti Giulia Amodio, Elisa Betti, Carla Buscemi, Giulia Guastalegname, Simone Liberati, Andrea Mautone, Veronica Pastorino, Emanuele Vignozzi.
foto di scena Stefano Vaja
organizzazione generale Cinzia de Felice
coordinamento Domenico Netti
amministrazione Isabella Brogi
curatrice Rossella Menna
collaborazione amministrativa Giulia Bigazzi
direzione tecnica Carlo Gattai, Fabio Giommarelli
light designer Andrea Berselli
suono Alessio Lombardi
con Armando Punzo
e gli attori della Compagnia della Fortezza Salvatore Altieri, Vincenzo Aquino, Bledar Arapaj, Aniello Arena, Yosmeri Armas Castilla, Mohammad Arshad, Pasquale Avallone, Saverio Barbera, Rosario Campana, Pierangelo Cavalleri, Antonio Cecco, Tauland Cenollari, Giuseppe Centamore, Ivan Chepiga, Ismet Cuka, Bardhok Cuni, Pierluigi Cutaia, Gianluigi De Pau, Marco Di Muro, Fation Dine, Nicola Esposito, Giovanni Fabbozzo, Alban Filipi, Pasquale Florio, Giuseppe Giella, Pasquale Giordano, Heros Gobbi, Nunzio Guarino, Lotfi Hajahned, Noureddine Habibi, Mokhtar Hafsi, Vladimir Ibaj, Arian Jonic, Ibrahima Kandji, Nasser Kermeni, Andrea Kondi, Marco Lauretta, Carmelo Dino Lentinello, Wei Lin, Luca Lupo, Matteo Macchiarelli, Gentian Makshia, Antonino Mammino, Angelo Maresca, Benedetto Marino, Fatmir Marku, Gianluca Matera, Gaspare Mejri, Raffaele Nolis, Tarek Omezzin, Edmond Parubi, Anton Pernoj, Luciano Petraroli, Antonio Pilato, Alessandro Praticò, Armando Principe, Ciprian Putanu, Hamadi Rezeg, Michele Salerno, Alvaro Sapana, Danilo Schina, Vitaly Skripeliov, Vincenzo Sorio, Nizar Talbi, Lucian Tarara, Massimo Terracciano, Domenico Tudisco, David Tuttolomondo, Fabio Valentino, Alberto Vanacore, Alessandro Ventriglia, Sinan Wang, Tony Waychey, Qin Hai Weng, Antonio Zambo, Moncef Ziadi

dal 20 al 25 luglio 2015 ore 15

Fortezza Medicea Volterra

prima nazionale 

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