Teatro, Va in scena a — 25/02/2012 at 15:53

Una storia di intrighi e veleni dentro La bottega del caffè. Luca Scarlini rilegge Goldoni

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È una storia ricca di intrighi e di veleni quella che Luca Scarlini ha scritto ispirandosi alla celebre commedia La bottega del caffè di Carlo Goldoni. La si può vedere in prima nazionale al Teatro Gobetti di Torino dal 7 marzo alle 20.45 (repliche fino al 1 primo aprile). La regia è di Beppe Rosso anche tra gli interpreti insieme a Elia Schilton, Beppe Rosso, Riccardo Lombardo, Cinzia Spanò, Paolo Giangrasso, Ornella Balestra. ACTI Teatri Indipendenti/Fondazione del Teatro Stabile di Torino. Residenza Multidisciplinare di Rivoli, con il sostegno del Sistema Teatro Torino.

La bottega del caffè fa parte del gruppo di sedici commedie scritte da Goldoni nel 1750 introdotte dal manifesto de Il teatro comico. Una commedia divenuta fin dal suo esordio celebre ricca di misteri e di ambiguità, portata in scena con successo nei teatri di Venezia ai tempi del drammaturgo veneziano fino ad arrivare alla nostra epoca quando Rainer Werner Fassbinder ne ha realizzato una lettura complessa. Luca Scarlini ha pensato ad una scrittura inedita restando comunque fedele alla scansione, i temi e le battute micidiali del testo originale, attualizzandolo ad un presente segnato dalla crisi economica e dal dominio dell’informazione.

 

Gli intrighi e le vicende del testo sono, senza forzature, quelle del gossip che oggi impera tutto schiacciando e distruggendo Il personaggio di Don Marzio è l’antesignano dei cronisti di gossip che oggi stabiliscono un proprio potere con rivelazioni più o meno scottanti, in un gioco perverso. Eppure allo stesso tempo è anche il capro espiatorio di un mondo regolato da un duro meccanismo di sfruttamento economico di cui non capisce il senso e in cui crede di poter avere un posto per tramite del suo controllo sull’informazione. Straniero (napoletano a Venezia) vive infatti in un mondo di cui cerca disperatamente di comprendere le regole fino a diventare ostaggio delle sue stesse parole. Nel testo il denaro ha un peso schiacciante e Ridolfo, “onesto caffettiere”, portavoce di una morale ricattatoria, malgrado tutti i suoi moralismi, è in sostanza alla ricerca del potere. Egli gioca una partita senza esclusione di colpi con il biscazziere Pandolfo per la supremazia sul territorio.

I personaggi femminili, apparentemente deboli, rivelano invece una concretezza estrema e un dolore che riesce a smuovere i personaggi maschili dediti unicamente all’economia o alla cieca pulsione dei sensi. Il gioco d’azzardo è infine la metafora principale: intorno a un tavolo, della bisca o del caffè, si definisce il destino di una serie di personaggi che disperatamente cercano una propria autenticità, non riuscendo a togliersi di dosso le incrostazioni di un vivere sociale basato sul controllo di tutti contro tutti, dove Don Marzio, vittima e carnefice, si assume il compito di velenoso cantastorie di un ambiente che è in bilico tra farsa e tragedia.

 

Note dell’autore

«La bottega del caffè è una delle sedici commedie con cui Goldoni stabilì le coordinate del suo nuovo teatro. Un classico, amato e rappresentato, certo, ma anche un testo misterioso, pieno di parti inesplicate, di rimossi e non detti. Rainer Werner Fassbinder, nella sua celebre riscrittura degli anni ‘70, puntava su una visione marxista, in cui ogni elemento era ricondotto ai meccanismi economici. In questa rilettura l’attenzione è invece sulle relazioni tra i personaggi intorno al luogo in cui tutti i destini si incrociano. In una lettura strutturalista, giocando sul linguaggio goldoniano e prendendo in considerazione anche la primitiva trattazione della vicenda nell’intermezzo per musica La bottega da caffè, l’attenzione viene spostata sui moventi delle azioni. Al centro sta la presenza corposa di Don Marzio, che cerca la verità figurando come pettegolo e voyeur e del caffettiere Ridolfo, il suo antagonista, che nell’ombra della sua esibita bonomia, trama un’ascesa di potere. Sullo sfondo una continua agitazione di biscazzieri, sbirri, uomini schiavi delle proprie pulsioni elementari, donne a caccia del proprio marito fuggito o di un uomo che le sposi o le protegga. Come nel celebre capitolo dei re detronizzati del Candido di Voltaire, Venezia è il perfetto palcoscenico per le mascherate più imprevedibili. Alla fine un’umanità agitata da fini segreti, svela se stessa quando le ambiguità vengono rivelate, in un gioco di scatole cinesi, in cui ogni verità allude a nuovi scenari. Il gossip trionfa ed è arma di offesa, ma la vera partita si gioca altrove, mentre sullo sfondo si definisce un rovesciamento di potere.»

Luca Scarlini

 

Biglietteria del Teatro Stabile di Torino|Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino – dal martedì al sabato, dalle ore 13.00 alle ore 19.00. Domenica e lunedì riposo. Tel. 011/5176246 – Numero Verde 800.235.333

 

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