Teatro, Va in scena a — 24/03/2012 at 08:55

Atto unico-Flaubert di e con Mario Perrotta al Teatro Astra di Vicenza

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Va in scena al Teatro Astra di Vicenza, sabato 24 marzo, il terzo capitolo della Trilogia sull’individuo sociale di Mario Perrotta dal titolo Atto finale-Flaubert. L’ultimo titolo della stagione Niente Storie proposto dal Teatro Stabile d’Innovazione La Piccionaia- I Carrara. Mario Perrotta, premio Ubu 2012, dopo Molière e Aristofane, riscrive Bouvard et Pécuchet di Flaubert per raccontare di due solitudini profonde, così maldestre da diventare ridicole. Due “idioti” che diventano l’emblema delle difficoltà relazionali dell’uomo contemporaneo. Atto finale è interpretato da Mario Perrotta, Paola Roscioli, Lorenzo Ansaloni e Mario Arcari. Lo spettacolo è una riscrittura del romanzo incompiuto di Gustave Flaubert Bouvard et Pécuchet, pubblicato postumo nel 1881. «Sono testi che parlano talmente ferocemente del presente che non c’era bisogno di scriverne di nuovi -commenta Perrotta – semmai è molto interessante tradurli: due volte. La prima in senso letterale e la seconda in senso teatrale cioè, farli diventare atto scenico. Dopo Misantropo – Moliere, I Cavalieri – Aristofane cabaret ora Atto Finale – Flaubert. In quest’ultimo i due protagonisti dello spettacolo, “abbandonati” da Flaubert – che muore prima di compiere l’opera -, sono emblemi di una profonda e ridicolissima solitudine. “I due uomini, pur essendo in due, sono soli. Nella mia riscrittura i due, impiegati parigini, si trasformano in uomini del nostro tempo che, chiusi volontariamente in uno spazio non meglio identificato, tentano l’impresa impossibile: affrontare e risolvere il dolore esistenziale che li assedia studiando e indagando il web alla ricerca di soluzioni, in una vorticosa ascesa verso il ridicolo involontario. I due personaggi sperimentano tutto ciò che possono per ritrovarsi, ogni volta, con nulla in mano – spiega ancora l’attore protagonista- e quel nulla gli ricorda continuamente la loro solitudine, la loro impotenza davanti alla vita. Mancheranno ogni occasione, compreso il suicidio, trovandosi costretti a vivere con l’unica certezza di essere soli.

Soli come siamo tutti noi, in mezzo a milioni di persone, chiusi in casa per paura del vicino, per paura che possa rivolgerci la parola o chiederci un favore. Soli davanti alla vita che ci tocca di vivere. Chiudo così la mia trilogia: dopo lo scontro frontale di Misantropo tra individuo e società e dopo il disastro sociale de I Cavalieri – Aristofane cabaret, ecco l’Uomo, solo di fronte a se stesso nel titanico sforzo di esserci, più ridicolo che mai. Una trilogia – conclude il regista – nella quale ho indagato le mie idiosincrasie e le mie paure di fronte a un modello sociale, quello occidentale, in fase bizantina, in caduta libera verso la sua disgregazione. Poche risposte ho trovato e molte domande nuove sono sorte da questa indagine. L’unica consolazione è che, come sempre, arriverà un nuovo rinascimento. Spero di esserci».

 

Al termine Mario Perrotta incontrerà il pubblico insieme a Stefano Bellanda, docente di Teoria e pratica del network sociale per il Master di Studi Interculturali presso l’Università di Padova.

 

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