Chi fa teatro, Teatro, Teatrorecensione — 23/09/2014 at 20:56

Schifosi: una prova da maturare

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AVIGLIANA (Torino) – Seconda giornata di Festival: allentate le tensioni del debutto, clima più disteso e produttività creativa e sociale più prolifica. Ci si incontra, si instaurano relazioni, si scambiano pensieri e arte, modi di fare e ipotesi di lavoro. Oltre alla classica ‘vetrina’, un festival è foriero di queste situazioni. Un microcosmo che vuole raccontare, descrivere, denunciare. Che vuole emozionare. Obiettivo per niente facile. Il massimo, per quello che riguarda l’efficacia della gradevolezza, al di là di congetture, artifici, teorie saggi e sapienti. Al di là dei generi, delle derive, degli stili le correnti. L’emozione è tutto, a teatro. Che non è unica e non è inquadrabile in sentimentalismo o sensazionalismo. E chi la procura deve essere capace di praticare l’arte del teatro avendone dimestichezza e competenza. E talento naturale.

schifosi 2

Lo spettacolo Schifosi della Bottega Bombardini di Pozzuoli, necessita di una premessa. Consueta per le compagnie giovani, dove per gioventù s’intende anagrafe di nascita del gruppo, di messa al lavoro. Perché i componenti della Bottega, ragazzini non sono e vantano una notevole esperienza sulle tavole dei palcoscenici di tutto Italia (almeno da quello che si legge dai loro curricula stampati sul foglio di sala). Premessa che spiega le frizioni di una prima che è prima assoluta: il primo spettacolo messo in scena dalla compagnia. Schifosi. Da David Foster Wallace, la sua opera omnia. Un lavoro da dramaturg notevole, prima nota a favore. L’incomunicabilità tra gli esseri, le depravazioni proprie dell’animo umano, lo stereotiparsi quasi inconsapevole da spirito del gregge di niciana memoria, insomma tutte le storture messe in grassetto dalla penna del drammaturgo suicida americano riproposte in scena attraverso il lavoro d’attore funzionale alla parola. Altra nota a favore. Le idee non mancano, quindi. Nemmeno la sapienza del mestiere: lo spettacolo ha citazioni o punti di riferimento stilistico-drammatici riconoscibili. Di maniera. Si conoscono tempi, unità, ritmi, tecniche, regole e le loro trasgressioni.

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Il problema è metterli insieme. Problema delle compagnie appena formate con elementi diversi nella gestione artistica che hanno bisogno del naturale tempo di amalgama. Come per le coppie… E allora esperienze e formazioni diverse traducono sulla scena un azzuffarsi di sovrapposizioni, parti e teorie scomposte. Di distonie. Buona la prova attoriale di Luca Jervolino, se non fosse per il sottolineare con la mimica quasi ogni battuta anche la più insignificante, la poca scioltezza nel totalizzarsi nel ruolo (frutto probabilmente di una certa impostazione ‘accademica’ e di repertorio), l’ingessarsi un po’ in generale contorcendosi addosso. Regia da sviluppare non accontentandosi di una semplice direzione del corpus generico: da rendere più profonda e più originale, nel complesso, marcarla e modellare la prova attorale. Come migliorare, si suggerisce, dal giudizio condiviso del pubblico spettatore, il binario musicista (dal vivo), attore. Per una bidimensionalità che disloca lo spettatore in due livelli differenti, dissonanti. Bene il rigore della divisione temporale della scena, e la suspence del finale. Ma uno spettacolo che si propone come anti stereotipato, rischia di invischiarsi nelle trame che tenta di sciogliere… Da rivedere.

SCHIFOSI
Con Luca Iervolino
Incursioni sonore Massimo Cordovani
Disegno luci Riccardo Cominotto
Regia Rosario Sparno
Prod. Bottega Bombardini (Napoli)

Visto al Festival Primavera d’Europa – Avigliana (TO)

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