Teatro, Va in scena a — 23/02/2017 at 21:52

“Orgasmo e morte nell’opera di Shakespeare”: Enrico Petronio “Lo Zio Willy” a Roma

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ROMA – Singolare performance di Enrico Petronio, creatore del blog  My Shakespeare – Lo Zio Willy, in scena sabato 25 febbraio alle ore 17 presso lo Studio di psicologia Santa Costanza 13 a Roma, “dove si racconta tutto ciò che sa di Shakespeare, interpretando i tanti personaggi tragici colti sul momento in cui da esseri umani (o creazioni letterarie) diventano mito”. Il titolo curioso e intrigante promette di attirare l’attenzione del pubblico: “Così, con un bacio, io muoio. Orgasmo e morte nell’opera di William Shakespeare.” Spiega l’autore e interprete:

“Se e quando un personaggio dello zio Willy (William Shakespeare) raggiunge la propria pienezza, la propria completezza drammaturgica – psicologica ed emotiva – muore. Se questa completezza viene raggiunta “in età giovanile”, prima del naturale corso della vita (come ad esempio per Romeo e Giulietta; in realtà per tutti gli eroi tragici), il personaggio si uccide: pone fine alla vita fisica perché tanto quella interiore è arrivata al capolinea. E lui, o lei, in fondo lo sa. In inglese, il verbo morire – to die – significa anche “raggiungere l’orgasmo”. L’orgasmo è la “piccola morte”: il cedimento, la resa, dopo “i travagli” (per dirla con Amleto) dell’atto sessuale, che è metafora universale del viaggio nella vita stessa. Quindi raggiungersi, arrivare, svuotarsi,  questo è il significato della morte nell’opera dello zio Willy, e, in definitiva, nella tragedia sempre. La catarsi di cui parlavano i Greci è il compimento, anche se doloroso, anche se emotivamente triste (per noi che vi assistiamo!). Il dolore del protagonista, la sua morte (sacrificio o dono fatto al mondo), permette a noi spettatori di piangere e ricordarci di essere vivi. (Nel film The Hourse, il personaggio di Virginia Woolf interpretato da Nicole Kidman spiega che “il poeta deve morire” perché gli altri possano sopravvivere: si chiama “contrasto”; e il “contrasto” altro non è che l’eterna dualità che regge l’universo.) In effetti, i personaggi dello zio Willy non sono mai tristi – disperati sì! – quando si tolgono la vita. Anzi, tutt’altro. Sono ben felici – in quel misto di disperazione e fede in un futuro ultraterreno dove i poeti possano venir perdonati – di levarsi da sto mondaccio che ha causato loro solo pene infinite. Sembrano aver capito – in questo la tragedia da arcaica si fa moderna, praticamente apocalittica – che su questa terra non ci può essere pace, né salvezza. Però ci dovevano arrivare. Per un po’ c’hanno provato (lungo tutte le pagine del loro dramma), a combattere: pieni di speranze e di rabbia e di ideali e di sogni di giustizia. Ma non è così – ahimé – che vanno le cose.

 

Enrico  Petronio Lo zio Willy My Shakespeare

Sabato 25 febbraio 2017 – ore 17

Presso lo Studio di psicologia Santa Costanza, 13 a Roma.

Prenotazioni biglietti  339 3792092

www.loziowilly.com

www.facebook.com/loziowilly

 

 

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