Chi fa teatro, Recensioni — 22/07/2016 at 08:22

Viaggio nel futuro di SceneConFermate

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Se la gente vuole vedere solo le cose che può capire, non dovrebbe andare a teatro; dovrebbe andare in bagno.
Bertolt Brecht

VILLA SAN GIOVANNI (Reggio Calabria) – Discorsi paradossali, al limite della logica, proponimenti poetici che s’infilano nelle chiacchiere voraci di personaggi prevalentemente coraggiosi. Darwin, San Pietro, Giordano Bruno, Don Vito Corleone, Gesù Cristo, Socrate e – perché no? – anche Dio, sono alcuni protagonisti dell’ultima produzione di Teatro Primo, SceneConFermate: Dialoghi all’indomani dell’oggi nell’impossibilità di essere ancora ieri. Lo spettacolo nasce dalla penna di Domenico Loddo: scrittore e fumettista, già autore di “Federico II Me”, insieme al regista Christian Maria Parisi e all’attrice Silvana Luppino, lancia una nuova sfida spettacolare: «Proviamo a rifare le “Interviste impossibili” a teatro?». E così, dal rifacimento del celebre programma radiofonico di RadioRai che nei primi anni Settanta trasmette i dialoghi tra Umberto Eco e la Beatrice di Dante, Sanguineti e Freud, Alberto Arbasino ed Oscar Wilde, nascono personaggi storici parallelamente antitetici. Tra questi c’è Giordano Bruno che, perso nel bosco, s’imbatte in Giovanna d’Arco senza riuscire ad accendere un fuoco, e Darwin che alla porta del Paradiso scacciato da San Pietro viene accusato da Dio per omissione del Suo nome. Cinque scene per diciassette personalità caricaturali plasmate dalla mano registica di Christian Maria Parisi.

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Prendono corpo le contraddizioni storiche sull’etica e la morale attraverso una macchina decostruttiva del tempo che proietta i personaggi sulla scena come in un sogno. Il tempo differito e lontano che si modella dentro l’unico presente possibile, quello della messa in scena, agisce in uno spazio privo di oggetti: una sola porta occupa il fondale. L’alternanza di luci ed ombre è un linguaggio chiaro, messo a punto da Guillermo Laurin, insieme alla scenografia di Osvaldo La Motta, già introdotto dal display in cui la prima scena si svolge come al cinema. Personaggi del livello di Pico della Mirandola, Marcel Marceau, Robinson Crusoe, Marylin Monroe e Charles Darwin che, a ritmo lento, sembrano lamentare le loro vite attraverso gesti “personaggistici” esaltati dalla storia, oltre che dal tempo.

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La parola chiave dell’intero spettacolo è una scimmia: Lucy. Nominata più volte dal personaggio di Darwin, Lucy appare come l’evoluzione di cinque brevi fermate: una processione di scene pre-sacrali che conducono lo spettatore verso la salvezza. Quale salvezza, poi, si scopre solo nelle logiche semantiche del testo pronunciate dai cinque attori – Milena Bartolone, Silvana Luppino, Stefano Cutrupi, Paride Acacia e Tino Calabrò – abilmente vestiti e spogliati da figurette storiche della cultura occidentale.

 

L’azione attoriale è vivificata da abiti insieme antichi e moderni e dalle espressioni facciali degli interpreti a tratti stranite, a tratti smarrite. Questi elementi restituiscono una perdita non solo sensoriale ma anche fisica dei personaggi che per ricercare la loro bussola rivendicano verbalmente la loro stessa posizione sociale per come il pubblico l’intende. Un gioco di ruoli e di maschere che impediscono all’attore di depersonalizzarsi dall’evento spettacolare. Tra l’attore e il pubblico si crea, dunque, un’intesa tale per cui l’interprete diviene complice primo di uno spettatore attento. Sotto le parole e le azioni inevitabilmente si mostra lieve la consapevolezza di un paradosso. Non c’è niente che apra i rubinetti delle lacrime in SceneConFermate ma tutto quello che serve per mettere a nudo il pensiero, assestare la ragione e sfiatare il diaframma verso una risata divertita. Pertanto, le scene divengono la ricostruzione onirica di chi guarda. Dall’infinità di Dio alla morte consapevole di Gesù come simbolo – «il fine è l’unica ragione per cui sono venuto al mondo!» – s’inserisce a random in ogni scena una barzelletta incompleta, come la vita forse, che non fa ridere affatto.

 

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Una casalinga napoletana di Voghera è disposta a morire al posto di Maria Antonietta, Regina di Francia; Lucia Mondella e Giulietta Capuleti chiedono a Don Vito Corleone di partecipare al loro peccato mortale del matrimonio; e Darwin non può entrare in Paradiso per aver messo a nudo l’illusione di Dio. È di morte che si parla. Sono tutti in viaggio verso un futuro inarrivabile, «un futuro che non accadrà mai». Lo spettacolo è esso stesso la visione utopica e bipolare dei vincitori e dei vinti, al cui podio, però, vi salirà qualcun altro: un Dio che si diverte – «altrimenti per quale cazzo di motivo vi avrei creato?». È il demiurgo dello spettacolo, il drammaturgo? Il regista? Gli attori? No, è il musicista Domenico Canale che intesse il fil rouge delle cinque scene con voce e musiche dal vivo. Con addosso un cappello a cilindro, una giacca nera, e il suono di un organetto a bocca, introduce, intervalla e conclude questa preziosa messinscena. È così che nasce tutto, da un rumore, un mugugno, una voce, un suono. Ed è così che tutto continuerà ad essere.

 

 

 

Visto al Teatro Primo il 15 luglio 2016
SceneConFermate: Dialoghi all’indomani dell’oggi nell’impossibilità di essere ancora ieri.
di Domenico Loddo

Regia Christian Maria Parisi

con Milena Bartolone, Silvana Luppino, Stefano Cutrupi, Paride Acacia, Tino Calabrò
Musiche dal Vivo Domenico Canale
Luci Guillermo Laurin
Scenografie Osvaldo La Motta
Inserti Video e montaggio Guillermo Laurin e Christian Maria Parisi
Foto Pietro Morello
Produzione Teatro Primo

 

 

 

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