Chi fa teatro, Festival(s), Interviste — 21/09/2014 at 21:55

L’intervista a Roberto Castello: il bilancio di Ring

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LUCCA – Una città di cui può essere facile cadere innamorati, che anche senza aver fama particolare di location (ma lo è stata, infatti ci ha girato Luchino Visconti, dentro una famosa villa con parco che dà sulle Mura), è luogo ideale per stranieri dove trascorrere un periodo di vacanza e bellezza fra fasti vecchi e nuovi, piazze dal colpo d’occhio straordinario come quella Anfiteatro, come la centralissima San Michele, San Martino (ove ammirare il marmo delle fattezze muliebri scolpite per la giovanissima sposa morta di parto Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia), San Frediano dove ha condotto concerti di musica classica per l’Orchestra giovanile europea il maestro Vladimir Askenasi.

Città di rassegne internazionali di soul rock-jazz e di musica sacra (oltre che della straordinaria Lucca comics che attira migliaia di visitatori tanto da bloccarne quasi l’evento per via delle autostrade ingolfate) che sempre più si merita la fama di città di richiamo turistico a impatto internazionale anche per la cura affidata alla conservazione architettonica e urbanistica. Il principe Carlo d’Inghilterra qualche anno fa, ospite in Toscana, ne esaltò la bellezza in particolare per la cinta muraria. E RING è infatti il titolo del festival che si è svolto dal 28 fino al 30 agosto di arti performative ideato e diretto da Roberto Castello. Infatti la città dell’arborato cerchio- definizione straordinariamente ancora vivida ed attualissima data da Gabriele D’Annunzio che scatta-quasi selfie- la realtà futuristico-urbanistica dello spazio-una delle Città del silenzio insieme con la vicina Pisa e la sua Piazza dei Miracoli-è circondata da perfetta città medievale toscana con dintorni da urlo, una città a misura d’uomo e quindi di donne e bambini dove ti immergi in giardini ben curati, librerie, caffè, splendide viste dai bastioni che da secoli non hanno smesso di circondarla e per entrarci dentro ci sono porte murarie e ben solide con archi per forse, un po’ anche proteggerla.

Roberto Castello
Roberto Castello

Ecco che allora questo festival RING, a Lucca, completamente gratuito, dove si sono susseguite azioni e spettacoli sugli spazi delle Mura e luoghi interni storici come Palazzo Ducale e lo stesso Comune per poi andare a s/chiudersi sulla facciata del Teatro del Giglio– teatro lirico di tradizione, che ha visto ospitalità di innovazione geniali come il Teatro del Carretto, oggi noto in tutto il mondo per le sue visionarie capacità di andar oltre le suggestioni letterarie e fiabesche supportate da un geniale uso degli strumenti quali Carmelo Bene aveva indicato scenografie, oggetti di scena costruiti con finezza ma esoterica-è diretto da un coreografo di fama internazionale, che vive da 25 anni nell’hinterland di questa straordinaria location toscana.

Si tratta di Roberto Castello (danzatore e coreografo, da Torino a New York, poi Venezia con Carolyn Carlson) con all’attivo esperienze di lavoro di sperimentazione tra danza, arti visive e nuove tecnologie ( anche in TV con le coreografie per Vieni via con me di e con Fabio Fazio e Saviano)e ha sede in ALDES, associazione culturale, unica nel territorio lucchese di produzione e programmazione no profit quindi struttura a fondi pubblici e di servizio pubblico e non solo, per prestigio: Aldes è un luogo di capannoni industriali, alcuni dismessi-alcuni ancora vivi, non facili da trovare neanche su google maps in zona Porcari. In questo spazio industriale (una ex officina meccanica) lavora Roberto col suo staff che recentemente allo spazio del Funaro a Pistoia ha presentato una sua ideazione artistica che ha predefinito qui il suo processo di lavoro poi proprio dentro il RING festival (In girum imus nocte et consumimur igni- andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco) ripresentandolo.

ring logo

 Come è arrivato a ideare e proporre questo festival, il RING festival anno zero?

“Perché la città si è aperta, anche come spazio d’ascolto politico a questa mia idea. Da 25 anni vivo nella zona, pur provenendo da realtà geografiche e con collaborazioni artistiche internazionali. Lucca è una città dalle straordinarie potenzialità per iniziative culturali di ogni specie, dalla fotografia alla musica. Ma secondo me mancava finora il concept di questa strepitosa risorsa. Ancora troppo ancorati, come del resto in altre piccole e grandi città italiane altrettanto interessanti dal punto di vista culturale e urbanistico-architettonico, all’idea che ‘risorsa’ volesse dire costruire industrie manifatturiere o palazzi: ecco questa è, secondo me, una idea novecentesca, superata. Oggi si può investire e produrre reddito e quindi ricchezza scommettendo sulla cultura e questo vale per l’Italia come del resto è, da tempo, in altre città europee.”

E’ stato cofondatore di Sosta Palmizi. Ha avuto esperienze con artisti di tutto il mondo. Ci parla del Premio c ha attribuito ad un artista come Erdem Gunguz per Uomo in piedi ?

“E’ un gesto di disobbedienza civile assoluta quella de l’Uomo in Piedi”, un artista turco che ha dato l’esempio di una rivolta silenziosa contro la violenza della polizia a Piazza Taksim, a Istanbul. Un gesto solitario, possente, drammatico e commovente nella sua fragilità e dignità, subito ripreso dalla tv Halk che per cinque ore lo ha mandato in diretta aprendo un dibattito con le migliaia di telespettatori estasiati da tanto coraggio nella notte sul Bosforo che non voleva diventare anche la notte della ragione che genera mostri.”

Mi ha colpito moltissimo il suo progetto di proiettare immagini sul Teatro del Giglio come finale di festival da parte di video makers. Fra l’altro lei è stato ideatore lo scorso anno del film installazione a firma di Peter Greenway a Lucca The towers e di The Dance of Death a Basilea. La performing art, può sembrare ai “barbari” dell’arte, faciloneria, ma al pubblico magari di passaggio cosa procura?

“Il nostro progetto RING si è rivolto ad un pubblico giovane, basato su installazioni e azioni di performing art, adatto ad attirare un pubblico sia locale che turisti anche stranieri. e qui ne vengono tanti. E’ stato completamente gratuito. Se io fossi un operatore culturale sarei venuto e verrei in futuro a vedere spettacoli nuovi, appassionarmi di idee nuove. Come ALDES abbiamo programmato danza non commerciale una danza attenta al pubblico, non esoterica”.

Il suo progetto culturale RING è in linea con i tempi dove la cultura dei Comuni in Italia deve recuperare senso di appartenenza civica e, forse, anche a costo zero per le difficoltà molteplici e complesse che il nostro Paese sta attraversando. Per chi ci vive e per chi ci transita da turista, a Lucca  come è andata col festival RING?

“E’ stato un piccolo trionfo per la partecipazione di pubblico. Basti pensare che alcuni spettacoli al chiuso ( luoghi storici come il Palazzo Ducale) erano a prenotazione necessaria e per una persona entrata ne sono rimaste fuori due. Avessimo avuto una sala da trecento posti avremmo avuto il tutto esaurito. Ma ci sono state concause istruttive per ripensare un festival futuro, ad esempio il piccolo catering non pubblicizzato che ha permesso ai visitatori anche occasionali di avere il tempo necessario di una pausa fra una performance ed un’altra”.

 Come è stata la reazione della politica che ha permesso il progetto RING, a cose fatte?

“Positiva. Nel senso che il bilancio è che ciascun fruitore–spettatore alla fine si è pagato la visione degli spettacoli con le proprie tasse ovvero secondo le proprie possibilità di reddito. Inoltre gli allestimenti negli interni così ricchi di storia non sono stati brutalizzati da un sovraccarico di macchinerie tecnologiche. Inoltre l’obiettivo è stato raggiunto anche per il fatto che in RING sono state coinvolte almeno 50 persone fra artisti, tecnici: abbiamo raggiunto l’obiettivo di pagare poco ma pagare tante persone ed oggi in Italia non è cosa irrilevante per il nostro settore. Inoltre c’erano parecchi giovani oltre allo zoccolo duro di chi segue il teatro che è dei quaranta- cinquantenni, con anche studenti dell’Accademia di Carrara che hanno girato dei propri video. Graziano Graziani ha anche condotto un laboratorio di video arte di cui a breve potremo anche vedere i risultati. Credo a questo punto che il progetto potrà avere altre edizioni o annuali o biennali.
Al festival RING le presenze straniere erano molto forti. La più fragile poteva essere proprio quella di Ergum, (il giovane coreografo turco premiato dall’Amministrazione – NdR) che in realtà ha sviluppato una performance assai toccante. Molto particolare il lavoro del giovane turco dalle importanti influenze letterarie alla Kiarostami per la gentilezza dei sentimenti dichiarati. Così come il lavoro di Roy Assaf, israeliano. Paradossale che proprio personalità che vivono o hanno convissuto con scenari tragici di guerra trasformino in ideazioni coreografiche emozioni gentili. Ma così è al punto che invece i lavori dei francesi Anne Vigier & Franck Apertet Les gents d’Uterpan e per chiudere lo stesso In girum imus nocte ( et consumimur igni) di Roberto Castello, fortemente legati al nostro contesto sociale europeo, siano stati i più cupi, violentemente connotati di drammaticità espressività”.

Festival RING- Lucca 28-30 agosto

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