Teatro, Teatrorecensione — 19/11/2013 at 22:07

Un Pinocchio capace di arrivare al cuore delle persone. I Babilonia Teatri vincitori del Premio della Critica 2013

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Il teatro può essere davvero luogo di impegno civile. Altro che le nomenclature altisonanti in odore di autoreferenzialità. Altro dalla vanità incipriata e in costume. Altro dalle cocciutaggini sterili e i piumaggi tipici di un ambiente, quello dei teatranti, che dimostra in alcune misere (e singolari, fortunatamente) situazioni di non avere contatti con la realtà, ma di plasmarsi nel proprio mondo. La realtà pragmatica, vera, corrente fuori dal palco, che accade. La realtà con pustole di disagio. Cui il palco dovrebbe fare luce. Restituire i vissuti attraverso l’efficacia della comunicazione diretta con la platea. Non aspettare solo applausi o parole buone per compiacersi. Suscitare afflato, commozione, sensibilizzazione. Lasciare tracce.

I Babilonia Teatro lo sanno bene. E lo fanno, ancora meglio. Non a caso lo spettacolo ‘Pinocchio’, messo in scena venerdì scorso al Teatro Morelli di Cosenza, quinto appuntamento della rassegna “More Fridays”. Il gruppo è stato insignito quindici giorni fa del ‘Premio della Critica 2013’ dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Con queste parole, tra le altre, nella motivazione: “Sempre assolutamente geniali gli autori/registi di Babilonia Teatri, Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, capaci ogni volta, e meravigliosamente, di toccare tematiche, situazioni estreme, con una sensibilità, un’intelligenza teatrale del tutto sorprendenti.” Lo spettacolo è arrivato al cuore e allo stomaco della platea cosentina. Con consenso generale.

Per la semplicità con cui la scena disarma gli astanti. Soffocando da principio pretese di virtuosismi e tecnicismi, che non vuol dire assenza di rigore di soluzioni e grammatiche. Per la commozione (estetica e sensibile) avvertita per tutto il tempo percorso – a cui fanno seguito 5 minuti pieni di applausi ininterrotti – Per la nudità – sotto la luce naturale, fissa, che rimanda ad uno stretto contatto con il naturale circostante, all’aderenza al reale – con cui le metamorfosi, le metafore, i costrutti scenici, la dialettica, la ‘guida’ registica vengono date in pasto al pubblico. Per il senso di catarsi puro – “Noi proviamo piacere a vedere le immagini, le più precise delle cose, la vista delle quali è dolorosa nella realtà” (Aristotele) – approdato quale senso di comprensione collettiva tra simili. Uno spettacolo destinato a scolpire memorie e coscienze, frutto di sapienza drammatica e coraggio, sensibilità e senso civico.

I tre attori in scena, Paolo Facchini, Luigi Ferrarini, Riccardo Sielli, saliti sul palco a torso nudo, dalla platea – la società civile che si rivede e rivive in mimesi sulla scena – hanno avuto esperienze di coma profondo. Più o meno lunghe. Risvegliandosi non ricordando nemmeno il nome. ‘Un pc azzerato dai file’ il commento di uno dei tre per spiegare al pubblico la condizione. E un ritorno in se, graduale, non completo, frammentario, non più identico. Come Pinocchio che rivive mille metamorfosi e altrettante rinascite per poi essere uomo, bambino, in carne e ossa. “Bisogna avere pazienza, tutto si sistema”, da fuori campo il regista Enrico Castellani ripete al culmine delle scene madri. Incastonate a disciplina di linguaggio drammatico, tra le presentazioni dei personaggi, i dettami d’interazione e le soluzioni di dipanamento. E ancora la leggerezza dei dettati autentici, le partiture ‘canoniche’, da Stanislavskij a Brecht, le iconografie contemporanee. Ma servirebbe poco, altrimenti, a descrivere lo spettacolo senza addentrarsi nelle visioni oculate e competenti. Basterebbe parlare di emozioni.

 (la recensione è stata pubblicata sul Quotidiano della Calabria il 17 novembre 2013)

Visto al Teatro Morelli di Cosenza il  15 novembre 2013 nell’ambito della rassegna More Fridays

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