Cinema, Recensioni Film, SOS CINEMA — 19/10/2022 at 11:41

Gli orsi non esistono

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RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del film GLI ORSI NON ESISTONO di Jafar Panahi – Minacciato,condannato, recluso dal
regime iraniano il grande maestro Jafar Panahi continua a non piegarsi riuscendo a realizzare film girati a distanza,in semiclandestinita’ ,
in condizioni difficilissime,con mille espedienti.Come negli ultimi “Closed Courtain”,”Taxi Teheran” e “Tre volti” anche nel suo nuovo capolavoro il Cinema è di nuovo lui. Incarnazione, attraverso un se’ deus ex machina dell’immagine di ogni libertà repressa,schiacciata, tolta. E lo è con un’umanità grandiosa,paragonabile per amore del Cinema solo al Truffaut di “Effetto notte”.Pur in un contesto diversissimo, “Gli orsi non esistono” è un film su un film.che viene girato a distanza da Panahi per ragioni di
sicurezza.Col controllo delle immagini, girate in una città ,da uno sperduto villaggio via computer e smartphone. Solo la mancanza di campo può interrompere la libertà artistica ed espressiva. Nient’altro, neppure le superstizioni e l’ignoranza dominanti nel villaggio e sfruttare alla grande dal regime ,che tiene il popolo nella più totale inconsapevolezza. La paura degli orsi che aggrediscono il villaggio, nella fantasia popolare è una traslazione pilotata di ben altre paure.

Non esiste più alcuna libertà, ma le superstizioni e l’insipienza fanno da scudo a un potere dove le persone non contano nulla. E ancor meno le donne. Ma il meraviglioso Cinema di Jafar Panahi è sempre stato popolato di figure femminili altissime (“Il Cerchio” pur nel suo canto dolente ne è una summa) e anche ne “Gli orsi non esistono” si incrociano due storie di donne all’interno di due coppie.Una di finzione sul set del film, una reale nel villaggio.Entrambe violate nel loro
amore,divise,contrastate persino nella loro intimità sentimentale. Una donna non può essere fotografata , l’altra non può lasciare il paese insieme al suo compagno dopo mille drammatici tentativi per uscirne. La sequenza del film nel film,in cui l’attrice diventa donna e urla il suo dolore e la sua disperazione togliendosi la parrucca , urlando la sua rabbia davanti alla cinepresa, ha pur in altro contesto la stessa totale potenza cinematografica della scena delle porte dell’immensa Valentina Cortese in “Effetto notte”. Scena che Truffaut improvviso’, con la stessa urgenza creativa di Cinema di Panahi. Il Cinema come bellezza e libertà, per riflettere ,combattere, creare e mostrare mondi anche irraggiungibili.Con la cinepresa che si innalza e
diventa da mezzo a specchio,di noi stessi ,di altre umanità ,dell’inconscio- privato e collettivo- che domina il mondo e che il cinema rivela. Totalmente puro e magistrale.Leone d’Argento Mostra del Cinema di Venezia.
ANTEO Milano.

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