editoria, racconti, poesie — 18/08/2013 at 16:19

Fare e non scrivere. Recensione a Teatranti di Vincenzo Bonaventura

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Teatranti è un’enciclopedia tascabile dello spettacolo del Novecento, scritta da Vincenzo Bonaventura; con attenzione e scrupolosa cura l’autore racconta storie, protagonisti e tendenze attraverso recensioni, ovvero “pezzi”. A sostenere l’ambizioso e riuscitissimo progetto editoriale, pubblicato da Pungitopo, è la Fondazione Bonino Pulejo di Messina. D’altro canto Bonaventura giornalista professionista e critico teatrale, collabora con la Gazzetta del Sud, come ben palesato peraltro in questo libro che raccoglie interventi pubblicati proprio su questo quotidiano dello Stretto di Messina; di cui la Fondazione è massima sostenitrice fin dalla sua nascita nel 1952.

Nella Premessa al volume viene citato Peter Brook con i suoi interrogativi sulla verità, a lui verrà dedicato anche un capitolo con un tributo a Jerzy Grotowski, scritto in occasione del Premio Europa 1989 conferito con la collaborazione di Taormina Arte. Impossibile non collocare Bonaventura nel cerchio prodigioso di quella critica militante che si nutre di una necessità dichiarata: riportare a una dimensione etica la scrittura, senza credere “in un’unica verità” ma perseguendo “un’ardente e assoluta identificazione con un punto di vista”. “Fare (e non scrivere quindi)”.

Preziosissimo documento è questo saggio in cui, con la consueta e acuta ironia che distingue la penna e la personalità dell’autore, vi troviamo l’inaspettata umanità di Julian Beck o il teatro “di vita” di Beckett: un’introduzione alla Sicilia, senza mai abbandonare però quel distintivo respiro internazionale, che da sempre caratterizza la drammaturgia della titanica Isola. È compito assai arduo recensire chi recensisce e ha già recensito, in un secolo non così tanto breve, con sapiente maestria e un’esperienza forgiata anche dalla necessità di radicarsi alla storia, per creare le giuste trame logiche, per giustiziare (perché no?) e, giustificare anche talvolta, se necessario. Non si può pertanto tacere e questa volta proprio perché il sapere viene prontamente esposto e riccamente esibito – in questo caso si può parlare e senza “inventare”, parafrasando il filosofo di Vienna  –, senza pretese d’interpretazione. Quello che il critico fa in questo caso è lasciare ai lettori la domanda, instillare la metafisica ma dall’altra parte della barricata scenica. Perché ricercare a tutti i costi un significato anche laddove non  è detto ci sia? Perché lasciarsi contagiare da un’arretratezza sterile, e non piuttosto potere finalmente abbracciare, con l’azione politica di una scelta di cronaca ciò che “non si dà più” in “nessun significato”, come ben esemplificato dalla lezione dialettica di Theodor Adorno?

Imparzialità ed estrema cura conferiscono a questo libro di Bonaventura il pregevole merito di costituire una attendibile sintesi esaustiva, attenta al lettore, vero protagonista dello scritto, oltre ogni consueta compilazione “auto celebrativa”. Teatranti si rivela uno strumento valido anche per chi fa ricerca teatrale essendo infatti efficace strumento d’indagine, con le sue particolareggiate occorrenze bibliografiche, citazioni, un considerevole indice analitico che mette insieme opere e autori, preceduto da un elenco di “testi di riferimento e di utilità generale”. C’è spazio anche per gli scrittori: da D’Annunzio, di cui quest’anno si celebrano i 150 anni dalla nascita; a Beniamino Joppolo, “drammaturgo senza palcoscenico”; dal “maledetto” Jean Genet a Sciascia, passando per Alberto Moravia. Non mancano le donne in questa raccolta di ritratti che ci auguriamo possa avere un seguito, per raccontare ancora di altri grandi nomi e artisti, di cui il prolifico Bonaventura ha ampiamente narrato. Tornando al femminile qui descritto vanno ricordate alcune delle preziose figure che vi troviamo: la “rigorosa e straripante” Paola Borboni; la Duse, a proposito del già citato principe di Montenevoso; Rossella Falk e altre  uniche dive.

Il pluricitato Roberto De Monticelli sembra collocarsi come un modello di critica a cui un’intima condivisione d’inchiostri chiama, come un platonico Eros, in quanto “chiamata” al Bello, pretendendo la dovuta considerazione attraverso uno scambio oltremondano. Non è poi un caso che l’unica intervista contenuta sia quella fatta nel 1992 a Luigi Squarzina, la quale si apre con una citazione di Vito Pandolfi, esemplificativa di quest’ottimo lavoro, da leggere, consultare, divorare e consumare come merita: “E’ la contraddizione perenne, l’infelicità e il dolore insito nel teatro, dover dipendere da chi domina la convivenza sociale, da chi quindi non può voler altro che la sua castrazione”.

TEATRANTI di Vincenzo Bonaventura

Pungitopo editrice 2013

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