Cinema, Recensioni Film — 18/02/2023 at 13:32

Svegliami a mezzanotte: cronaca di una morte annunciata?

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RUMOR(S)CENA – CINEMA – Genesi di un tentato suicidio. Una voce fuori campo – l’attrice Eva Padoan – monocorde, accompagna la narrazione di un racconto per immagini e filmati della vita di una giovane donna segnata da un disturbo bipolare dell’umore. La prima immagine di repertorio è quella di una donna che in costume intero da bagno e cuffietta si tuffa da un trampolino in una piscina. È il plot del nuovo film/documentario del regista Vincenzo Patierno, Svegliami a mezzanotte (Cose dell’altro mondo, La gente che sta bene, La cura), tratto dal libro omonimo di Fuani Marino, giornalista e scrittrice, la quale ripercorre nel suo libro auto biografico la drammatica esperienza della  giovane mamma che dialoga con la sua malattia, per raccontarla da dentro. Dalla tanto contrastata e famosa legge Basaglia alle poesie vitali di Alda Merini, parrebbe che 40 anni non siano bastati ancora oggi a far luce sul disagio mentale, anche solo che a denunziarlo, a parlarne con naturalezza. Perché la paura del giudizio e dell’allontanamento sociale è ancora tanta.

per gentile concessione dell’ufficio stampa FOSFORO

Era il luglio 2012 quando Fuani, appena trentaduenne, neo mamma di una bimba di quattro mesi,  diventa la protagonista della cronaca di una morte forse annunciata, per destino non riuscita. Durante i primi anni della sua adolescenza alcune decisive avvisaglie come la morte troppo precoce del padre e del quale porta parte del nome (Furio), il caos che regna nella casa di famiglia, i genitori che si odiano.

Sentendo un costante disagio non riconoscibile dal di fuori, entra in contatto con la cura  psichiatrica, dove le vengono somministrati dapprima ansiolitici e poi psicofarmaci, per dormire la notte e funzionare di giorno. La donna Fuani cresce, va all’università cambiando città, torna alla sua città natìa Napoli, incontra l’uomo che diventerà suo marito e inizia a lavorare come ufficio stampa per una galleria di arte moderna; poi a scrivere di arte e cultura per il Corriere del Mezzogiorno. E’ una donna brillante, socievole e sfacciata che legge Bukowski. Da dentro, però, continua a percepire una costante e sofferta presenza che cammina con lei, che vive con lei e della quale lei non sa darsi risposta. Ma sente che è qualcosa di grave.

Attraverso una serie di immagini dagli anni ’60 in poi e di brevi filmati sia di repertorio (Archivio storico Istituto Luce Cinecittà) che di vita vissuta dalla stessa autrice, protagonista del libro prima e del documentario di Patierno poi, distribuito da Luce Cinecittà dal 13 febbraio, assistiamo alla caduta dal balcone con la sua voluta, sperata, attesa di morte. “Non c’era niente a fermarmi, ho preso coraggio e mi sono buttata. Non posso dire che il volo sia stato breve. Ricordo la vertigine, la forza di gravità. Non mi è passata la vita davanti. Mi sono detta che finalmente tutto questo stava per finire. E poi sono caduta, ma non sono morta.” La voce narrante che, se fino a metà del film incute una certa ansietà per un qualcosa di irreparabile che potrebbe accadere  ma che non riusciamo a definire,  tale voce non cambia registro, è identica fin dall’inizio: sotto tono, trasparente, senza il picco di un’emozione. Durante i lunghi mesi di degenza, assistita dalla famiglia che affronta il dramma con coraggio e dal corpo ospedaliero, con le costanti visite della sua bimba appena nata e di suo marito, Fuani, dotata delle sue agendine/diario dove prende appunti anche degli infiniti traumi che ha subito nel corpo, quasi magicamente, a poco a poco, sente che la sua mente sta iniziando un lento processo di semi guarigione.

per gentile concessione dell’ufficio stampa FOSFORO

Dopo anni di sofferenza silenziosa, di psicofarmaci, interrotti per non nuocere alla gravidanza prima ed all’allattamento poi, il riposo e l’accudimento che la vedono protagonista, finalmente diventano la sua cura. E lei regala al mondo dei senza cura, degli spacciati a vita, la sua personale visione della malattia mentale. Quella che ti fa venire voglia di dormire, sempre, che ti fa fatica a fare tutto, anche e soprattutto ad occuparsi di una bimba nata da poco. Quello strano sentore che estranea,  quel niente e nessuno che ti possa    far sentire a posto se non l’assunzione costante dei medicinali, che accompagnati alle normali fatiche della vita, ti massacrano ma ti aiutano a sopravvivere.

per gentile concessione dell’ufficio stampa FOSFORO

È giusto avere la possibilità di raccontare un’esperienza così forte dice Fuani in un’intervista. E’ giusto portarla ad un più vasto pubblico anche se ancora considerato un argomento tabù, dice il regista, per lasciare poi libera interpretazione. Mani esperte e sensibili devono maneggiare questi argomenti è il nostro attento sguardo. Vien da pensare che se certe convenzioni sociali impongono all’essere umano di adeguarsi al logorio della vita moderna, per certe creature, invece, la vita inizia a mezzanotte: perché la notte non è pressante ma silenziosa, non ti chiede ma ti dà.

Va veduto, assimilato, questo raffinato documentario presentato al Torino Film Festival 2022 ed in lizza per i Nastri d’argento 2023; porta la firma di un regista che ha rinunziato alla fiction e che ha trovato un registro molto particolare di narrazione. E’ doloroso assistervi, ma è importante conoscere. Nelle sale dal 13 febbraio, con la presenza degli autori

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