Teatro, Teatro recensione — 17/10/2016 at 22:03

Un matrimonio dove l’amore sta in silenzio

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PARMA –  Una Compagnia giovane la Contromano Teatro ma con delle potenzialità di crescita non da poco. Lo spettacolo presentato al Teatro del Cerchio di Parma, Nella gioia e nel dolore, ne è la prova: vincitore nel 2014 del Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro di Trento, del Festival Voci dell’Anima 2015 VOLERE VOLARE, finalista Festival Inventaria 2015 e menzione speciale C-Dap CRT Milano. Inizia così la stagione del Teatro del Cerchio, con uno spazio (due spettacoli in due serate) al nuovo che avanza. Nuovo, come qualcosa che sta per cominciare, come la vita di una giovane coppia unita in matrimonio. Come una torta nuziale al centro della sala cerimonie in attesa che i festeggiamenti si concludano. Così inizia la mise en place, con una torta nuziale bianca a tre piani. Gli sposini però non sono in cima, ma ai lati e si scambiano, in un ping pong incalzante, frasi/ritornelli tratte da romanticissime canzoni d’amore italiane accompagnate da sorrisi a pieno volto che man mano si trasformano espressioni di noia ed insofferenza.

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Così si rivelano i due piani di lettura di questo spettacolo: uno superficiale che porta all’ilarità attraverso il racconto, reale e non realistico, di un matrimonio al sud; l’altro, attraverso il primo, più profondo legato alla sincerità, o meno, del rito e dell’amore. Il tutto in una drammaturgia che vede il susseguirsi di quadri giustapposti grazie al buio/luce e l’utilizzo di un italiano con forte cadenza regionale, fino alla sgrammaticatura. “Ma tu perché mi sposi?” domanda Nunzia al suo Sabino. “Perché sei la persona giusta per mettere su famiglia”, risponde lui.

Non è proprio quello che una donna il giorno prima del matrimonio vorrebbe sentirsi dire, ma è sicuramente la spietata verità di molti matrimoni che si compiono nel rito perché “altrimenti la gente al paese che deve dire?” E’ la stessa sposa ad ammettere che avrebbe voluto che le cose andassero diversamente: finanche la proposta non è stata una romantica, ma una realistica presa d’atto che il momento era giunto. E via nel vortice infernale (reso divertente da una drammaturgia intelligente) di scelta delle bomboniere, del fotografo, della location, dei fiori, della musica, della wedding planner, dell’estetista, della parrucchiera, la suocera, la mamma, del menù più che luculliano (“Pare la festa dello stomaco”, ammette, stanco, Sabino), facendo attenzione alle particolarità degli ospiti, per carità! Altrimenti il paese che deve dire? Su tutto emerge la solitudine di questi due personaggi, ognuno concentrato a recitare la propria parte all’interno delle convenzioni sociali. A sottolineare ciò la mancanza spesso di una comunicazione dialogica: Sabino e Nunzia parlano spesso frontalmente, con la quarta parete, ai lati del palco o seduti sull’enorme torta. Poca la comunicazione, poche ed evasivamente imbarazzate le risposte alle domande scottanti della novella sposa. E ancora via con le cinque regole per la barba perfetta il giorno del matrimonio e col decalogo delle bomboniera perfetta. Esteriorità che si somma a incomunicabilità.

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Come contraltare l’amore, vero, silenzioso, ma mai giunto a compimento, ma che resiste al tempo tra Tonio e Lina, padre di Sabino e madre di Nunzia. Quadri, quelli che li riguardano, che rappresentano un momento di riflessione, sottolineata dal parlare lento e cadenzato, e di pudore dei sentimenti, mentre l’inferno pre-sposalizio si compie. Quadri che raccontano di un amore capace di sacrificarsi pur che la felicità dei figli abbia la possibilità di realizzarsi nel futuro. La differenza tra Sabino e Nunzia e Tonio e Lina è resa ancora più evidente dalla capacità dei secondi non solo di comunicare con le parole, ma anche con gli sguardi, i gesti, la pelle.

Intanto All you need is love recita la canzone di sottofondo. Una drammaturgia e una regia indovinate, intelligenti queste di Nella gioia e nel dolore, capaci di mantenere l’attenzione dello spettatore; entrambe padrone alla guida delle emozioni tra ilarità e riflessione. Elio Colasanto e Alessia Garofalo risultano efficaci, nonostante la forte cadenza regionale, ma funzionale allo spettacolo. Usano molto bene la mimica facciale, che in molti punti risulta grottesca, ma mai macchiettistica, per portare alla luce la realtà interiore dei personaggi, tutti e quattro. Entusiastici, meritatamente, gli applausi finali del pubblico del Teatro del Cerchio.

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Nella gioia nel dolore

produzione Contromano Teatro

drammaturgia Elio Colasanto

regia Elio Colasanto e Alessia Garofalo

in scena Elio Colasanto e Alessia Garofalo

www.teatrodelcerchio.it

Visto al Teatro del Cerchio di Parma il 15 ottobre 2016

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