Teatro, Teatro recensione — 15/12/2021 at 14:17

Tina e Alfonsina alla conquista della libertà per tutte le donne

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RUMOR(S)CENA – CATANIA –Tina e Alfonsina” è uno spettacolo con la regia di Veronica Cruciani con le protagoniste Francesca Ciocchetti e Aglaia Mora (tratto dall’autore Claudio Fava), e racconta di due donne che negli stessi anni e in luoghi paralleli provano a percorrere vie diverse per reclamare libertà dalle quali sembravano escluse. Nel giugno del 1913 Tina Modotti lasciò l’Italia per raggiungere il padre emigrato negli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro. Inizia così la storia con la proiezione di immagini originali dell’epoca. Le prime parole di Tina sono: “ L’America…qui c’è il mare e in mezzo a questo mare hanno piantato una donna di ferro con una corona in testa, il cielo mi sembra uguale a quello di Udine. Mio padre dice che negli Stati Uniti è tutto diverso, fa il carpentiere ed è socialista”.

Nella proposta registica di Veronica Cruciani le due attrici, oltre a interpretare Tina Modotti e Alfonsina Strada, si cimentano in un gioco dialettico continuo tra realtà e finzione: nella scena osservano e danno a vita a frammenti di un documentario sui due personaggi storici, diventandone a turno le registe, le protagoniste, le autrici, le registe, le montatrici. La scena è ideata dalla scenografa e artista visiva Paola Villani che elabora una camera di registrazione luminosa ‘dichiarata’ sul palco all’interno della quale rivivono le due donne. Un ‘dentro’ che convive benissimo con un ‘fuori’ che invece lascia spazio alle attrici di proporsi in una dimensione presente e prossima allo spettatore. Vediamo di volta in volta una bicicletta usata da Alfonsina per inseguire il suo sogno di libertà (la Strada tra le polemiche parteciperà al Giro d’Italia del 1924 dopo aver gareggiato in Lombardia e in Piemonte).

“La bicicletta favorisce l’istinto a delinquere ha detto l’eminentissimo Professor Lombroso. Se una donna partorisce può fare tutto anche battere gli uomini. Maschi che gonfiano il petto e che si danno la morte – spiega Alfonsina – senza nemmeno sapere il perché. Quando mi vedete arrivare con la mia bicicletta voi ridete, siete questo voi maschi”. Mentre Tina è in Messico, lei assiste all’ascesa al potere di Benito Mussolini. L’Italia si è tinta di nero: “Io vado veloce, voglio partecipare al Giro d’Italia signor Direttore”. Conosceremo l’esito del Giro D’Italia, una competizione dove la Strada fece letteralmente di tutto per arrivare al traguardo.

Si vengono a conoscere altri momenti della vita della Modotti come le sue relazioni con gli uomini (Edward Weston, Vittorio Vidali), la vita negli Stati Uniti, il suo amore per la fotografia (“ma fotografare è un mestiere adesso?”) e le apparizioni cinematografiche, la vita nei circoli bohemièn messicani. “ Adesso sono un’attrice, faccio il cinema ad Hollywood”. “ Mostrati così Tina Bellissima– la incalza Alfonsina – concentrati Tina adesso sei una danzatrice indiana leggera come una libellula, muovi gli occhi di più!”. Il film- citato sulla scena- è ‘Pelle di Tigre’ di Roy Clements del 1920. Tina si è stancata del cinema e dei registi che le dicono cosa deve fare e chi deve essere. Ha uno scambio epistolare con Edward Weston il quale spiega che “in Messico un’altra vita è possibile”.

La Modotti successivamente verrà espulsa dal Messico dove, dopo alcuni anni passati in giro per l’Europa rientrerà sotto falso nome. La drammaturgia sonora affidata all’artista visivo John Cascone riesce a far convivere questi livelli con un muro di casse alle spalle delle due attrici che riporta in scena le voci dello stereotipo, del pubblico che guarda e non capisce, e piuttosto che affrontare il diverso, lo addita e lo scredita. “ La donna è una maschio mancato” è una delle frasi che vengono pronunciate da quegli uomini che irridevano la Strada per le sue “ caviglie gonfie”. Il video maker Lorenzo Letizia con un sapiente lavoro di regia live e immagini video preregistrate, aiuta a far emergere il meccanismo scenico capace di rendere accattivante per il pubblico la dinamica tra la persona-attrice e il personaggio. Uno spettacolo che inevitabilmente fa riflettere anche sulla situazione della donna oggi che viene ancora vista come un pericolo quando è libera. Libera come queste due icone della cultura novecentesca.

Visto al Teatro Verga di Catania il 10 dicembre 2021

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