Teatro, Va in scena a — 13/12/2011 at 17:37

Ouverture Alcina con Ermanna Montanari da Mosca al Teatro Valle di Roma

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Per il Teatro delle Albe di Ravenna un altro prestigioso riconoscimento è arrivato con l’invito di partecipare al Festival internazionale “Stanislavskij Season di Mosca, dove è andato in scena pochi giorni fa Ouverture Alcina, la straordinaria performance vocale di Ermanna Montanari su testo di Nevio Spadoni e le musica di Luigi Ceccarelli. Il Festival è promosso dalla Fondazione Stanislavskij, con il sostegno del Ministero della Cultura della Federazione Russa e il Dipartimento della Cultura della città di Mosca. Il progetto relativo alla presenza delle Albe è stato realizzato in collaborazione con Aldo Miguel Grompone.

La Fondazione Stanislavskij che già in passato ha ospitato artisti quali Peter Brook, Eimuntas Nekrosius e Alvis Hermanis, ha scelto Alcina come “esempio alto di alchimia scenica, dove la figura della maga ispirata dall’Orlando Furioso di Ariosto canta la sua pena d’amore in un dialetto romagnolo che la poesia rende “lingua di scena”. Nel suo assolo Ermanna Montanari si muove con la grazia di un danzatore butoh, sospesa come un fantasma in uno spazio vuoto e buio, disegnato dai lampi di luce inventati dalla regia di Marco Martinelli, all’interno di un ambiente sonoro orchestrato in diretta dallo stesso compositore Ceccarelli.

Ouverture Alcina, che aveva aperto il 2011 in scena al PS122, luogo storico dell’avanguardia scenica a New York, ha rappresentato il teatro italiano all’interno del Festival moscovita e continua così il suo tour internazionale dopo aver già toccato negli anni scorsi Francia, Germania, Tunisia e altri paesi ancora. Il 17 dicembre Ouverture Alcina sarà al Teatro Valle di Roma all’interno di Lamezia-Ravenna-Napoli, progetto scaturito dall’invito al Teatro delle Albe a proporre in tre serate una propria idea di “direzione artistica”. Un omaggio delle Albe e della compagnia Punta Corsara alla carica ideale e politica con cui da mesi il Teatro Valle è “occupato”, in nome di una diversa concezione, viva e “resistente“, della cultura teatrale.

 

 

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