Teatro, Va in scena a — 13/04/2012 at 16:55

Aldo Morto di e con Daniele Timpano. Prima nazionale Teatro Palladium Roma

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Va in scena in prima nazionale  dal 13 al 15 aprile 2012  ( ore 20.30) al Teatro Palladium di Roma  Aldo Morto di Daniele Timpano. UBno spettacolo prodotto da amnesiA vivacE che sarà replicato il 17 aprile a Salerno nel Palazzo Genovese, Piazza Sedile del Campo nell’ambito del Festival Culture giovani (17 esima edizione).

Un drammaturgo e un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale. Partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, un trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, Daniele Timpano si confronta con l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo. In scena solo la volontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcuna delicatezza e senza alcuna retorica o pietismo.

« Desolato, io non c’ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov’ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo? Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l’ho scoperto alla televisione una decina di anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po’ a capire fosse tratto da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? Perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di Renault 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza. Niente di importante. Cose che capitavano negli anni ’70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggio del 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso? »

Il protagonista e regista spiega che lo spettacolo: “Aldo morto. Tragedia” «non racconta il sequestro di Aldo Mor, né tenta di ricostruire le ipotesi più o meno probabili o improbabili che sono andate ad innalzare, in oltre 30 anni, la discutibile fortezza denominata “Il caso Moro”. Fortezza inespugnabile fatta di ipotesi, interpretazioni, prove inoppugnabili o oppugnabili, articoli e inchieste giornalistiche, testimonianze attendibili e testimonianze inattendibili, prese di posizione, arroccamenti o accanimenti ideologici. Ci interessa non l’evento in sé, ma l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo di una generazione che non ha vissuto un’epoca e il cui raffronto con il tempo presente si impone di continuo. Gli ex giovani di allora (gli ex movimentisti, extraparlamentari, ex terroristi di sinistra e destra, ma anche gli ex fascisti, ex democristiani, ex comunisti, sono spesso le stesse persone che ci troviamo oggi nelle redazioni dei giornali, in televisione, sugli scaffali in libreria, nelle direzioni artistiche e organizzative dei teatri, in famiglia e – naturalmente – in Parlamento.

Nel caso dello spettacolo il riferimento è all’immagine di Aldo Moro nelle famose polaroid scattate dalle Br durante il Sequestro o alle ancora più famose immagini del corpo di Moro raggomitolato nel bagagliaio di una Reanault 4 rossa. Il racconto della dimensione intima dell’uomo, si scontra con l’immagine al quale questa inconoscibile individualità, l’uomo Aldo Moro, è rimasta legata ormai per sempre: l’Aldo moro sequestrato e poi ucciso dalle Brigate Rosse.

Snodo centrale del lavoro è il discorso sulla morte. La morte in generale, non quella specifica di Moro. Questo discorso sull’immagine e la verità è direttamente legato al tema della morte: la distruzione dell’umano nel suo diventare immagine è il lavoro della morte esibita e indagata dai mass media, la tragedia di una morte pubblica.»

 

Aldo morto.

di e con Daniele Timpano

oggetti di scena Francesco Givone, disegno luci Dario Aggioli, registrazioni audio Marco Fumarola, editing audio Marzio Venuti Mazzi, collaborazione artistica Elvira Frosini, aiuto regia Alessandra Di Lernia, elaborazioni fotografiche Stefano Cenci, progetto grafico Antonello Santarelli

 

 

DANIELE TIMPANO a Via Fani

16 marzo 2012

regia video e montaggio di

Emiliano Martina, aiuto regia di

Alessandra Di Lernia

http://www.youtube.com/watch?v=ScRqapBjeRM&feature=player_embedded#!

 

 

 

 

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