ALTRITEATRI — 12/12/2021 at 15:15

“Intelletto d’Amore”: più una lectio magistralis femminista che spettacolo

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RUMOR(S)CENA – ROMA – Lo spettacolo “Intelletto d’Amore” andato in scena al Teatro Vittoria di Roma affronta il solito tema delle donne in una cornice altrettanto reiterata della Divina Commedia di Dante Alighieri. Per carità, gli appassionati potrebbero occupare le prime file del teatro e aguzzare le orecchie sulla lectio magistralis di Lella Costa. Di fatti, non si tratta di una trasposizione delle cantiche bensì di una sorta di analisi filologica dell’opera che offre altre possibilità di lettura a partire da assunti ordinari. Sulla locandina si legge: «Nella divina commedia i personaggi femminili non sono molti. Ma quelli che ci sono, sono determinanti». Se questa affermazione incuriosisce molti, ad altri fa storcere il naso. I personaggi della Commedia, infatti, sono circa seicento e la presenza delle donne è tutt’altro che scarsa. Beatrice, Lucia, Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Medea, Taide, Penelope, Circe, Pia de’ Tolomei, Piccarda Donati, Callìope, Costanza d’Altavilla, e moltissime altre figure femminili sono presenti nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso.

Lella Costa crediti di Stefano Spinelli


L’attrice in scena utilizza un registro dialogico per presentare al pubblico la figura di Beatrice, di Francesca da Polenta, di Gemma Donati e di Taide nell’intento di restituire ad ognuna il valore che l’autore ha attribuito. Il dialogo con il pubblico rende lezioso il contenuto del monologo, sebbene si conceda ad interpretazioni caricaturali nel dialetto fiorentino e in quello emiliano. La narrazione sui personaggi, intervallata da letture a leggìo, tratte dalla Vita Nova e dalla Commedia, è legata all’esperienza di Lella Costa (forse anche del regista Gabriele Vacis) studentessa di liceo classico. Lo confessa al pubblico, senza alcuna strategia drammaturgica come si trattasse di uno show. A questo proposito si aprono due questioni: la prima riguarda il contenuto, la seconda ha a che fare con la maniera.
Ridurre la Commedia ad una questione di genere con l’intento di esaltare la figura femminile già encomiata dall’autore, qualunque fosse il significato che Dante attribuisce a Beatrice, è un’operazione alquanto dozzinale. Attraverso letture e argomentazioni sulla donna l’attrice riconosce nella visione di Beatrice l’amore a prima vista. Il tentativo di suggestionare il pubblico è così strutturato nella contemporanea destrutturazione del testo che fuoriesce dalla scena mostrando l’autoreferenzialità dell’attrice che legge, interpreta e racconta. La recitazione è impregnata di coinvolgimento emotivo che in alcuni punti fa trasparire la nostalgia dell’attrice e non del personaggio sui tempi che furono.

Lella Costa crediti foto di Stefano Spinelli

La tematica amorosa stilnovista è tutt’altro che semplice così come la figura della donna medievale che lo spettacolo tende a giudicare comparandola velatamente alla donna del terzo millennio. In tal senso, Intelletto d’Amore sul piano drammaturgico e attoriale è risultato una mera concettualizzazione del tema dell’amore e della donna in Dante Alighieri.

Visto al Teatro Vittoria di Roma il 30 novembre 2021

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