Teatro, Teatro recensione — 12/05/2017 at 14:57

Una violenta storia di famiglia soffocata tra le piante tropicali

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MILANO – Il segno di un regista, il codice della sua “lettura” di un testo, si deve vedere subito, all’alzarsi o meno del sipario, poi può diventare autocitazione e dare carta bianca agli attori. Per “Soudain l’été dernier” – o “Suddenly last summer” e in versione tradotta  “Improvvisamente l’estate scorsa” di Tennessee Williams – sceglie questa strada Stéphane Braunschweig che è anche uno dei più creativi direttori artistici dei teatri francesi, dal 2016 all’Odéon di Parigi, tradizione secolare avviata da Maria Antonietta a fine ‘700 ma sempre in avanti sul presente. Dopo una lunga tenitura parigina, lo spettacolo approda al Piccolo Teatro Strehler di Milano dall’11 al 14 maggio.

Si accendono dunque le luci di scena e gli spettatori sono subito precipitati in una serra di piante tropicali rare, qualche misura in più del reale, fintissime, soffocanti nel loro ammasso di colore verde e rosso acceso, forse carnivore, comunque minacciose. Come a dire: qui si svolgerà qualcosa di irreale, ma si tratta sempre di casi umani, come prevede il teatro di tradizione occidentale, e in particolare quello americano degli anni Cinquanta. Ed ecco apparire i piccoli esseri coinvolti nella storia, una violenta storia di famiglia che ha risvolti da thriller.

La trama – una facile struttura per il pubblico – porta in primo piano una madre possessiva, un figlio che ne sconvolge i piani e finisce male, una cugina acquisita che si trova avviluppata in una tela di ragno e, incolpata della morte di lui, viene sbattuta in improbabili e terrificanti strutture psichiatriche. Tra elettrochoc e sieri della verità, sarà proprio il medico sperimentatore ad avallare la strada della scomoda verità.

Niente di nuovo sul fronte occidentale per gli spettatori del Duemila se non la “formidable” bravura degli attori diretti da Braunschweig. In primis, la docile e ribelle cugina, Catherine Holly, interpretata – è la parola giusta – da Marie Rémond che in una sorta di seduta psicanalitica drogata ricostruisce la fine tragica del poeta Sebastien Venable e il rapporto di amore riconoscente e passivo con lui. La precede, nella totale padronanza della scena, Mrs Venable, l’elegante attrice, Luce Mouchel, tirannica e perversa madre di Sebastien, personaggio assente, naturalmente, perché già morto, in circostanze terribili e misteriose, ma reso determinante dall’autore e dal regista, come nella più antica tragedia greca.

Recitata in francese, al Piccolo con sovratitoli in italiano, “Soudain l’été dernier” è debitrice proprio alla lingua-madre del regista – nato a Parigi pur con evidenti matrici tedesche -, e non a quella originale del testo di Tennessee Williams, di una scansione compiaciuta, ossessiva, musicale che esaspera la surrealtà dei rapporti interpersonali più che della deducibile trama.

 

 

foto di Élisabeth Carecchio

Visto al Piccolo Teatro Strehler l’11 maggio 2017

 

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