Spettacoli — 12/04/2022 at 10:15

La ragazza Carla

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Non siamo più abituati a pensare ‘poesia’ (e la mancanza dell’articolo non è casuale), in quanto ormai ‘la’ poesia è diventata una funzione ovvero una categoria fondamentalmente e in fondo esclusivamente letteraria, quasi una lingua morta. Eppure, come fuggendo dalla foresta degli uomini libro della magnifica versione truffaudiana di Fahrenheit 451, qualcuno o qualcosa ci offre a volte l’occasione di ricordarci quanto sia ancora viva e, forse più di prima, necessaria. È il caso di questa drammaturgia, che intuisce nella scena l’occasione per recuperare della poesia l’essenziale oralità nonché, se vogliamo, la occasionalità contingente.

Liberamente ispirata alla omonimo poemetto di Elio Pagliarani, scrittura che ne costituisce la struttura non solo narrativa, ma soprattutto esteticamente significante, capace cioè di generare e veicolare, permeandola di sé, parola concreta che si fa corpo, ogni espressione segnica e simbolica, che sia racconto, segno grafico e figurativo, suono, musica o movimento coreutico che, quest’ultimo, definisce infine il senso complessivo del transito scenico. Pagliarani, poeta che del Gruppo 63, di cui fu parte, attenuò l’estremo sperimentalismo in direzione di una “poesia racconto” che penetrasse il mondo, ci ricorda che il lirismo non coincide con il sublime del romanticismo, ma è la carne (e insieme l’anima) del mondo di tutti noi, condividendo in questo la polemica contro il cosiddetto “poetese” dei suoi compagni di allora, Edoardo Sanguineti in testa.

La sua poesia ci parla della realtà, insinuandosi in essa, di quella realtà che noi stessi, vivendola, non conosciamo, impegnati come siamo nelle molte immagini di noi che il mondo proietta o, all’estremo, ci impone. Una realtà fatta di parole semplici, dai toni quasi gozzaniani, che condividiamo inevitabilmente e attraverso le quali, rese trasparenti dal ritmo che le lega e le trasfigura, rintracciamo, se lo vogliamo, una qualche essenza di noi stessi. Lo stesso titolo, così chiaramente articolato nella sua semplicità ‘diversa’, è un invito al transito, capace come è di metamorfizzare la normalità delle parole che quasi figurativamente lo compongono verso una dimensione lirica altra ma insieme profondamente nostra.

Da qui la grandissima sua modernità, la contemporaneità di un racconto di sessanta anni fa che percorre con la sua forza narrativa quasi profetica i territori dell’oggi. L’oggi ad esempio di una guerra nuova che tanto assomiglia a quella allora ancora presente nella memoria e ancora sanguinante, come l’unico verso montato in quel telaio così equilibrato ci ricorda. Uno spettacolo dunque, multimediale e multisegnico, tra danza, musica, parola e grafica dal vivo (molto bella), abituale oggi ma in cui emerge, dal mescolarsi reciproco, una sostanza profonda che le liriche parole di Pagliarani custodiscono e a cui viene consentito di emergere in tutta la loro forza poetica.

Una giovane dattilografa, la ragazza Carla protagonista, alle prese con il suo mondo ordinario, fatto di scoperte e delusioni, di attese e di confini, su cui si carica la metafora della vita che ci appartiene, che vogliamo ci appartenga nonostante il mondo. Un esito scenico valido, per coreografia, drammaturgia e messa in scena, ben realizzato dalla brava danzatrice che su di sé tutto riassume. La ragazza Carla, liberamente ispirato al poemetto di Elio Pagliarani, coreografia di Federica Bastoni, con Federica Bastoni ed Erika Sambiase alla lavagna luminosa, musica originale, drammaturgia e voce off di Marcello Gori, scene e costumi di Erika Sambiase. Progetto residenze Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, con il sostegno di Deos Ensemble Opera Studio e Sosta Palmizi.

Sabato 9 aprile lo spettacolo è stato preceduto, nel foyer del Teatro della Tosse, da un incontro con il drammaturgo Marcello Gori dell’Ateneo del Libero Pensiero, con Franco Vazzoler dell’Università di Genova e con Filippo Balestra e Andrea Fabiani. Questi ultimi referenti genovesi di LIPS, Lega Italiana Poetry Slam, una sorta di circuito mondiale di incontri di poesia, che della poesia appunto recuperano istituzionalmente l’oralità (ciascun partecipante deve recitare in scena la propria) e l’occasionalità (nulla è preparato o precedentemente scritto). Un interessante laboratorio in forma di antico agone poetico, come nell’Atene classica, in cui alla fine il pubblico(popolo) sceglie un vincitore.

Alla Sala Campana del Teatro della Tosse di Genova, in prima nazionale, i giorni 8, 9 e 10 aprile. Visto il 9 con buon pubblico e molti applausi.

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