VIE: Il Capitale e il ritorno del Teatro Civile

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RUMOR(S)CENA – EMILIA ROMAGNA – Il Capitale e il ritorno del Teatro Civile. A prima vista Il Capitale, nuovo progetto di KEPLER-452, potrebbe assomigliare a un’ondata di ritorno del teatro civile, che molto ha affollato le scene italiane, da Marco Paolini ad Ascanio Celestini. In realtà, ne è una naturale evoluzione solo in parte: il gruppo bolognese – coagulatosi nel 2015 con il lavoro congiunto di Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Paola Aiello – ama la militanza sul campo, cambiando formati e scene a seconda della tematica affrontata. Con Il Capitale, un libro che ancora non abbiamo letto – che ha debuttato all’interno di “Vie” presso l’Arena del Sole – la riflessione sul testo-chiave di Marx si trasforma così in esercizio di comparazione con l’attualità.

Il Capitale Kepler – 452

Ci mettono la faccia, quelli di Kepler-452, ma anche i corpi, il tempo, la loro vita come hanno fatto indagando sulla GKN, la fabbrica di Campi Bisenzio occupata da oltre 400 operai, brutalmente licenziati via email il 9 luglio 2021. Dall’autunno dello stesso anno, infatti, Nicola ed Enrico hanno partecipato all’occupazione, dormendo nelle brandine in fabbrica, condividendo assemblee e picchetti. Ascoltando e facendo molte domande. Il materiale raccolto è filtrato sulla scena in un racconto asciutto, puntellato dalla presenza di tre lavoratori della GKN – un manutentore, un operaio addetto al montaggio e un’addetta alle pulizie – che portano la loro testimonianza dal vivo.

Il Capitale – Kepler-452 – foto di Luca Del Pia

In questa mescolanza di vita vera e racconto teatrale, attori e non professionisti, i Kepler si inseriscono in un’altra corrente molto battuta dalle scene contemporanee, che tende ad annullare la quarta parete e a inghiottire in un solo coro spettatori e interpreti. La struttura dello spettacolo, però, resta un po’ inamidata, costretta a inseguire gli snodi della vicenda quasi didascalicamente. La vera scintilla è nella riflessione implicita che questo racconto propone: la lotta per conservare un posto di lavoro alienante e ripetitivo è davvero il focus? Forse, la leva va messa in un altro punto per cambiare il mondo. Forse, dovremmo (ri)leggere bene il Capitale…

Markus Selg (c) Markus Selg

SPETTATORI DA QUINTA DIMENSIONE CON I AM (VR)

Tanto quanto materico, corporeo e corale era lo spettacolo dei Kepler, si pone agli antipodi I AM (VR) proposto dalla tedesca Susanne Kennedy con Markus Seig, un’installazione immersiva all’interno del teatro Comandini di Cesena. Si propone come una traversata in solitaria nel mare del virtuale, con il supporto di un visore che sollecita lo sguardo aprendo finestre su orizzonti di fantasia. Un po’ Matrix, un po’ videogame, I AM (VR) mette un altro tassello a quel puzzle in divenire che è la realtà virtuale a teatro, dove gli spettatori entrano in una quinta dimensione liberi di fluttuare nello spazio. L’esperienza è affascinante, con un pizzico di vertigine per gli scenari che Seig, artista multidisciplinare, mette in campo e che assomigliano ai mondi evocati dalle copertine di Urania. E’ persino esoterica con la regia di Kennedy pronta a mescolare sentieri zen con suggestioni da fantascienza. Non siamo dalle parti del Labirinto, magnifico esperimento di realtà immersiva (e più complesso per tematiche e dispositivi) che il Teatro dell’Argine ha proposto proprio a Bologna lo scorso anno, ma il gioco vale il biglietto.

I AM (VR) © Markus Selg e Rodrik Biersteker. Courtesy of the artists

Visti il 9 ottobre al Teatro Arena del Sole di Bologna e al Teatro Comandini di Cesena ottobre 2022

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