Spettacoli — 10/03/2016 at 23:25

Il Giulio Cesare della Raffaello Sanzio al Teatro dell’Arte

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MILANO – La Socìetas Raffaello Sanzio presenta al Teatro dell’Arte (dal 15 al 20 marzo ) , “Giulio Cesare pezzi staccati, intervento drammatico su W. Shakespeare. Ideazione e regia di Romeo Castellucci, con Dalmazio Masini, Sergio Scarlatella, Gianni Plazzi, assistenza alla messa in scena Silvano Voltolina, tecnica Andrea Melega. Una produzione Socìetas Raffaello Sanzio nel quadro de “e la volpe disse al corvo. Corso di linguistica generale”, un progetto speciale della città di Bologna 2014. Nella ricorrenza del quattrocentesimo della morte di William Shakespeare, il CRT contribuisce alle celebrazioni del Bardo con lo spettacolo di Romeo Castellucci che abbraccia arte e teatro, nella suggestiva ed inusuale cornice del Salone d’Onore della Triennale di Milano. Dal suo debutto nel 1997 Giulio Cesare. Tratto da Shakespeare e dagli storici latini ha segnato profondamente la scena teatrale imponendo all’attenzione internazionale il nome di Romeo Castellucci, insieme a Chiara Guidi e Claudia Castellucci. Uno spettacolo oggi irripetibile, secondo il regista e drammaturgo di Cesena che lo riporta in scena optando per una versione più corta, scegliendo una serie di momenti emblematici, dei “pezzi staccati”.

foto di Luca Del Pia
foto di Luca Del Pia

Sulla scena si fronteggiano e dominano l’intera vicenda i discorsi di “…vskij” e Marco Antonio. Da un lato “…vskij”, allusione a uno dei padri fondatori del teatro, inserisce una sonda ottica nella cavità nasale fino alla glottide. Il percorso dell’endoscopio è proiettato su uno schermo che visualizza il viaggio a ritroso della voce fino alla soglia delle corde vocali.  Dall’altro Marco Antonio, laringectomizzato, come l’attore che lo interpreta. Dal piedistallo, con la sua tecnica fonatoria compromessa, scandisce il picco retorico del dramma, l’orazione funebre. Un dire sgolato dove la voce è solo un vibrare di commozione che fuoriesce grazie alla “ferita”. Attraverso la telecamera endoscopica, Castellucci mette in primo piano l’origine stessa della voce, nella gola. Il puro corpo del suono visualizzato nelle corde vocali ci mostra, nella sua debolezza, la fabbrica della parola, mentre attinge al poderoso armamento della retorica.  Al contempo, Marco Antonio compie uno sfoggio oratorio che diventa una lacerante arma politica, uno sfolgorio di persuasione di massa e, al tempo stesso, decade a parole senza suono, alla finzione che è alla base del teatro. Bruto, Cassio, Cicerone, Antonio e perfino Cesare diventano strumenti di forze misteriose, in una narrazione che li stritola, per sublimarli in storia e consegnarli all’eternità. Nel quattrocentesimo anniversario della morte del Bardo, CRT celebra la tragedia shakespeariana allestendo la scena tra i marmi bianchi e i preziosi mosaici di Gino Severini del Salone d’Onore del Palazzo dell’Arte. Un luogo di straordinaria bellezza formale, una cornice ideale per ospitare un’opera d’arte totale, intensa e sorprendente, in grado di aprire nuovi spazi di riflessione nella mente dello spettatore.

Foto di Luca Del Pia
Foto di Luca Del Pia
foto di Guido Mencari
foto di Guido Mencari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Orari
martedì 15 marzo: ore 21.00
da mercoledì 16 a sabato 19 marzo: ore 19.00 e ore 21.00
sabato 20 marzo: ore 18.00 e ore 20.00
Teatro dell’Arte
viale Alemagna, 6 – 20121 Milano

tel. 02 72434258
biglietteria@crtmilano.it
orari di apertura: dal martedì alla domenica 10.30 – 19.30
www.triennale.org/teatro
facebook.com/CRTMilano

 

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