RUMOR(S)CENA – FIRENZE – Con il debutto lo scorso weekend di Coding Dance – produzione firmata Versiliadanza e COB Opus Ballet – il Teatro Cantiere Florida è entrato nel vivo del suo cartellone, confermando un’attitudine aperta ed esplorativa verso linguaggi scenici nuovi. Coding Dance, infatti, si concentra sul rapporto fra danza e matematica, un progetto che Leonardo Diana, autore delle coreografie, porta avanti da qualche tempo e che in questo lavoro prova a trasformare le sequenze degli otto danzatori in base a geometrie e funzioni matematiche.
Un esperimento curioso, abbinato a un’audiodescrizione poetica per non vedenti a cura di Camilla Guarino e Giuseppe Comuniello, che aggiunge un altro tassello a quel più generale avvicinamento della scena a spettatori (e interpreti) non “convenzionali”. In molti modi, però, è tutto il programma dello spazio fiorentino a voler sottolineare la sua natura versatile, indicando in quel Dieci del titolo di stagione proprio gli anni di attività dal 2012 al 2022.
In mezzo ai molti appuntamenti c’è anche il tempo e lo spazio di ricordare i maestri, come l’omaggio il 14 gennaio scorso a Micha van Hoecke, il coreografo russo-belga scomparso nel 2021, che molto ha segnato l’immaginario degli artisti italiani e la Toscana, in particolare, con la sua lunga residenza al Castello Pasquini di Castiglioncello con il suo Ensemble. Angela Torriani Evangelisti, direttrice di Versiliadanza, ha voluto così stringere insieme il ricordo di Micha ai trent’anni della sua compagnia e ai dieci del Florida, ricordando come la sua visione di un teatro totale abbia trasfigurato il modo di concepire la danza e il mondo dell’arte.
“Oggi la fusione tra i generi è la prassi, ma all’epoca Micha fu una ventata di novità e talento” ha sottolineato Angela nel corso di una serata di festa con giornalisti, critici e danzatori. Risalendo al 1981 quando lo storico spettacolo Monsieur Monsieur arrivò al teatro dell’Affratellamento di Firenze, per poi ripercorrere più di trent’anni di attività in Italia grazie alle testimonianze dei numerosi ospiti, giornalisti e danzatori, che lo hanno conosciuto e frequentato.
Ricordare i maestri, le proprie radici, ma saper stringere anche alleanze con chi è in sintonia: nel cartellone di Dieci ci sono anche gli ospiti per risonanza empatica con lo spirito del Cantiere Florida. Lorenzo Gleijeses, per esempio, passato di qui i primi di dicembre con Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa. Lo spettacolo, che prosegue la sua tournée in altri teatri italiani, segna il primo allestimento di Eugenio Barba, con la complicità di Julia Varley, al di fuori del suo storico gruppo Odin.
Al Cantiere lo abbiamo visto il 1 dicembre a chiusura della seconda parte del Festival Materia Prima 2022 di Murmuris, compagnia residente al Florida assieme al centro di produzione teatrale Elsinor e Versiliadanza. Costruita su misura per il poco più che quarantenne Lorenzo Gleijeses, che ne è lo scheggiato protagonista, Una giornata qualunque è una performance asimmetrica, che inciampa volutamente in citazioni biografiche virtuali e reali, rimandi continui a forme diverse: un po’ danza, un po’ monologo al telefono, una spolverata di teatro e un’architettura di luci a rendere tutto un po’ pop (bravo Mirto Baliani, altro figlio d’arte). Il nocciolo della trama trasporta il Gregor di Kafka nei panni di un danzatore ossessionato dalla propria performance che ripassa senza sosta nel perimetro chiuso della sua stanza. Dall’esterno arrivano voci telefoniche a scansionare la giornata compulsiva del protagonista. Con effetto straniante perché tutti o quasi rientrano nei personaggi ma anche in figure reali.
Così Barba è il demiurgo-regista, il padre Geppi è anche nella realtà il padre di Lorenzo, mentre Gleijeses jr si tuffa con nevrile energia in un corpo a corpo con la performance. Nel suo Gregorio turbato e sghembo trova la sua dimensione perfetta di interprete intenso e dinoccolato. Danzatore col suo fisico particolare e nonostante le ironie del padre. Sarebbe piaciuto a Pina Bausch.
Nel suo percorso di esplorazioni di forme nuove, con un occhio di riguardo agli aspetti tecnologici che ne trasfigurano i linguaggi, il cartellone del Florida ha ospitato il 4 dicembre anche la curiosa performance interattiva di Jukebox.
Cento canzoni pop, corrispondenti ad altrettante coreografie da eseguire, che il pubblico sceglieva inviandole tramite un’applicazione ai danzatori, chiamati a interpretare la più votata volta per volta. Una roulette russa, o se volete una versione 2.0 del metodo Cage-Cunningham che imponevano ai loro interpreti una partitura creata al momento dal lancio delle monete o dei bastoncini dell’I Ching. Per i massimi esponenti del post modern era una questione di ri-creazione del caos, ma in fondo anche un grande gioco, come è soprattutto per questo spettacolo ideato e diretto da Serena Malacco con la drammaturgia di Caterina Piccione. I nove danzatori animano così siparietti di gruppo, assoli o duetti sulla base delle canzoni estratte a sorte.
Parlare di coreografie è una parola grossa: assomigliano di più a improvvisazioni tematiche, intervallate da performance più sostenute, previste qua e là (tipo “canzone scelta dalla regia”). Quel che conta davvero, però, è il meccanismo, ingegnoso e divertente che fa filare veloci i 70 minuti di Jukebox. Coinvolge la platea senza momenti di noia o distrazione. Grazie anche e soprattutto a una crew giovane, energica, vitalissima. Pronta ogni sera a rinnovarsi in scena in nuove emozioni.
Tra i prossimi appuntamenti di una fitta stagione che arriva fino ad aprile, a febbraio per la danza c’è il 18 Closing Party, della compagnia Wooshing Machine di Bruxelles, incentrato sulle grandi utopie della storia. E per il teatro, il 24 e 25, La fabbrica degli stronzi, in complice e insolita collaborazione tra le compagnie Maniaci d’Amore e Kronoteatro.
Visti al Teatro Cantiere Florida di Firenze il 1 e il 4 dicembre 2022