musica e concerti — 09/11/2023 at 07:31

Maratona Zorn @70(anni) Parte prima – Movimento ed energia

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RUMOR(S)CENA – MODENA – John Zorn è un personaggio che sfugge qualsiasi definizione nel campo musicale: in quasi cinquant’anni di carriera ha inventato un modo tutto suo di fare musica, capace di spaziare dalla musica classica contemporanea al jazz, dal metal alla sperimentazione sonora più ardita, dal klezmer al rock e alla elettronica, infarcendo il tutto di riferimenti esoterici, magici o cabalistici. Partendo dal suo strumento chiave, il sax soprano, sviluppa le sue idee in numerosi progetti eseguiti da formazioni appositamente assemblate e costituite da una costellazione di musicisti che negli anni lo hanno via via affiancato, tra cui alcuni dei più grandi interpreti del jazz moderno.

Alcuni numeri spiegano la complessità del personaggio: ad oggi 285 dischi come protagonista, una etichetta discografica, la Tzadik, da lui fondata nel 1995, in cui ha prodotto quasi mille lavori, quindici formazioni da lui assemblate completamente diverse tra loro e in cui compare solo una volta, che interpretano tutti i generi musicali da lui toccati.

Dotato di un grande carisma e con un pizzico di narcisismo, per il suo settantesimo compleanno ha organizzato una serie di concerti in giro per il mondo, come aveva già fatto per i suoi sessanta anni, portando in giro alcuni dei suoi progetti paralleli in cui estrinseca tutto il suo folle genio. L’appuntamento italiano di questo evento è stato organizzato e gestito da Angelica Festival di Bologna in collaborazione con L’Altro Suono di Modena e Aperto Festival di Reggio Emilia.

Nella prima parte di questa serie di concerti, inserita nella rassegna L’Altro Suono di Modena, si sono esibite al teatro Storchi tre diverse formazioni unite ad una performance per sassofono solo, per un programma dedicato alla parte più movimentata e improvvisativa del catalogo zorniano.

Apre la serata Jumalattaret, un lavoro per pianoforte e voce scritto appositamente per la soprano Barbara Hannigan, grande interprete della musica contemporanea, basato su testi tratti dal poema epico finlandese Kalevala. Accompagnata del pianismo lirico e preciso di Stephen Gosling, la Hannigan offre una interpretazione al limite dell’impossibile della complessa partitura che comprende scale vertiginose, sussurri, registri vocali cangianti tra acuti e note profonde, in continua metamorfosi tra gorgheggia crobatici e potenti vocalizzi, con la voce che diventa uno strumento versatile, il tutto in colloquio perfetto con le note scandite dal pianoforte.

John Zorn@70 ©Rolando Paolo Guerzoni

Segue uno dei progetti più recenti di Zorn, il quartetto Heaven and Earth Magick costituito dal pianista Stephen Gosling, la vibrafonista Sae Hashimoto, il contrabbassista Jorge Roeder e il batterista Ches Smith. In questo progetto la musica è un jazz nervoso e dinamico, tutto giocato tra le partiture scritte del pianoforte e del vibrafono, che duettano tra loro e dialogano con le improvvisazioni di basso e batteria in un caleidoscopio di note in continuo movimento tra momenti frenetici e attimi sospesi, melodici e delicati. Grande la tecnica di tutti i musicisti, come sempre scelti da Zorn tra i migliori interpreti del loro strumento, con Gosling sempre energico e dinamico e Hashimoto incisiva e delicata al tempo stesso, mentre Roeder al basso rivela una grande inventiva e Smith si conferma uno dei più grandi batteristi contemporanei, capace di applicare tutte le tecniche possibili con precisione e fantasia.

JohnZorn@70 ©Rolando Paolo Guerzoni

Il terzo capitolo della serata è un solo di Zorn al sax alto, strumento con cui ha sviluppato una modalità di suono personale e frutto di una continua ricerca timbrica. In quindici minuti di fuoco Zorn offre un panorama completo del suo stile e della sua capacità improvvisativa, in un estratto del progetto The Classic Guide to Strategy, un work in progress iniziato nel 1974 e non ancora terminato. L’intenso momento comprende un arcobaleno di suoni, rumori, acuti, tocchi sui tasti, cascate di note in libertà grazie alla respirazione continua, estraendo ogni possibile stilla di nota dal suo strumento e passando da accenni melodici a rapidissime scale tonali, acuti stridenti. Impegnativo all’ascolto, ma confinato in pochi minuti e dal vivo questo assolo diventa una cosa unica e ipnotizzante.

JohnZorn@70 ©Rolando Paolo Guerzoni

In chiusura di serata si esibisce il trio Simulacrum, uno dei progetti più estremi e radicali di Zorn, dove l’heavy metal incontra il jazz e la sperimentazione sonora, in un calderone incandescente di riff frenetici, chitarre distorte e un ritmo incalzante e poderoso. Costituito da Jim Medeski all’organo elettrico, uno dei collaboratori storici di Zorn e grande interprete del suo strumento, Matt Hollenberg alla chitarra elettrica e Kenny Grohowski alla batteria, il trio riesce a rinnovare e attraversare gli stili citati, grazie alla onnipresente struttura compositiva della musicalità di Zorn, dove le improvvisazioni jazzistiche si fondono con gli stilemi tipici dell’hard rock. L’organo è sempre in primo piano a condurre i principali temi, in un dialogo serrato con la chitarra di Hollenberg che si produce in assoli chitarristici mai ridondanti, secchi, essenziali, il tutto sostenuto dal poderoso pulsare della batteria di Grohowski.

JohnZorn@70 ©Rolando Paolo Guerzoni

Visto il 30 ottobre 2023 al Teatro Storchi di Modena

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