CAMPI SALENTINA (Lecce) – Ogni anno Mundi – Forum internazionale della solidarietà e della responsabilità sociale organizzato dall’associazione “Salvatore Calabrese Onlus” presieduta da Luca Calabrese, crea ponti di solidarietà tra i popoli attraverso la cultura e l’arte. Quest’anno il tema della quarta edizione, ospitato nel centro storico di Campi Salentina, è stato Crocevia Balcani. Il paese che ha dato i natali a Carmelo Bene ha ospitato due giorni di festa, dialogo multietnico con musica, mostre, iniziative d’arte visiva e performativa creando le basi per la conoscenza di un’area vicinissima alla Puglia, quei Balcani da cui sono arrivati 25 anni fa migliaia di albanesi a bordo di navi mercantili e imbarcazioni di ogni tipo. E la rotta balcanica continua a essere, oltre a quella del mare, la via per raggiungere la UE: secondo il dossier Caritas 2016, sono oltre 850 mila le persone arrivate in Europa per fuggire disperate da guerre, violenze, carestie attraverso i Balcani, cioè risalendo Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e Ungheria.
E anche di questo si è parlato attraverso la mostra fotografica Idomeni, dal nome della terra greca di confine; nel marzo 2016; Idomeni rimane in bilico dopo la chiusura della frontiera con l’Europa e lascia migliaia di rifugiati in mezzo al fango. A raccontare questo dramma è il fotoreporter romano Piero Marsili Libelli. Della rotta balcanica ha parlato anche una giovane volontaria di Save The Children, Onofrio Pagone autore del romanzo-inchiesta “Io non ho sbagliato” su uno dei terribili viaggi della speranza di una donna incinta a bordo di un camion container dalla Romania, e infine Bledar Torozi arrivato a Campi Salentina proprio in quel famoso esodo del 1991 dall’Albania a Brindisi. Affollatissimo, il Festival ha richiamato persone da ogni dove, incuriosite a conoscere qualcosa dei Balcani che tutti noi abbiamo imparato a identificare con la sua meravigliosa arte, musica, storia e tradizione. La perfetta organizzazione di Serena Palazzo e l’efficace direzione artistica di Luca Calabrese, hanno regalato nei due giorni di manifestazione momenti di bellezza balcanica in Puglia grazie al linguaggio dell’arte. Mostre, concerti, reading poetici, racconti di storie vissute, cucina e viaggi sono state le ricette di questo evento.
“I Balcani rappresentano una realtà ricca di iniziative culturali attraverso le quali i popoli che qui convivono provano a riscattare il loro recente difficile passato con più o meno successo. Il forum prevede il contributo di chi, per ragioni ed esperienze differenti, si è confrontato con queste realtà sociali e culturali anche molto eterogenee producendo da questo confronto varie proposte, in campo artistico, gastronomico, musicale, teatrale, ambientale fornendoci così una visione molto variegata dei popoli balcanici”.
L’intervista a Luca Calabrese di Giacomo Toriano, a cura di Gabriele Rosato Andrea Di Salvatore, Matteo Miccoli, Giulia Tenuzzo (coordinamento Anna Monteverdi e Alessandro Bronzini).
L’Associazione ha ospitato nella kermesse di due giorni tra gli altri, anche organizzazioni come Viaggiare Balcani, per proporre un’immagine alternativa, oltre gli stereotipi, anche una nuova idea di turismo consapevole, di impegno sociale, di solidarietà. L’ Osservatorio Balcani e Caucaso, il più approfondito e aggiornato portale di informazione politica e culturale, ha partecipato come partner alla manifestazione. Emozionante anche l’ascolto delle parole di poeti albanesi, croati, sloveni, serbi (raccolte da Monica Genesin, esperta di letteratura e lingua albanese dell’Università del Salento che ha collaborato alla manifestazione) recitate nella notte magica e ventosa di Campi Salentina Il Teatro è stato rappresentato dalla Slovenia, appositamente per il Festival è arrivato Tomi Janežic, regista teatrale sloveno, docente dell’Accademia per il teatro, Radio, Film e Televisione (AGRFT) di Lubiana. È anche uno dei fondatori e direttore artistico dello Studio per la ricerca sull’arte della recitazione che gestisce le sue attività per lo più a Krušče Workcenter, in Slovenia. Tomi Janežič ha lavorato nella maggior parte dei paesi dell’ex Jugoslavia, le sue prestazioni hanno fatto il giro di decine di festival internazionali in Europa, in Russia, negli Stati Uniti. In Italia ha dovuto obbligatoriamente posticipare di ben un anno la sua regia su commissione del Teatro Nazionale della Toscana, già in cartellone a Fabbrica Europa a maggio scorso, per problemi subentrati in corso di produzione, la qual cosa ha destato molo scalpore nell’ambiente teatrale italiano e internazionale.
Con lui nella conversazione “I Balcani dopo i Balcani” moderata da Monica Genesin, Persida Lazarevic, slavista dell’Università di Pescara; Melita Richter, scrittrice e sociologa croata. L’amore per i Balcani trapela dalle parole di Elisabetta Tiveron che li ha attraversati con una Panda alla ricerca delle tradizionali ricette culinarie, scoprendo gesti antichi, accoglienza d’altri tempi, e un’umanità segnata, raccogliendo il tutto in uno splendido volume che ha presentato.
Straordinario l’intervento a metà tra opera visiva e performance di Luigi Presicce, artista internazionale poliedrico, di origine salentina, che basa il suo lavoro sulla realizzazione di performance che uniscono teatralità e ritualità in un costante riferimento alla cultura e all’iconografia popolare. I suoi tableau vivant, fatti di pitture o sculture letteralmente ‘viventi’, vivono di immaginari resi manifesti in dialogo e connessione con simbologie più oscure e legate all’esoterismo e alla massoneria. Nel suo apprezzato tableau vivant “Nel nome del padre e del figlio, senza Spirito Santo”, per un solo spettatore alla volta nella chiesa di San Giuseppe Patriarca fa un riferimento esplicito a Picasso e ai suoi Arlecchini in un’analisi allegorica sulla trasmissione dei caratteri ereditari da padre a figlio e sulla ricerca di una figura guida.
Un duo artistico speciale è quello composto da Davide e Daniele Rampello. Davide è regista televisivo tornato all’originale passione per l’arte e per la direzione artistica di spettacoli teatrali: con il figlio Daniele, attore hanno interpretato testi di Ivo Andric, Luan Starova, Vlada Urosevic, Virgil Muci. Il pubblico ha potuto ascoltare e ballare sulle note del trombettista Cesare Dell’Anna in un quintetto speciale composto da Meli Hajderaj (voce), Ekland Hasa (tastiere), Gino Semeraro (chitarra), Antonio De Marianis (batteria), tra sonorità jazz, tradizione musicale del Sud Italia e musica balcanica.
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