Recensioni — 07/12/2022 at 15:14

Quando le “scarpe” parlano al posto delle voci in “The Shoe Must Go On”

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RUMOR(S)CENA – SAN LAZZARO DI SAVENA (Bologna) – Ricordate la scarpetta di cristallo di Cenerentola, unico indizio per risalire alla giovane di cui il Principe Azzurro si era invaghito? Si pensa che Charles Perrault, l’autore che scrisse la favola nel 1697, ascoltò una versione orale e confuse la parola “vair” che in italiano significa vaio (un piccolo roditore simile all’ermellino da cui si ricavava la pelliccia per farne delle scarpe costose per clienti ricchi) con la definizione “verre” , ovvero vetro, un sostantivo che ha lo stesso suono. La scarpa più celebre al mondo portata anche sul grande schermo dove la variante dei fratelli Grimm diventa d’oro e realizzata dalla costumista del film Disney Sandy Powell che ottenne la collaborazione da parte della celebre ditta Swaroski. Esiste anche un’altra scarpa che è diventata simbolo della lotta per i diritti delle donne e contro la violenza di genere. Le scarpette rosse create dall’artista messicana Elina Chauvet, ideate come un’installazione per denunciare gli abusi sulle donne e il femminicidio.

Il 25 novembre di ogni anno diventano protagoniste per estensione della lotta alla violenza, possedendo un forte potere evocativo. Le scarpe sono anche le protagoniste di “The Shoe Must Go On”, nuova produzione del Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena, firmata dal regista Andrea Paolucci che spiega come “Questa è la storia di una scarpa bianca che si innamora di una scarpa rossa in un mondo di scarpe nere. Tutto qua”. L’incipit del programma di sala in cui è sintetizzata l’originale drammaturgia scenica in cui lo spettacolo si svolge senza parole, tante scarpe , e le braccia che appaiono e scompaiono degli attori/attrici ma anche perrfomer chiamati a realizzare un gioco teatrale dinamico e divertente, quanto capace di far riflettere su una società che appare sempre di corsa, frettolosa, e incapace di includere, e cosa ancora più grave, si trova nella condizione di vivere perseguitato perché considerato diverso.

Nato nel 2013 nell’ambito del progetto internazionale Acting Diversity, “The Shoe Must Go On” è stato riproposto in un’edizione rinnovata e ampliata e nuovi artisti, in cui trova posto il teatro di figura, le videoproiezioni (che in questo spettacolo hanno funzione sia divulgativa, esplicativa che scenografica, all’insegna del registro umoristico, ironico e onirico), e ancora, il grammelot, le ombre cinesi, l’arte del mimo e il teatro d’oggetti. Un assemblaggio di generi, linguaggi e strumenti scenici, complesso e raffinato nella sua costruzione, in cui tutto appare e scompare, mediato sempre dalla presenza di scarpe di diverse fatture: di gomma, da ginnastica, stivali neri tanto simili a quelli indossati dagli ufficiali dell’esercito tedesco e non solo, scarpette bianche e una rossa. C’è un lungo processo ideativo dietro a questo spettacolo, dove Andrea Paolucci racconta l’esordio, i “primi passi” idealmente pensati attraverso le scarpe, esperienze di laboratorio e formative con giovani ragazze e ragazzi, adolescenti a cui offrire spunti di riflessione attraverso il gioco teatrale.

Perfino un progetto interculturale per rifugiati politici grazie ad un bando dell’Anna Lindh Foundation che il Teatro dell’Argine ha vinto nel 2012. Queste “scarpe” ne hanno fatta di strada, marciando spedite fino al 2022 dove si sono posate nuovamente sul palcoscenico del TdA. Come abitualmente fa questa Compagnia, le proposte al pubblico si caratterizzano per la loro trasversalità e pensabilità aperta a 360 gradi, in cui tutti possono ritrovarsi insieme e condividere sia il piacere di assistere ad una rappresentazione, quanto fonte di riflessione e discussione, così come è accaduto al termine di una delle repliche, dove Andrea Paolucci e Nicola Bonazzi, insieme al cast, hanno spiegato le loro intenzioni e raccolto pareri e domande da parte del pubblico. Un confronto indispensabile al fine di offrire allo sguardo dello spettatore degli stimoli su cui dibattere. I performer si concedono con straordinaria generosità nel movimentare le azioni sceniche e mimiche, occultati da una sorta di muro formato da cubi bianchi che si colorano a seconda delle scene. Una movimentazione frenetica ma sempre ben calibrata, di gesti, azioni, apparizioni e sparizioni, brevi incursioni sul palcoscenico dove appaiono mani e teste, oggetti di scena, rincorse con la canna da pesca e un attrezzo per pulire i pavimenti. Gag esilaranti intervallate da altre in cui è richiesto di comprendere anche un linguaggio meta, a corredo di quanto viene proposto in una vorticosa sarabanda allegra e spensierata. Elemento costituente di questo spettacolo è quello del piacere su cui poi dare spazio a rimandi di altra natura.

La narrazione scorre fluida senza pause o momenti di perdita della tensione drammaturgica e scenica, grazie alla coesione e all’affiatamento di tutto il gruppo dei perfomer: Clio Abbate, Giacomo Armaroli, Lea Cirianni, Paolo Fronticelli, Biljana Hamamdzieva, Francesco Izzo Vegliante. E il contributo fondamentale delle musiche originali di Tizio Bononcini e l’aiuto regia e la scelta degli oggetti di scena di Carmela Delle Curti.

Sabato 10 dicembre alle 21 è di scena al Teatro dell’Argine, Marco Baliani con “Una notte sbagliata”. Domenica 11 dicembre alle 16.30 incontro – dialogo tra Marco Baliani e Alessandra Ballerini (avvocata della famiglia Regeni) sul tema del potere e degli abusi di potere a partire dalla domanda che sta al centro dello spettacolo “Una notte sbagliata”: “Chi sei tu?Chi siamo noi? Chi è forte e chi debole? E cosa determina la forza o la fragilità? La violenza? La divisa? Il non aver paura? Il non avere nulla da perdere?” L’incontro sarà seguito da uno scambio dialettico con gli adolescenti presenti, e la moderazione del dibattito di Oliviero Ponte di Pino.

Visto al Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena il 19 novembre 2022

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