Teatro, Teatrorecensione — 07/02/2016 at 20:37

Teatro delle Albe: dopo il rumore, il silenzio.

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BELLUNO – Lo spettacolo Rumore di Acque della compagnia Teatro delle Albe colpisce per il suo concreto e forte carattere politico.  Politica, ovvero l’esame delle questioni legate alla vita quotidiana delle persone per farle vivere al meglio possibile. Politica perchè si tratta di un’azione che dovrebbe tendere al benessere della comunità. Ma quale? L’estraneo provoca sempre paura: stiamo scavando il fosso delle nostre trincee e finendo col non vedere oltre il nostro pezzo di terra. Ma quale comunità quando le rappresentazioni dell’altro che tapezzano i media evitano di farci riflettere sulla necessità urgente di supportare l’idea di collettività? Attraverso il teatro come forma d’incontro, Rumore di Acque prende parte ad una delle tante questioni irrisolte del nostro progetto culturale contemporaneo. Assumendo la responsabilità di prendere una posizione di fronte a una realtà difficile da digerire oggi –  la migrazione massiva verso l’Europa ed in particolare di una delle sue dirette conseguenze: gli sbarchi che sommano più di 23.000 morti dal 2000 ad oggi.

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Il monologo, interpretato da Alessandro Renda, è stato scritto da Marco Martinelli nel 2010 “a raffica”, e non collettivamente come è solito fare il gruppo. La narrazione prende spunto da diversi incontri/racconti avuti sull’isola mentre la compagnia si stava preparando a realizzare uno spettacolo a Mazara del Vallo in Sicilia – come ci ha riferito lo stesso attore in un incontro con il pubblico dopo lo spettacolo. Il testo è stato tradotto, pubblicato in diverse lingue e ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International.  Il personaggio, un comandante su un podio illuminato di tanto in tanto come in uno show televisivo, sembra essere l’unico testimone dei naufragi dei barconi alla deriva nel Mediterraneo. La sua voce gutturale e nervosa, racconta ininterrottamente tante altre voci che lui stesso rifiuta di sentire. Mille voci di un’esperienza comune. Un coro tragico. Polifonia di una sola composizione frastornata per il conteggio senza fine dei morti, corpi che erano alla ricerca di ‘qualcosa di meglio’. Un pannello bianco ripete unicamente i numeri totali dei cadaveri che giorno dopo giorno il comandante stimava in morti. Le musiche originali eseguite dal vivo dai Fratelli Mancuso rimandano a melodie meticcie e piene di nostalgie; strumenti venuti anche loro da terre lontane accompagnano la narrazione del protagonista.

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Oggi il tema è decisamente più caldo rispetto a quando è stato scritto. Vediamo sfilare davanti ai nostri occhi numeri di una realtà in emergenza. Numeri come schiaffi, lo spettacolo esamina e prende una posizione di fronte ai fatti. La trasparenza sociale del Teatro delle Albe si riflette con forza dopo 33 anni di lavoro, utilizzando la creazione teatrale come mezzo di ricerca non solo di un’estetica e di un’essenza artistica ma anche come una possibilità di avvicinamento al proprio contesto; e con questi principi il loro lavoro è conosciuto oltre che Italia anche all’estero per progetti come il “Non scuola” che punta alla formazione delle nuove generazioni basandosi sulla ripresa del teatro come gioco. Nel contesto della Stagione BellunoMiraggi, come ha spiegato il co-direttore Rajeev Badhan la scelta degli spettacoli riflette uno sguardo particolare sul contemporaneo, sulle vicende che oggi risultano più scomode. E ne sentiamo il bisogno.

Visto  al Teatro Comunale di Belluno il 30 gennaio 2016
Rumore di acque
di Marco Martinelli
Ideazione: Marco Martinelli, Ermanna Montanari
Regia: Marco Martinelli
In scena: Alessandro Renda
Musiche originali dal vivo: Fratelli Mancuso.
Col patrocinio di AMNESTY INTERNATIONAL

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