Spettacoli — 06/12/2017 at 00:05

Eppure non basta una “Fidelity card”…

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MESSINA – Che cosa è normale, che cosa anormale? chi è abile? chi disabile? Chi è diverso da chi? La maggioranza è davvero un criterio utile per capire la realtà delle persone? Perché la diversità ci fa paura? Come facciamo a dare un senso al dolore quando è evidente che esso non ha senso e, soprattutto, quando questo dolore capita proprio a noi? Basta una fede? Basta ancora, come forse è bastata per millenni, la fede cristiana? E che cosa è, in ultima istanza, una fede di fronte alla durezza della realtà? Sono domande antichissime, profonde e forse, al contempo, anche domande di una banalità sconcertante se da esse si scrosta il peso di millenni di cultura o se ci si sofferma un attimo a pensare che, in fondo, non ci si sono mai stati sulla terra due uomini uguali. Eppure quante tragedie, quanto dolore, quante sofferenze, quante follie violente ha provocato il discrimine di queste domande; quanto ci sentiamo protetti dentro a ogni minima forma di omogeneità fisica, sociale, culturale, quanto ci rassicura ogni minima forma di “normalità”; quanto possiamo diventare feroci quando questa normalità viene revocata o appena messa in discussione.

 

È quanto vien fatto di pensare riflettendo sullo spettacolo “Fidelity Card”, della compagnia “Cosa sono le nuvole?”, scritto da Nella Tirante, diretto da Roberto Bonaventura, interpretato da Nella Tirante e da Gian Marco Arcadipane e vincitore del premio “Teatri del sacro 2017”, visto al “Clan degli attori” di Messina. Una madre implora un miracolo per il suo piccolo, per il suo ragazzo, per il suo atleta e campione, un miracolo di normalità: quasi lo pretende quel miracolo, lo pretende scommettendo tutto su una specie di raccolta punti/fede (una fidelity card, appunto) che, alla fine, dovrà portare necessariamente al miracolo desiderato, ovvero alla normalità del suo adorato Darex, il figlio disabile che, ormai grande, scalpita per uscire di casa, per giocare la sua partita, per vivere la sua passione per il calcio e una vita degna di chiamarsi tale. Questa è la sua fede, nel desiderio di questo miracolo essa trova la sua radice, il suo respiro, la sua possibile verità ma verso la fine dello spettacolo la situazione si ribalta e il miracolo vero, quello grande, l’unico possibile si palesa. Non c’è da invocare, chiedere, pretendere alcuna normalità per Darex, non ci sono santi e santini da scongiurare, c’è solo da aver fede nella sua assoluta, umanissima, straordinaria, miracolosa unicità di persona. L’unica fede che abbia un senso profondo e autentico, anche religioso, e che può darlo alla nostra vita insieme con gli altri, può darlo al mistero irriducibile e gioioso della presenza dell’alterità (e del dolore) nella nostra vita.

 

E tuttavia questa finitezza concettuale, questo lieto fine, seppur s’incarnino nelle prove attorali di Tirante e Arcadipane che, senza cadere nel patetico (ma in qualche segmento sì), sono convincenti per misura, intensità e autenticità emotiva, possono in qualche modo sorprendere negativamente per la rapidità con cui il dolore per la diversità si ribalta in gioia e accettazione della diversità come ricchezza e risorsa. Si tratta certo di un cambiamento drammaturgicamente motivato nell’economia dello spettacolo ma, forse, eccessivamente rapido, veloce al punto da apparire quasi automatico e, seppur concettualmente condivisibile, forse un po’ troppo vicino ad una rassicurante e politicamente corretta vulgata contemporanea. Una vulgata che, a parole, tutti condividono ma che assai difficilmente può entrare in un lavoro d’arte senza apparire consolatorio e sostanzialmente in deficit di verità.

Visto al Clan degli attori” di Messina il 18 Novembre 2017

Compagnia Cosa sono le nuvole.

FIDELITY CARD di Nella Tirante. Spettacolo vincitore dei teatri del sacro 2017

Con Nella Tirante e GianMarco Arcadipane. Regia e ideazione luci di Roberto Bonaventura. Aiuto regia: Michelangelo Maria Zanghì.. Scene costumi e grafica: Cinzia Muscolino.

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