Teatro, Va in scena a — 06/11/2013 at 00:40

In prima nazionale al Teatro Sociale di Trento L’officina storia di una famiglia di Angela Demattè e con Andrea Castelli. Regia di Carmelo Rifici

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L’officina – storia di una famiglia, scritto da Angela Demattè, drammaturga trentina è lo spettacolo che inaugura giovedì 7 novembre al Teatro Sociale di Trento la Stagione di Prosa 2013-2014 organizzata dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Il regista Carmelo Rifici, dirige la compagnia del Teatro Stabile di Bolzano con protagonisti Angela Demattè e Andrea Castelli. Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano e dal CSC – Centro Servizi Culturali S. Chiara di Trento nell’ambito della nuova collaborazione che vede le due più importanti istituzioni teatrali del Trentino-Alto Adige lavorare insieme per la costruzione di una tradizione di drammaturgia del territorio che contribuisca a una nuova lettura della realtà storica e sociale della nostra terra. Angela Demattè, giovane attrice e drammaturga, porta nuovamente in scena un testo ambientato nella sua terra d’origine, nei luoghi dove è nata e cresciuta. «L’officina – Storia di una famiglia» racconta, infatti, le vicende di una famiglia di artigiani in un paese del Trentino, dal 1926 ai giorni nostri. L’autrice si assume la responsabilità di parlare in modo concreto e non ideologico del tema più stringente del momento: il lavoro e i suoi mutamenti nell’arco di quasi novant’anni.

Andrea Castelli 

«Scrivo sempre per trovare le ragioni del mio vivere e di quello che mi capita intorno – spiega Angela Demattè stavolta più che mai. Qualcosa scopro, mentre scrivo. Qualcosa scopriremo ancora, ogni sera, in scena. Esiste un inafferrabile e delizioso spazio nella storia di ogni uomo e di ogni famiglia che non so come altro chiamare se non “mistero”. Lo vado cercando. I fatti descritti in quest’opera teatrale prendono spunto dalla realtà. Evidentemente, però, ho cercato di rendere la vicenda universale, portando in scena le problematiche costanti che ho ravvisato nelle interviste fatte a numerosi lavoratori. Perciò quest’opera teatrale non si permette in alcun modo di rispecchiare fedelmente la storia della mia famiglia. Non si sentano offesi i miei famigliari se rivedranno in qualche personaggio la maschera deformata di loro stessi. Semmai ho la segreta speranza, come è successo a me, che essi (e insieme a loro tanta parte di lavoratori e lavoratrici) riescano a trovare a teatro qualcosa che parli della loro umanità. Che si affezionino a quel luogo. E comprendano perché, nonostante la crisi che stiamo vivendo, sia ancora necessario che esista.»

Carmelo Rifici, è un regista che da sempre persegue un progetto di ricerca teatrale su snodi importanti della storia contemporanea, giunto alla sua terza collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano dopo le  prove di Avevo un bel pallone rosso e La rosa bianca.

Angela Demattè

«Il testo di Angela – spiega Carmelo Rifici – scava a fondo nell’antico rapporto tra società e lavoro, e lo fa in maniera autentica, cercando all’interno dei rapporti umani un misterioso legame tra famiglia e lavoro, quasi come se marito e moglie suggellassero, all’atto del matrimonio, oltre che un patto d’amore e reciproco sostentamento, anche un contratto professionale e partorissero, oltre ai figli, anche dei dipendenti. Quest’analisi profonda, intelligente e ironica è portata in scena dalla stessa autrice con l’obiettivo di ricreare sul palcoscenico un “film a puntate”, dove ripercorrere la storia di un matrimonio e di un inevitabile divorzio tra società e lavoro. Per fare questo, Angela ed io, abbiamo deciso che ogni attore dovesse interpretare più parti: mentre un attore interpreterà i giovani del testo, un altro farà gli adulti ed un terzo i vecchi, e così via. Oltre a creare, con questo sistema, un interessante gioco scenico, la scelta è stata fatta per suggerire al pubblico il reiterarsi nel tempo del medesimo meccanismo psicologico. E’ indubbio: si lotta contro i genitori per scoprire, alla fine, di avere le stesse ansie e gli stessi problemi

E’ la storia del bisnonno Giuseppe (Andrea Castelli) e di suo figlio Federico (Giuliano Comin, poi Andrea Castelli). Del fascismo, della guerra, del boom economico. E’ la storia di Giuseppe (Nicolò Todeschini, poi Giuliano Comin, quindi Andrea Castelli) e dei suoi figli Matteo (Christian La Rosa) e Roberto (Nicolò Todeschini). Degli anni ’80 e della crisi. Tutto legato a quell’officina di fabbro sotto casa che gli uomini amano come si ama un’amante.

Ed è anche la storia delle donne di casa, Maria (Angela Demattè), Caterina (Sandra Mangini), Marta (Angela Demattè), Anna (Olga Rossi), Sonia (Angela Demattè), Elena (Sandra Mangini). Anch’esse legate a quel ferro, a quel lavoro. La storia di come ci si inventava il lavoro, di come si pagavano le tasse e di come si pagano ora. Di come si trattavano i figli e di come si custodivano i mariti. Di quello che è cambiato e di ciò che non è cambiato per nulla. Dell’uomo artigiano.

Le scene sono di Guido Buganza, i costumi da Margherita Baldoni. Le musiche di Daniele D’Angelo e Giovancosimo De Vittorio  firma il disegno delle luci.

Per i Foyer della Prosa, un’iniziativa curata, in collaborazione con il Centro Servizi Culturali S. Chiara,  e presentata da Sandra Pietrini docente all’Università di Lettere di Trento e da Michele Flaim del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, venerdì 8 novembre alle 16.30 nella Sala Medievale di Palazzo Festi (Teatro Sociale) interverrà Angela Demattè.

 Si replica venerdì 8 (ore 20,30), sabato 9 (ore 21,00) e domenica 10 novembre (ore 16,00).

 

 crediti fotografici di MoniQue

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