Cinema — 02/12/2017 at 09:38

Siamo stranieri di noi stessi? Epica di un antieroe contemporaneo

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Rumorscena – Easy – un viaggio facile facile di Andrea Magnani è di fatto un western simbolico, che narra il magniloquente non essere di un eroe talmente eroe da non sapere probabilmente nemmeno di esistere, simbolo di un’ontologia invisibile, nascosta e fluttante, che da sempre sospinge l’uomo –od ogni pistolero che si rispetti- alla ricerca di chimere mitiche, utopie immaginari. Cantami diva, dunque di Isidoro e del suo viaggio, come di un Marco Polo de Le città invisibili, di un Giasone alla ricerca della Colchide, di un Odisseo che decide di perdersi e affidare all’ignoto le proprie (in)certezze. O semplicemente di quel viandante dipinto da Friederich che continua ad osservare il mare di nebbia o l’abisso, a metà strada tra terra e cielo, tra utopia e disincanto, sospeso sul tetto di un palazzo in costruzione. Sono rovine –sembra raccontarci il film nella prima inquadratura di paesaggio – di una città qualsiasi, forse perché è proprio quel qualsiasi la forza di ogni dramma eroico. Lui Isidoro (Nicola Nocella) prende forza da quella sospensione, quel non essere in nessun (o nel proprio) luogo ancora. E’ già lì, in quel fondamentale dialogo con il fratello Filo (Libero De Rienzo) che Isidoro incomincia a divenire archetipo di viaggiatore senza approdo, personaggio di frattura, scomodo persino a se stesso e a volte ai nostri stessi occhi. Dunque –non poteva essere altrimenti- è con l’immagine di un viaggio che inizia il racconto (raffigurato da un semplice videogioco, la gara tra due macchine da corsa e la raffigurazione di un arrivo) chiedendo di interrogarci sul senso stesso di traguardo.

 

Easy, come ogni racconto mitico, è un insieme continuo di immagini simboliche, laterali, fotogrammi a volte quasi impercettibili. E allora questo viaggio si trasforma in una raccolta di istantanee che cristallizzano il provvisorio presente, avvolgendo il nostro sguardo in una dimensione transitoria. La provvisorietà è l’elemento portante che permea la realtà del protagonista e dunque non sappiamo se effettivamente gli ambienti, le cose o le persone che popolano il paesaggio –a tratti surreale e stereotipate- siano protesi del suo sguardo e della sua sospensione. Quello che possiamo con certezza affermare è che chi ascolta il mito diventa egli stesso parte del racconto e si allea con lo sguardo dell’eroe; le scene diventano coerenti; anche quelle che razionalmente tradurremmo come facili cliché. Per questo Easy, a dispetto del nome, non va visto con uno sguardo (o un viaggio) facile. Al regista non interessa dipingere un’Ucraina da convenzione, come a volte si è potuto affermare, ci racconta piuttosto una terra di mezzo, senza luogo e senza tempo, un paesaggio interiore che si può attivare solo varcando un confine e attraversando –appunto- una frontiera interiore.

 

 

Ecco che Easy rappresenta la nostra condizione transeunte, d’altronde è difficile non considerare il presente come a un fotogramma che trapassa a un’altra dimensione; niente come l’immagine rende questa natura complessa e precaria dell’esistenza. Barthes afferma che la fotografia contiene già tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E se l’atto del registrare è un processo che parla del momento in quanto tale, documenta e riporta l’atto narrato, con lo stesso spirito che aveva indotto gli antichi a scrivere, registrare appunto il racconto orale, allora non possiamo separare le immagini di Easy dalla narrazione epica perché in ogni narrazione eroica presumibilmente esiste quello che Barthes chiama punctum, un segreto, un coinvolgimento emotivo, un elemento, un dettaglio che compare in certe immagini, a prima vista inapparente, ma decisivo, tale da custodire il cuore di tutta la composizione, la leva che riaccosta il mondo che l’istantanea fa riapparire.

 

In questo senso Isidoro diventa un antieroe contemporaneo (non a caso il regista ha vissuto nella Trieste di Svevo e Joyce), parla della ricerca stessa di un senso, di un riscatto esistenziale, di un arrivo mutevole, liquido e dal finale incerto e provvisorio. Dove il viaggio finalmente non termina con un game over. E dove –nonostante i fallimenti del passato- tutto è ancora possibile. Un viaggio semplice, d’altronde. Come la vita.

Dopo il successo al Festival di Locarno (Boccalino d’oro all’attore protagonista Nicola Nocella); il Gran Premio della Giuria all’Annecy Cinema Italien; la “Mention Spéciale du Jury Jeunes” al Festival du Film Italien de Villerupt e la classificazione al Russia-Italia Film Festival (RIFF), ora EASY è in concorso al Boğaziçi Film Festivali di Istanbul nella sezione “International Feature Film Competition”. Verrà proiettato in occasione del CuneoFilmFestival, venerdì 1 Dicembre alle ore 21 presso il Cinema Monviso Cuneo.

 

 

 

https://www.cinemaitaliano.info/easy

Titolo originale: Easy – Un viaggio facile facile

Regia: Andrea Magnani

Anno di produzione: 2017

Durata: 91′

Tipologia: lungometraggio

Genere: commedia/road-movie

Paese: Italia/Ucraina

Produzione: Pilgrim Film, Bartlebyfilm, Freshmob Production

Distributore: Tucker Film

Data di uscita: 31/08/2017

Formato di proiezione: DCP, colore

Ufficio Stampa: Daniela Staffa / Quattrozeroquattro

 

 

Interpreti:

Nicola Nocella (Isidoro)

Libero De Rienzo (Filo)

Barbara Bouchet (Delia)

Nadia Magnani

Lorenzo Acquaviva

Ostap Stupka (Bogdan)

Veronika Shostak (Julia)

Orest Garda

Katerina Kosenko

Beso Moistsrapishvili

Orest Syrvatka

Volodimir Kuchma

Nina Naboka

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