Teatro, Teatrorecensione — 10/03/2014 at 19:14

Vieusseux un sognatore concreto

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FIRENZE – 1861 la Torino sabauda, dieci anni dopo Roma Caput Mundi. Nel mezzo, per sei anni, dal 1865 al 1871, quella Firenze patria del Rinascimento. Con finezza ed arguzia, con una ricerca storica precisa e seria, comunque accompagnata da esigenze registiche e stilistiche sceniche, il gruppo Ciurma Storta ha messo in piedi una ricostruzione, ficcante e puntuale dell’arrivo di un intellettuale che in qualche modo cambiò le sorti della città del David: lo svizzero Giovan Pietro Vieusseux.

Arrivato in una Firenze ancora rurale e contadina dove convivevano pochi intellettuali di passaggio e mercati rionali beceri, l’intraprendente ospite mise su il famoso Gabinetto, salotto letterario frequentato da importanti celebrità dell’epoca in viaggio di studi dove si discorreva di libri, politica, teatro, musica, poesia, arte, fondando anche quella rivista, il mensile “L’Antologia”, alla quale erano abbonati da Dostoevskij a Collodi, da Stendhal a Manzoni e Leopardi, fino a Schopenhauer, Twain e Zola, Gide e Kipling.

Viesseux

In ogni epoca ci sono i rottamatori ed in ogni era il nuovo fatica a convincere ed a bucare le ragnatele del passato pesante. L’energia profusa da Vieusseux, dagli anni ’20 dell’Ottocento, sarà l’onda che si propagherà nelle pieghe cittadine di quella Firenze lontana da essere sia capitale che fulcro di un nuovo pensiero dopo quello elargito nel Rinascimento. Vieusseux che arriva sulle sponde dell’Arno e trova soltanto pregiudizi e indifferenza. Comincia a ritroso, come un lungo flash back cinematografico, con l’intellettuale arrivato all’ultima stagione della propria vita, che ricorda e ritorna al suo arrivo, alla conquista di una rispettabilità culturale, al coronamento di un sogno.

Incastonata dentro le celebrazioni per “Firenze Capitale”, fino al 2015 appunto, “La città dentro del Sig. Vieusseux”, titolo che dà eco all’amore per la sua città d’adozione, è un mosaico dove affiorano tensioni, volontà e personaggi, anche senza rispettare la filologica cronologia, ma che rende un buon servizio alla memoria del letterato per molti fiorentini riconducibile soltanto ad una piazza tra Rifredi e Lo Statuto. Vieusseux (grande lavoro per Stefano Luci, una robusta e calda voce che vibra, deus ex machina, ideatore del progetto, studioso, autore) è sorpreso tra l’incredulità di non essere accettato dai suoi nuovi concittadini e dall’incredulità invece di essere accolto nell’Olimpo e nel Gotha delle riviste e degli ospiti più in vista dell’epoca.

Viesseux 2

Curioso però che l’attuale direttore del Gabinetto Scientifico, Giuliano Da Empoli, anche se invitato, non fosse presente nelle varie repliche proposte nello spazio dell’Affratellamento (fondato più o meno negli stessi anni nei quali si svolge la vicenda, nel 1876). L’editore ginevrino era un illuminato, un uomo che ha reso celebre Firenze in Europa facendo da collante tra gli intellettuali dei paesi stranieri e l’Italia. Lo possiamo affiancare al collezionista Stibbert, o al mercante Bardini, in un’atmosfera fiorentina frizzante e ricca di fascino, di cambiamenti e stupore, portatori di una ventata di aria fresca, di novità: “La gente in basso è tornata a guardare in alto”.

Luogo centrale del plot è l’incontro-scontro (effettivamente avvenuto nel 1827) tra due assi all’interno del salotto: da una parte Alessandro Manzoni (Andrea Dezi ha piglio e corde vocali, tiene la scena e la conduce con sicurezza), delineato come sicuro di sé e affascinato dal gentil sesso, e Giacomo Leopardi, sì debole e remissivo quanto però battagliero e non così timido nel lanciarsi nella bagarre non solo dialettica.

Viesseux 3

A fare da ago della bilancia la signora del palcoscenico, “altro che Duse”, Adelaide Ristori (Lavinia Parissi eclettica e fiera, tragica e solenne), in un triste, perché ancora attuale, e divertente, riso amaro, scambio che, documentato e citato, evidenzia gli stessi difetti dell’epoca riscontrabili tutt’oggi. Di teatro parliamo e lei di teatro parlava, del Teatro per eccellenza, il fiorentino Della Pergola. Con astuzia e sagacia, con taglio critico ed ironico: “I pilastri di questo teatro poggiano sul fango”, e “I pilastri della società” di Ibsen quest’anno ha fatto da apertura alla stagione per la regia di Gabriele Lavia, “non offrono una stagione decente”. Lo stesso Lavia, che sarà il prossimo direttore del nostro teatro massimo, viene citato nel gioco di parole: “La via è chiusa”. Un gioco, ma fino ad un certo punto.

La città dentro del Signor Vieusseux” Ideazione, scrittura e regia di Stefano Luci. Ciurmastorta Teatro in collaborazione con il Comune di Firenze, Teatro L’Affratellamento. Costumi originali di Gabriella Fabiani per Nicla Trucco Professionale e Nicla Make Up Artist Center. Abiti: Adelaide Collezione Can Can. Con: Stefano Luci, Andrea Dezi, Giulia Vannozzi, Giovanni Zabban, Lavinia Parissi, Anthony Cannatella. Visto al Teatro L’Affratellamento, Firenze, il 7 marzo 2014.

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