Recensioni — 29/01/2019 at 07:56

Il dramma “borghese” di Macbeth precipita in una voragine in cui l’essere umano è destinato a soccombere.

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RUMORS(C)ENA – MACBETH – TSB – SERENA SINIGALLIA – Oscura ed enigmatica l’opera Macbeth riesce sempre a sfidare chiunque cerchi di portarla sulla scena, opera capace di presentificare, come nessun altra, la violenza che incombe per sprofondare negli inferi di un abisso in cui si mescolano la sanguinaria sete di potere, allucinazioni fantasmatiche e gli incubi espressione di un disagio interiore e di angosce violente. Affrontare oggi il testo di Shakespeare richiede un serio impegno per contestualizzare la vicenda nel nostro presente storico senza, però, snaturarne il significato più profondo e inalienabile. Il Macbeth visto al Teatro Stabile di Bolzano è una versione assai originale, ripensata in chiave borghese realizzata da Serena Sinigaglia, chiamata a dirigere un cast di bravi e convincenti attori, scelti dalla regista dopo un lungo lavoro di selezione tra i partecipanti alla terza stagione della Compagnia Regionale. Un percorso iniziato tre anni fa su cui il TSB e il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento hanno investito su risorse artistico umane del territorio, dando la possibilità di far partecipare un centinaio di attori e attrici nati o residenti in Trentino Alto Adige.

foto di Tommaso Le Pera

Per l’allestimento di Macbeth Serena Sinigaglia ha scelto sei di questi, affiancandoli ad altri cinque provenienti dalla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino. Per il ruolo di Macbeth ha chiamato attori/attrici del calibro di Fausto Russo Alesi e per  Lady Macbeth Arianna Scommegna. Due artisti superlativi per il carisma interpretativo capace di dominare sulla scena in no spettacolo a cui va riconosciuta la capacità della regista di raccontare il dramma senza bisogno di utilizzare i toni cupi, sanguinari, brutali fin troppo presenti nel repertorio teatrale convenzionale. Sfata tutti gli stereotipi e i pregiudizi di cui si è abusato fin troppo in molte altre regie per far emergere la parte più realistica del dramma. Un lavoro in sottrazione per puntare al fattore umano, alla tragicità che da carnefice si trasforma in vittima. L’ambizione che porta a commettere un omicidio è segno di una debolezza e fragilità intrinseca dell’essere umano incapace di agire nella vita senza ricadere negli stessi errori. Macbeth e la moglie sono un uomo e una donna come ne conosciamo tanti, una coppia come possono essere i vicini di casa della porta accanto. Con pregi e difetti che possono convivere insieme ma anche deflagrare irrimediabilmente.

foto di Tommaso Le Pera

La banalità del male in quanto tale non ha bisogno di essere rappresentata con caratteristiche orride e mostruose:«Macbeth e la Lady sono semplicemente due esseri umani nel senso più nobile della parola, perché in essi sopravvive ancora un barlume di coscienza, una luce che l’umanità tanto spesso ha smarrito nel corso della sua storia» – così scrive la Sinigaglia– ambientando la storia in un’atmosfera astratta senza riferimenti storiografici o iconografici per non cadere nel cliché del dramma medievale. Sceglie un sulfureo spazio dove la sabbia che compone la scenografia si trasforma in polvere e imbianca tutti i protagonisti, li trasforma in una sorta di fantasmi, occulta le menti e la vista, aleggia come una polvere ad oscurare la verità di chi si è macchiato del delitto più infame. Il centro gravitazionale è nella piccola voragine che si apre sulla scena in cui Macbeth appare calato dentro all’inizio: il prologo del dramma spiega quale sarà il destino che lo attende. La buca diventerà la sua tomba quando il corpo del traditore verrà seppellito e la testa decapitata.

Fausto Russo Alesi e Arianna Scommegna foto di Tommaso Le Pera

Ma non c’è volontà di creare una rappresentazione macabra, al contrario si percepisce come sia intenzionale raffigurare una vicenda dal volto umano. Serena Sinigaglia rilegge il testo con una lucida coerenza spiegando come l’essere umano possa cadere nella tentazione di desiderare il potere assoluto, senza però essere cosciente di determinarne le conseguenze nocive e auto distruttive. Determinante l’apporto della traduzione e dell’adattamento firmato da Letizia Russo.

Fausto Russo Alesi e Arianna Scommegna assumono le sembianze di una qualunque coppia borghese: sono i vicini di casa a cui ci rivolgiamo ogni giorno, senza sapere cosa nascondono nella loro vita privata. Uomini e donne all’apparenza innocui ma potenziali criminali nel momento stesso che emerge la follia per precipitare vertiginosamente nel baratro da cui non c’è possibilità di salvarsi. La scelta attenta e meticolosa del cast permette una recitazione corale dove ognuno ha la possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità caratterizzando i personaggi nei minimi dettagli, fisici, gestuali, mimici ed espressivi.

foto di Tommaso Le Pera

 

Il lavoro sugli attori è cesellato su ognuno di loro: Giovanni Battaglia, (strepitosa prova d’attore nel dividersi tra il ruolo di re e quello del portiere) insieme a Gianluca Bazzoli, Alfonso Genova, Noemi Grasso, Paolo Grossi, Sebastiano Kiniger, Stefano Orlandi ( nel ruolo di Banquo) Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Sara Rosa Losilla, Maria Giulia Scarcella, Elvira Scorza. Emergono dal buio dell’oscurità che racchiude lo spazio scenico, illuminato da luci vivide, agiscono con la consapevolezza di seguire un dettato registico sempre calibrato ed esente da enfatizzazioni a cui siamo stati abituati a vedere a teatro. Il corpo – attore/attrice diventa coprotagonista alla pari della drammaturgia: una fisicità che richiede un notevole impegno da parte di tutti. La scena del banchetto si trasforma in una danza sfrenata dissonante nei ritmi, volutamente eccessiva, stante a significare la perdita della ragione. La mimica gestuale, la prossemica, il grottesco raffinato come nel caso delle streghe androgine apportano allo spettacolo il giusto valore di sottrarre la tragedia di Shakespeare ad una rappresentazione convenzionale che nulla avrebbe tolto e nulla aggiunto per non rischiare.

 

 

foto di Tommaso Le Pera

Visto al Teatro Comunale Teatro Stabile di Bolzano il 15 novembre 2018

 

Macbeth di W. Shakespeare

regia di Serena Sinigaglia

traduzione ed adattamento Letizia Russo

Costumi di Katarina Vukcevic realizzati dagli allievi del biennio specialistico dell’Accademia di Belle Arti di Brera coordinati da Paola Giorgi, scene di Maria Spazzi, light design di Gerardo Buzzanca, colonna sonora di Sandra Zoccolan.

 

 

 

con Fausto Russo Alesi, Arianna Scommegna e Giovanni Battaglia, Gianluca Bazzoli, Alfonso Genova, Noemi Grasso, Paolo Grossi, Sebastiano Kiniger, Stefano Orlandi, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Sara Rosa Losilla, Maria Giulia Scarcella, Elvira Scorza

Produzione Teatro Stabile di Bolzano e Centro Servizi culturali Santa Chiara Trento Coordinamento Teatrale Trentino

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