Recensioni — 27/11/2023 at 08:31

La pienezza della perdita – Crine di Lenz Fondazione

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RUMOR(S)CENA – PARMA – Nella concezione creativa di Lenz il Teatro, per essere tale, deve andare oltre la semplice rappresentazione o manipolazione estetica del reale per essere vera e propria generazione di un mondo dentro l’universo della nostra percezione e non solo, proprio per la sua capacità di coinvolgere la stessa metafisica del vero. Così anche in Crine – Ermengarda Oratorio l’intuizione di un più profondo nucleo significativo, quasi in forma ultra-sensoriale grazie anche all’essenziale contributo dell’attrice sensibile (che è soprattutto una attrice e basta), precede ed attiva un processo di effrazione del testo pre-scelto, una sorta di sua scarnificazione lirica che coinvolge la stessa singola parola in una polverizzazione, quasi, che la trasforma in ‘lievito’ per fecondare in drammaturgia e imagoturghia la vita di questo nuovo, ma già esistente proprio nel suo nascondimento, mondo che man mano va componendosi in scena.

crediti foto Elisa Morabito

Se l’intuizione/ideazione è naturalmente comune, poi nella trasformazione immagino-creativa si esercita la mano di Francesco Pititto, mentre nella strutturazione, sensoriale e figurativa insieme, di quel mondo c’è lo sguardo di Maria Federica Maestri. Della manzoniana tragedia Adelchi questo nucleo intuito/percepito è Ermengarda (il cui nome storico sarebbe Desideria e questo qualcosa significa) ed il suo sentimento, gocciolante in scena come il sangue da una ferita aperta. Questa vera e propria ‘apparizione’ performativa è l’ultima fatica di Lenz Fondazione e il secondo lavoro manzoniano nel 150° anno della morte dello scrittore, e, come quasi tutte le loro creazioni,  è uno spettacolo, coerentemente alle forme e alla genesi della sua ideazione, legato al luogo specifico ‘dentro’ al quale viene concepito e rappresentato.

crediti foto Elisa Morabito

Questo evento, infatti, accade, sempre in significativa ‘coincidenza’ (di intenti e di suggestioni direi), in quella che oggi è Galleria San Ludovico a Parma, in realtà una antica chiesa sconsacrata nel 1860 (poi, tra varie peripezie, addirittura adibita a centrale elettrica) ma in origine, intorno all’anno 1000, dedicata dal Vescovo, con nome espressivamente longobardo, Sigefredo a San Paolo per custodire le reliquie di Santa Felicola, martire (di matrimonio anch’essa in fondo) romana di epoca imperiale.

Sotto le sue antiche volte, che trasudano e riflettono, rimandandosele l’une alle altre, le concrete suggestioni di quei nomi e di quei tempi, quasi a intimidire suggerendo i modi del transito scenico, la installazione di Maria Federica Maestri è una mappa fatta di punti, di linee e di transiti da interpretare, di cui le aste lignee (alte come le medievali lance per la caccia ai cinghiali) costituiscono gli snodi attorno ai quali si dipana la narrazione. Sullo sfondo immagini-metafora, nel più puro senso benjaminiano, in cui, tra cinghialesse e lumache in riproduzione, i significati rintracciati si ‘trasferiscono’ per essere illuminati, e dentro questo luogo, enfatizzando le ferite che la storia ha inferto su di esso, l’attrice sensibile, la molto dotata all’arte della recitazione Carlotta Spaggiari, gioca la sua partita con la vita e con l’altro, gettando la sua atletica ombra di racchetta munita sullo schermo di luce, fugge e si divincola dal martirio di un ripudio che il suo amore non accetta e che subisce, simile alla violenza di un contemporaneo e purtroppo attualissimo ‘femminicidio’, fino alla morte.

crediti foto Elisa Morabito

Anche questa (la morte) ‘accade’ nella trasfigurazione commovente dei famosi versi manzoniani “sparse le trecce morbide/sull’affannoso petto/lenta le palme, e rorida/di morte il bianco aspetto” nel crudo ma lirico elenco degli stati e degli atti d’animo della protagonista: “Morte Muori Pupilla / Spiro Ansia Invidiata Pallida / Ratto Immobile / Offesa Pace”.

Per riempire di vita questa creazione, che, come nella più intima etica del Manzoni delle Tragedie, si affaccia alla morte ‘inspiegabile’, è dunque necessaria questa presenza che è recitazione e distacco, che affonda nello stesso pensiero estraneo di sé dell’attrice, ma anche partecipazione e immedesimazione che si precipita nel suono di una voce che media, senza mai andare oltre la misura e fino al grido, l’asprezza ed il dolore che la parola provoca in chi la pronuncia ma anche in chi l’ascolta.

Il tutto immerso in una atmosfera sonora che il suo creatore Roberto Donati definisce espressione “di un lato performativo, di composizione istantanea, uno spazio di invenzione flessibile”, una suono-grafia che duetta, in sintonica melodia o anche in contrappunto, con la protagonista e la sua voce fluida e mutevole. Purtroppo la presenza dal vivo del musicista compositore (il contrabbasso doveva essere l’ultima delle lance in scena, ”la più viva, la più ferale”) è stata impedita causa Covid ed è stata sostituita da una efficace ma inevitabilmente meno coinvolgente registrazione.

crediti foto Elisa Morabito

Insieme alla video-installazione I promessi Sposi, questo spettacolo non rappresenta tanto un omaggio rituale ad Alessandro Manzoni ma è una nuova tappa del percorso che Lenz conduce da qualche tempo intorno ai padri del bell’idioma, per indagarne i riflessi nella contemporaneità, dopo i progetti Lenz Lecturae Dantis del 2021 e Lenz Per Pier Paolo Pasolini del 2022. Un luogo, quello di Galleria San Ludovico di Parma, che si è rivelato magico per una rappresentazione che però, come le migliori, va ben oltre il suo essere spontaneamente site specific. Un evento raro molto applaudito.

Visto alla Galleria San Ludovico di Parma il 22 novembre 2023

CRINE. ERMENGARDA ORATORIO. Da Adelchi di Alessandro Manzoni. Creazione Maria Federica Maestri, Francesco Pititto. Drammaturgia, imagoturgia Francesco Pititto. Installazione, composizione Maria Federica Maestri. Interprete Carlotta Spaggiari. Musica live Roberto Bonati. Cura Elena Sorbi. Organizzazione Ilaria Stocchi. Ufficio stampa, comunicazione Elisa Barbieri. Diffusione, cura grafica Alessandro Conti. Cura tecnica Alice Scartapacchio, Dino Todoverto. Assistente Giulia Mangini. Coproduzione Lenz Fondazione, ParmaFrontiere Associazione Culturale, Festival Natura Dèi Teatri.

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