Recensioni — 26/11/2021 at 11:32

Una scimmia da accademia

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Tratto e ispirato al racconto di Franz Kafka Una relazione per un’accademia”, La scimmia di e con Giuliana Musso è una drammaturgia che riesce, come non spesso succede, a cogliere l’ironia che sempre percorre la trama della narrazione dello scrittore boemo, anche quando sprofonda dolorosamente nella tragica grammatica di una vita e della Vita. Una ironia che talora balugina in quegli improvvisi risvolti comici che informano il grottesco della sua esplorazione dentro di sé, e dunque dentro l’umanità, e che, soprattutto, consente quello sguardo traverso, più che distaccato, indispensabile a condurre lui e noi a quella consapevolezza che sola ci fa, non tanto sopravvivere, quanto addirittura vivere.

Dunque una ex scimmia, un giovane maschio, unica sopravvissuta di una sanguinosa caccia africana e costretta in gabbia, per sfuggire alla sua prigionia decide di adattare se stesso agli usi degli uomini suoi carcerieri e torturatori. Lo fa tanto bene da acquisire la parola e trasformarsi in uomo, o meglio da assumere perfettamente i suoi gesti, i suoi modi e anche i suoi pensieri, ma come sospesi e, così, senza radici. In fondo solo recitando (come molti) a fare l’uomo e compiendo infine il suo destino nel “Cabaret”. Eccolo ora che davanti a noi, consesso di spettatori (accademici) mette in scena la sua storia e con essa il suo dolore.

Potremmo definirla una sorta di educazione sentimentale di una personalità, forse metafisicamente libera, ma inevitabilmente imprigionata nella gabbia di una società (patriarcale o patriarcalizzata) che, quasi per sua natura e senza neanche consapevole cattiveria, imprigiona e tortura fino a che, tutti, ci facciamo sue piccole parti con meno coscienza possibile. Essendo in questo intimamente antiroussoviano, il racconto demolisce ogni mitologia e mitografia del buon selvaggio, cogliendo quella soluzione di continuità, tra scimmia e uomo e dunque tra libertà e sottomissione, che il mondo e la società borghese impone a tutti, dominanti e dominati insieme. Un distacco che è il prezzo dovuto per farne parte.

Giuliana Musso

Tralasciando la più famosa “Metamorfosi” e citando invece un altro grande personaggio kafkiano, il protagonista de “Il Castello” nelle parole di Piero Citati, anche questa scimmia/uomo è “il capro espiatorio” dell’umanità che si immola per gli altri uomini; non per vincere il demoniaco e cacciarlo dal mondo, ma per portarlo alla luce lasciandolo nel suo orrore e nel suo fascino di tenebra, permettendo così agli uomini di conoscere – <<senza colpa o quasi senza colpa>> – quel peccato tremendo che egli aveva commesso”. Dentro tutto questo, che la riscrittura di Giuliana Musso coglie come detto con rara sensibilità, un doppio gioco di travestimento scenico, innanzitutto di genere che ripropone nella recitazione en travesti il doppio percorso di straniamento e alienazione che riguarda la sofferenza della donna dentro questo patriarcato, e come a questo riguardo non ricordare l’icastico “La donna Scimmia” di Marco Ferreri.

Giuliana Musso

E poi tra verità e maschera che l’attore porta con sé come un marchio a fuoco, un marchio anche di solitudine e di alienazione su una ribalta dove un povero Charlot e il suo bastone da passeggio si sforzano di ricordarci chi eravamo, chi siamo e chi potremo o avremmo potuto essere. La drammaturgia dunque mantiene una stretta fedeltà all’epos narrato, ormai traslato quasi a mito, e così ne può esporre in scena i meccanismi, e con essi, i significati più profondi. Uno spettacolo capace di trarre a sé, profondo, ben scritto e altrettanto ben condotto in scena dalla stessa Giuliana Musso, le cui grandi qualità interpretative sono evidenti e ben valorizzate. Certamente una occasione di riflessione nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, tema che un po’ riassume su di sé le distorsioni di una società forse stanca di sé stessa ma ancora titubante a percorrere nuove strade.

La scimmia di e con Giuliana Musso. Traduzione Monica Capuani. Una produzione “La Corte Ospitale visto nell’ambito della XVII edizione del Festival dell’Eccellenza al Femminile, diretto da Consuelo Barilari, alla Sala Mercato di Genova il 24 novembre.

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