Recensioni — 25/02/2024 at 05:32

Fantozzi. Una tragedia,”maschera” della Commedia dell’Arte.

di
Share

RUMOR(S)CENA – GENOVA Nei giorni difficili di lavoro che sfugge, di tempo necessario al pensiero, di ore da dedicare al piacere di vivere, Genova ritrova due miti che il tempo ha legato in unica inscindibile immagine popolare e forte e li porta a teatro. Messo in scena da Davide Livermore al Teatro Ivo Chiesa “Fantozzi. Una tragedia” costruito sulla drammaturgia di Gianni Fantoni, Davide Livermore, Andrea Porcheddu e Carlo Sciacclauga, celebra e fissa con fantasia colorata ed attenta, la creatura e l’attore. Così che coincidono in un tempo lungo Fantozzi e Villaggio. Il personaggio e l’attore squisito, autore di racconti imperdibili messi insieme in romanzi di culto.

Partendo dal primo “Fantozzi”, anno 1971, edito da Rizzoli, e diventato capofila di una serie di successi che consacrarono il ragioniere italiano al lavoro, depresso come un insulto costante, e lo fecero mito popolare e un po’ plebeo rinchiudendo il suo autore ed immagine nel bozzolo morbido del successo. Non è un mito in liquidazione quello di Villaggio/Fantozzi, e neppure un falso mito, è una “maschera” come quelle della Commedia dell’Arte che fissarono i vizi ed i pregi di una gente in fatica e di cui chi vuole si prende qualcosa o prova ad esserne erede, padrone bugiardo, servo fedele, imitatore appassionato, spostando in un tempo distante quello della loro immaginaria vita.

Fantozzi ph Nicolò Rocco Creazzo

Provano a dircelo dal palcoscenico del Teatro Ivo Chiesa un manipolo di attori, capitanato da Gianni Fantoni che ha spirito, fisico, psicologia e storia che calza a pennello, fino a combaciare con “quell’italiano medio non più giovane e sempre sconfitto”, e guida tutti gli altri al gioco delle composizioni di personaggi familiari ai più e di storie divise in capitoli dalla nuova e divertita scrittura a otto mani, che ha scelto per ispirazione i primi tre libri, cercando di saltare il ricordo dei film di successo. Con Paolo Cresta, Cristino Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Lodovica Iannetti, Valentina Virando, tutti occupando più spazi e irruenze fantasiose, ma privilegiandone quella prima, quella che calza loro a pennello, così che il gioco funziona e combacia prodigiosamente con la memoria dei fedeli ai modelli che la storia fissò come in un album di figurine.

Fantozzi ph Nicolò Rocco Creazzo

Così a Valentina Virando è dato il compito di far vivere la mortificazione costante della signora Pina e a Ludovica Iannetti quello della giovane Mariangela in perfetta triangolazione familiare nel tira e molla di sgarbati comportamenti. Ma Paolo Cresta è un Calboni esemplare, geometra di villana memoria e divertimento sprezzante, Lorenzo Fontana offre il suo divertimento all’invadente signorina Silvani, Rosanna Gay è contessa dai molti cognomi a ricalco di protagoniste del bel mondo di allora, Marcello Gravina è fornaio d’esuberante presenza burina, Cristiano Dessi è il ragioniere Filini che condivide umiliazioni e disappunto e Simonetta Guarino ha il compito di condensare la memoria del dizionario diventato cult generazionale.

La girandola creata da Livermore funziona, grazie alle invenzioni a ricalco ed al gioco di geometrie colorate della scena di Lorenzo Russo Rainaldi, unico accenno alla forma del cinema, ed alla fantasia dei costumi di Anna Verde capaci di fare rumore in silenzio. Rimangono le citazioni preziose, le allusioni demenziali, la bonaria filosofia da tragedia rivista inseguendo per un attino Sofocle e Shakespeare. C’è il gioco sottile di Villaggio a intrecciare i fili con quello di Fracchia, e davvero Fantoni mette in atto il prodigio, non imitativo ma di adesione e somiglianza che confonde le idee e lascia sorpreso sguardo.

Con battute che il pubblico conosce a memoria ed anticipa scavando tra i propri ricordi, ed applaude volentieri nel ritorno all’indietro, al tempo in cui vera regina del gioco era la “bianchina”, diventata ora personaggio e ritornata per un momento signora della scena. Molto amore, memoria e possesso orgoglioso tra il pubblico genovese. Vedremo poi se in altre città si ripeterà il gioco.

Visto al Teatro Ivo Chiesa di Genova il 6 febbraio 2024

Produzione Teatro Nazionale di Genova, Enfi Teatro, Nuovo Teatro Parioli, Geco Animation

Share
Tags

Comments are closed.