Danza — 24/12/2017 at 11:26

“Questo lavoro sull’arancia”: iconoclasta, coraggioso, divertente

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PORCARI ( Lucca) – L’ultimo appuntamento della rassegna SPAM 2017 ha visto come protagonista Marco Chenevier, coreografo, danzatore, regista e attore attivo tra Italia e Francia (Romeo Castellucci e Cindy Van Acker, Cie CFB451 in seno al CCN di Roubaix, Cie Lolita Espin Anadon) con il suo ultimo spettacolo Questo lavoro sull’arancia. La sua creazione esprime un bisogno di ricerca di forte e totale interazione col pubblico. Come se il pubblico fosse pronto e preparato alla bi-direzionalità della performance o comunque sempre partecipante attivo in un feedback con gli artisti. La scommessa in atto è l’improvvisazione, il gioco, sia pur guidato, la reazione soggettiva e anche di gruppo da parte del pubblico, alle provocazioni ripetute degli artisti in scena, che ricorda certe performance dadaiste d’inizio secolo scorso di contaminazioni provocatorie non certo congeniali alla danza ingessata del tempo. Quindi si presenta come un lavoro iconoclasta, coraggioso tanto quanto divertente e leggero perché aperto ad una scommessa mai uguale e che si rinnova ad ogni replica. In scena due danzatori Alessia Pinto e lo stesso regista, vincitore di molti premi internazionali fra cui il Be Festival di Birmingham, oltre che a un tecnico seduto non dietro il pubblico ma di lato sulla scena, munito di computer in grembo (Andrea Sangiorgi), dal cui strumento informatico, essenziale per le dinamiche interattive di tempi e di spazio-azione, lancia stimoli interattivi sia verbali che sonori fra performer in doppio canale verso e col pubblico oltre che in forma di voce meccanica.

 

 

foto S. Mazzotta

Un pubblico molto numeroso e divertito quello di Porcari, anche perché si trattava di una prima regionale, sollecitato dalle opportunità di feedback che gli sono state offerte fin dall’inizio del lavoro e cioè fin dalla consegna della “merendina” col biglietto in mano. Allo strappo infatti veniva consegnato dalle maschere un sacchetto di carta con dentro: un’arancia con un fazzolettino (forse per chi si sarebbe anche mangiata l’arancia?), una galatina, cicchetto-biscottino al latte, un cartoncino per fare aeroplanini da scagliare in scena per interrompere lo spettacolo come ci viene più volte ordinato e/o consigliato di fare da seduti al nostro posto (per la verità ci aspettavamo anche dei pop corn data la fiction cine-TV in atto, ispirata dal Cinema d’Autore). Il lavoro parte da una piattaforma tipo set fra teatro e palestra, una sorta di TV performativa non in WEB ma dal vivo dove il pubblico, se agisce, guadagna ( o perde) da 5 a 50 euro a seconda della prestazione e della disponibilità ad accettare il contratto-spedito in voce da computer del tecnico e attori performer. E fin qui il gioco è anche buffo, da scuola media, spiazzante. Che tutto parte da un pretesto, una rilettura del geniale film di Kubrick L’Arancia meccanica, ed è qui usato a spunto di una performance che assomiglia a un quiz (la stessa sera era in TV RAI 2, la ripresa de Indietro tutta di Renzo Arbore, parecchi milioni di audience in Italia). Se andare a teatro, se frequentare luoghi dove la presenza fisica, l’esserci del pubblico e degli attori comporta il coinvolgimento a tutto tondo a cominciare dal tirare aeroplanini di carta fra pubblico e scena (un mix un po’ video games un po’ avanspettacolo-scuole medie), il gioco si fa più duro quando la tensione monta per l’escalation delle situazioni a cui il pubblico è sottoposto nell’interazione comandata.

Azioni di crudeltà sadomaso però in climax cinico-scherzoso nei confronti della ragazza ( Alessia Pinto) da parte dello spietato quanto infantile uomo in fase di svezzamento visto che si dichiara intollerante al latte( Marco Chenevier), ispirate dalle scene di violenza di Arancia meccanica con il finale liberatorio per la donna, che in una sequenza di apparente sottomissione viene bloccata ai polsi per gettarle addosso dall’aguzzino secchiate di latte e arance spremute, lei nuda in una vasca finta piscina, dove anche qualche ospite-spettatore coinvolto nella fiction ma sempre e per finta, si spoglia. Ecco qui a questo punto, in una scena interattiva che svolta e risolve gli interrogativi e i dubbi di chi osserva, irrompe una sorta di sbigottito horror vacui. Questo continuo spostamento di ruoli funzioni e finzioni crea in uno spettatore non più di tanto coinvolto o forse renitente anche per un etica di giusta distanza che sola forse, può facilitare un tentativo di comprensione di ciò che accade, un corto circuito di senso. Il richiamo di memorie associative al lavoro del Living è quasi automatico.

Però in distanza abissale rispetto all’eterogenesi dei fini delle creazioni artistiche. Senza evocare il fantasma di Aristotele e la catarsi-non è questo Teatro, ma ricerca della giovane Danza contemporanea internazionale, anche se i generi le categorie pare siano esplose nei loro paletti meta, l’impressione è che questo lavoro dovrebbe evolvere verso qualcosa di davvero nuovo, senza per questo necessariamente proporsi di educare e/o comunque orientare il proprio pubblico della danza o delle arti performative in genere. Forse sarebbe necessario escogitare una chiusura meno confusionale che non sia quella- semplicistica e parecchio rozza dell’immagine del pubblico che lancia ceste di arance sul carnefice della povera vittima, peraltro sorridente. Ma poi, lanciare arance intere addosso al crudele Chenevier gli farà davvero male fisicamente? e il latte versato sulla vittima sarà stato un bagnoschiuma? È catartico? È terapeutico? È irriverente verso il regista cult? segnali ambigui che spesso la danza contemporanea ci ha magistralmente restituito in forma di suggestione simbolica, e in questo lavoro che rivisita un classico della cine-letteratura psichiatrica sado-maso invece vogliono essere trattati secondo il manifesto poetico programmatico del regista. Signori e signore: il delitto è servito

di Marco Chenevier

con Marco Chenevier e Alessia Pinto

scene e disegno luci Andrea Sangiorgi

produzione TiDA Theatre Danse

residenza ALDES

Visto a Porcari (Lucca) , SPAM! rete per le arti contemporanee, il 13 dicembre 2017

 

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