Spettacoli, Teatro, Teatrorecensione — 23/02/2016 at 23:25

Una legge per gli ignoranti: Il sindaco del rione Sanità

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“Io sono morto nel rione Sanità il il 10 settembre 1960”.

PRATO – La fine è anche l’inizio de Il sindaco del rione Sanità, una delle opere più controverse e criticate di Eduardo De Filippo. Scritta nel 1960 e pubblicata all’interno della Cantata dei giorni dispari è stata riproposta da Marco Sciaccaluga che ne ha curato la regia e ha scelto di affidare la parte del protagonista Don Antonio Barracano ad Eros Pagni, una coproduzione delle Compagnie dei Teatri Stabili di Napoli e Genova. Lo spettacolo inizia, per volontà registica, con un flashback molto cinematografico. Eros Pagni è al centro del palcoscenico. È morto e ricorda il momento in cui è accaduto, mentre sul fondo sono seduti in fila gli altri personaggi che formano un coro. Dopo il buio la scena viene allestita come una sala operatoria casalinga, con tavoli coperti da lenzuola bianche. Il professore Fabio Della Ragione (Federico Vanni), che collabora con Barracano da trenta anni, cura “pazienti” coinvolti in controversie o regolamenti di conti da fare passare sotto silenzio. Nella sua casa infatti Barracano riceve quotidianamente per le udienze delinquenti comuni, usurai e bottegai, che gli chiedono di sistemare controversie che tiene archiviate nel suo studio insieme al Codice penale in bella vista. Nel rione Sanità viene esercitata una giustizia “fai da te”, per cui chi ha santi protettori va in Paradiso e chi non ne ha va da Barracano. Tra i vari casi si presenta quello di Rafiluccio Santaniello che dichiara di volere uccidere il padre che lo ha disconosciuto e diseredato. Per ascoltare entrambe le “campane”, Barracano convoca il padre di Rafiluccio, Arturo Santaniello panettiere, e poi lo va a trovare in negozio per avvertirlo delle intenzioni del figlio ma lì viene ferito a morte. Muore poco tempo dopo durante una cena alla quale sono invitate le persone alle quali aveva offerto aiuto e che di fronte all’omicidio mostrano completa omertà.

Don Antonio Barracano contro Arturo Santaniello - AgCubo

Nella drammaturgia originale mantenuta anche dal regista il protagonista Don Antonio Barracano si ispira ad un personaggio realmente esistito, un tale Campolungo, che come racconta De Filippo faceva il mobiliere ed andava a trovarlo in camerino quasi a tutte le repliche. La figura di Barracano è stata mal interpretata dalla critica, che in alcuni casi lo ha considerato come un capo camorra e addirittura un precursore del padrino di Francis Ford Coppola. De Filippo invece era di tutte altre intenzioni. Non c’è dubbio che Barracano sia un delinquente – curioso è il fatto che il cane si chiami Malavita – nella misura in cui decide di applicare la giustizia in forma clandestina, minacciando se necessario e specificando che per commettere crimini nel rione Sanità tutti devono chiedergli prima il permesso. Tuttavia, è anche un idealista fiducioso nei confronti della legge ma non degli uomini, che la ignorano e non sanno applicarla. Per questo motivo è necessario farsi giustizia da sé. Barracano quindi è una persona onesta soltanto in potenza. L’unico personaggio portatore di un senso alto della giustizia è il professore, che nel finale decide di redigere un referto veritiero sulla morte di Don Antonio dichiarando di desiderare “un mondo un po’ meno rotondo e un po’ più quadrato”.

Don Antonio Barracano morente -AgCubo

La scenografia basata su un interno di campagna e uno di città è volutamente minimale per dare risalto all’interpretazione degli attori. Su tutti spicca Eros Pagni per il timbro della voce, l’intensità e l’energia fisica. Tutti gli altri sono ben amalgamati tra loro e creano un piacevole contorno, intervallato a tratti da sceneggiate melodrammatiche che fanno respirare l’aria di Napoli. Eccezione fatta per l’incipit la regia di Sciaccaluga è aderente alla concezione che De Filippo aveva dell’opera e del suo protagonista. Barracano è un personaggio contraddittorio perché desidera il bene ma pratica il male. La sua morte è da intendersi quindi come una liberazione da un sistema corrotto. Come lui stesso dichiara all’inizio, “la morte non tene crianza”, ma probabilmente un merito in senso shakespeariano ce l’ha, perché “chiude la ferita della vita”.

Il caso Nait contro Palommiello - AgCubo

Visto al Teatro Metastasio il 6 febbraio 2016.

Il sindaco del rione Sanità

di Eduardo De Filippo

con Eros Pagni,
Maria Basile Scarpetta, Federico Vanni,
Gennaro Apicella, Massimo Cagnina,
Angela Ciaburri, Orlando Cinque,
Gino De Luca, Rosario Giglio,
Federica Granata, Luca Iervolino,
Cecilia Lupoli, Marco Montecatino,
Gennaro Piccirillo, Pietro Tammaro
regia Marco Sciaccaluga

scene Guido Fiorato
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Andrea Nicolini
luci Sandro Sussi

produzione Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Napoli

 

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