Festival(s) — 21/11/2023 at 10:53

Testimonianze Ricerca Azioni 2023 – La chiusura

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Si è conclusa domenica 19 novembre la quattordicesima edizione del Festival di Teatro Akropolis di Genova, Festival che abbiamo scoperto con piacere ed interesse essere man mano diventato, non tanto e non solo ‘multidisciplinare’, quanto piuttosto ‘trans-disciplinare’, mescolando incontri estetico/filosofici e approfondimenti, e sovrapponendo con coerenza in tutta la sua durata, drammaturgia e musica, innovazione e migliore tradizione, cinema e performance, circo e danza (con il consueto e raro appuntamento con la danza Butō) e, appunto, un denso calendario dedicato al Teatro di Figura.

Un Teatro quest’ultimo che sta meritando sempre maggiore attenzione ma spesso ancora adesso, soprattutto per quanto riguarda quello di Marionette e Burattini, limitato ad eventi molto settorialmente specializzati, cosa che rende l’apertura di Akropolis e del Festival ancor più meritevole, avendo offerto un confronto a più dimensioni. Infatti l’ultima giornata, dopo la pre-apertura di studio di Ottobre a questo teatro dedicata, e l’attesa sorpresa di “Is Mascareddas” di cui si è parlato, è stata interamente dedicata a due tra gli esponenti più noti e rilevanti di questa specifica dimensione estetica, e cioè Claudio Montagna, creatore del “Teatro da Tavolo”, e il burattinaio veneto Gigio Brunello. Il primo ha presentato due spettacoli, in una sala appositamente predisposta di Villa Durazzo Bombrini a Genova Cornigliano, l’uno, e il più famoso, Modàfferi che abbiamo già recensito su queste pagine, con due repliche, l’altro, meno noto e rappresentato, Tarzan su cui è giusto spendere qualche parola:

Tarzan

Rappresenta io credo, pur in piena fedeltà con le dinamiche rappresentative del Teatro da Tavolo, una sua evoluzione ed un suo arricchimento, ove la più accentuata figuratività ben si confà ad un raccontare che penetra con una delicatezza straordinaria e con un altrettanto profondo acume drammaturgico i misteri della Natura e, in particolare il mistero del rapporto tra l’uomo e la natura, con le piante e i cosiddetti animali che la popolano insieme a lui, un rapporto che trova soluzione nel drammatico discrimine della scelta, quella scelta tra bene e male, tra vita e morte, che ci è stata atttribuita (imposta forse) alla cacciata dall’Eden. È una sorta di ribaltamento, dunque, della tradizionale direzione ricavata dal romanzo di Edgar Rice Burroughs (e di fumetto e film), quasi una smentita del suo clima klipinghiano da superiorità dell’uomo(bianco). Il narratore drammaturgo ci conduce fino alla conclusione del famoso romanzo del 1923 per poi costruire un finale diverso e alternativo, che ha tono e colore di una parabola ecologica, quasi. Tarzan che per amore ha raggiunto la civiltà oltre il mare, ne è deluso e ritorna alla foresta perduta, ma la scelta fatta è irreversibile.

Claudio Montagna_ Tarzan

Ora appartiene all’Umanità, è un essere umano che ha perso la sua naturale spontaneità per diventare prigioniero delle sue scelte fino al tragico esito di queste. Qui al tradizionale computer portatile che fa da sfondo e appoggio alle fantasiose scenografie e ai personaggi in sagoma, dietro il quale con grande sapienza narrativa, ma anche recitativa, Claudio Montagna sviluppa il suo discorso/giudizio, si aggiungono coloratissime figure e maschere che nel loro muoversi trasfigurano la loro bidimensionalità in una prospettica trimensionalità che configura il macrocosmo che sorge dal microcosmo della nostra intimità quando finalmente prende la parola.

Di e con Claudio Montagna.

Il secondo ospite Gigio Brunello invece, montato in un’altra stanza di quella stessa Villa il mondo irreale e per questo profondamente reale in cui navigano e in cui trovano vita e legittimazione, le sue molte storie, ha presentato:

Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei Cieli.

Con questo spettacolo entriamo nel pieno del teatro dei burattini, che con quello della marionetta rappresenta la profonda tradizione da cui si genera il Teatro di Figura, un mondo però singolarmente e originalmente interpretato sia nella espressività figurativa dei pupazzi/attori sia nello scenario che, essendo un carcere, anziché aprirsi sembra chiudersi in una claustrofobica coabitazione che coinvolge infine anche il burattinaio narratore. Sono, i protagonisti della narrazione drammatica, due dei bellissimi personaggi scolpiti nel legno che Gigio Brunello costruisce con le sue mani nel grande laboratorio che, in filmato, è stato mostrato nel corso della citata giornata di studio. Sono, in un certo senso, la prova provata di come le cose sappiano esprimere, parlare e recitare come e talvolta, seppure in maniera diversa, meglio degli esseri umani. Si tratta di una drammaturgia originale di Brunello e di Gyula Molnar, da anni suo collaboratore che cura anche la regia, e racconta di un singolare ma chissà, non del tutto improbabile, almeno dal punto di vista dell’immaginazione, incontro tra le sbarre di Gesù di Nazaret e Pinocchio, entrambi incarcerati ciascuno per le sue presunte colpe (o anche innocenze). Niente e nessuno di più diverso si direbbe, eppure tra il Dio che si è fatto Uomo incarnandosi e il Burattino che diventa Bambino, incarnandosi anch’esso, un punto di contatto trasversale e ribaltato, a metà strada chissà, può forse essere ‘inventato’. Una strana storia che nell’oscurità che, ricca di rumorosamente musicali onomatopee, la circonda e sembra incontrastata a celare chi muove quelle bellissime figure, mostra le luci di una ironia e spesso di una comicità che chiama la risata e fa respirare il cuore.

Gigio brunello_beati i perseguitati

Dialogo tra Gesù nazareno e Pinocchio incarcerati. Di Giogio Brunello e Gyula Molnar. In ‘baracca’ Gigio Brunello. Scenografia e burattini Gigio Brunello. Scenofonia Lorenzo Brutti.   

Gigio brunello_beati i perseguitati

Un appuntamento di rilievo questo che ha felicemente concluso il Festival “Testimonianze Ricerca Azioni” della compagnia Akropolis, artisticamente diretta da David Beronio e Clemente Tafuri, e organizzativamente nelle mani di Veronica Righetti, tra la bella Sala di Genova Sestri, recentemente ristrutturata, e le sale della storica Villa Durazzo Bombrini di Genova Cornigliano.

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