Recensioni — 21/11/2019 at 12:38

Se il teatro punta allo “Shock: la Sicilia ai tempi del golpe Borghese

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RUMOR(S)CENA – SPAZIO ZO – CATANIA – “Shock in my town” scritto e interpretato da Turi Zinna e con la regia di Federico Magnano San Lio, è uno spettacolo che si presta a interessanti questioni di estetica teatrale: l’autore nell’affrontare il suo lavoro creativo ha sempre dimostrato una spiccata sensibilità in questo senso. Non si tratta di un testo di narrazione legato a storie di mafia, ma è una perfomance nella quale la vicenda si disarticola e si dispiega sui diversi piani dell’esposizione dal vivo accompagnati dal ritmo di musiche elettroniche gestite in consolle dal protagonista attore/narratore . Una scelta che incrocia la lettura del testo: Turi Zinna sembra avere legato nella mano uno smartphone su cui legge i brani e controlla quanto accade in scena dove un apparato di schermi ha il compito di riprodurre potenzialmente all’infinito l’immagine di un killer, capace di rendere esplicita l’artificiosità dell’operazione. Mette in chiaro che quella non è la realtà ma è la sua mimesi artistica dal pieno significato politico.

 

Parla di una realtà della città di Catania e della Sicilia che però, a loro volta, sembrano avere nel dna una deteriore e quasi sempre colpevole vocazione teatrale, intesa come mistificazione e fuga dalle responsabilità. Ad essere raccontato, tra il reale e l’immaginario, è una fase storica di questa regione: in particolare la mafia e settori oscuri dello Stato (difficilmente e dolorosamente poco distinguibili gli uni dagli altri) in cui si trovano a confrontarsi col tentativo di golpe ordito da Junio Valerio Borghese. Un’azione dettata dall’estrema destra, tentato e fallito in extremis nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970, mentre la “cupola” dei mafiosi è in riunione a Catania, a poche centinaia di metri dall’abitazione del protagonista (in via Etnea, a casa di Pippo Calderone), dove si trovano anche Luciano Liggio, Masino Buscetta, Totò Greco Cicchiteddu, Binnu Provenzano. Viene chiesto di arrestare coloro che si sarebbero opposti al golpe Borghese ma i mafiosi rifiutano radicalmente di comportarsi da “sbirri”.

 

 

“Shock in my town” detiene una scrittura colta e sostanzialmente frutto di un’onesta e ostinata ricerca teatrale nel tentativo di capire il presente della città e dell’intero Sud Italia. Capace di addentrarsi nei meandri più oscuri, maleodoranti e violenti della storia italiana e siciliana del secondo dopoguerra; e al contempo si apre a soluzioni formali tratte da culture e da esperienze artistiche, musicali e figurative, della contemporaneità urbana occidentale. Il risultato non è sempre convincente, soprattutto quando la ricerca formale, proprio per mantenersi legata ai nuovi linguaggi della contemporaneità, cade in un intellettualismo che, al di là della volontà dell’artista (espressa anche in dimensione critica e meta-teatrale), delle tante parole del protagonista in scena e dei troppi segni e simboli messi in campo (a partire dal titolo che riprende quello di una celebre canzone di Franco Battiato), finisce col rendere pericolosamente afasico l’esito dello spettacolo.

Visto sabato 26 ottobre 2019 nello spazio ZO di Catania.

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