Recensioni — 20/03/2016 at 19:53

Il Teatro delle Bambole, la poetica della resistenza

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BARI –  Il teatro di ricerca vive. Non godendo di forma smagliante, sì. Trincerato da un sistema di ripartizione di risorse pubbliche appannaggio del ‘prodotto’, della mercificazione, del mercanteggio tra amici di bottega. Siamo nell’epoca del “teatro pubblico commerciale”, così definito da Attilio Scarpellini e Massimiliano Civica, in barba alle evoluzioni degli ultimi 40 anni e ai nuovi linguaggi effetto del progresso avanguardista. Il teatro dei grandi numeri e degli algoritmi. E l’arte?

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Per un teatro dell’arte si materializza la passione e il mestiere della compagnia Teatro delle Bambole. Di Bari. In un regione in cui i riflussi del potere centralizzato si fanno sentire e non poco, nelle politiche di attuazione e circuitazione dell’evento spettacolare. In un Sud ancora troppo imbrigliato in dinamiche baronali e di stratificazione sociale da vassallaggio. Ma si resiste. E si fa ricerca. si reagisce innescando l’atto creativo in senso opposto. Non di conflitto, ma di controinformazione, di strumento civile, politico. Sensibilizzare coscienze assopite dalla noia e dal narcisismo di una certa direzione contemporanea, in materia spettacolare, e divergere in spunti di riflessione rinnovata. A Bari nascono nel 2013, ma operano da quasi vent’anni. Nel loro manifesto poetico si dichiara: “Il Teatro come Arte del Dramma e del Drammatico, finto per finzione dichiarata in sé stesso, come essere umano grondante disumanità, irresponsabilità, come spinta dell’uomo verso il vuoto.” E sullo spettatore: “Che abbia l’acume dell’osservatore, che sia senza pregiudizio e che aneli alla libertà, allo bellezza e alla grandezza. Che non si accontenti mai e che possa sentirsi appagato e ripagato per essere stato. Che abbia coscienza del tempo. Che abbia il coraggio dell’esploratore.”

Lo spettacolo Se Cadere Imprigionare Amo, racchiude già nel titolo l’extra ordinario concettuale non espresso in forme canoniche o massificate. Estetica, studio, espressionismo fisico e d’oggettivazione drammatizzata le caratteristiche formali immediatamente notevoli. A strutturare l’idea d’ispirazione, il tema non trattato come un espediente per costruire meccaniche sceniche. L’interrogarsi, lo scrutare, l’essere presenti nel quotidiano per poterne dare in forma d’arte viva. Guardare attoniti l’attualità, in situazioni comuni, domestiche, familiari, inscenate da una violenza brutale non apparente, figlia di mores farciti d’ignoranza e attitudini antisociali.

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Così che i rapporti vengono consunti dalla bruttezza di un determinato esistere, dalla disperazione, dall’assenza, dal volgare. E sul palco la metamorfosi, la trasformazione del cadente in tracce visuali edulcorate, pop, da scenario immaginifico e tendenze stilistiche anni ’90. Che, contraltare al contenuto, formalizzano grottesco, propongono beffeggiandosene la crudità di resoconti realistici. Maschere gommate, pienezza scenografica di cenni materici, luci a intermittenza e il segno teatrale spinto oltre il rigore. Eccesso di linguaggio a far sbavare l’incredibile di scene attinte dal reale. Certo, uno spettacolo ancora da dovere abituarsi al palco e a un pubblico non immediatamente corrispondente per l’utilizzo smodato di codici non di primo riscontro. Per il simbolo vivificato e non spiegato.

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Intensa la prova attoriale, soprattutto di Silvia Cuccovillo, chiamata a cambiare pelle e sprizzare l’energia drammatica del personaggio interpretato, chiave dell’opera: una madre che torna dopo avere abbandonato i figli di uno dei quali è incinta… E in mezzo storie di cronaca vera, morti, aberrazioni, degenerazioni umane. Dell’uomo. Un uomo animale. Simile all’insetto. O alla bestia. Talvolta. Il Teatro delle Bambole nasce per volontà di Andrea Cramarossa. Partecipa ai Festival: Collinarea, Itineraria, Fabbrica Europa, La città dei bimbi, Cosmonauti, Inventaria, Dionisiache. Ha collabora con la Regione Puglia, il Comune di Bari, il Comune di Modugno, il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, il WWF, Teatro Era di Pontedera, Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro Pubblico Pugliese.

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con Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi, Domenico Piscopo

regia e drammaturgia: Andrea Cramarossa

Prod. Teatro delle Bambole

Visto a Bari al Teatro Duse il 5 marzo 2016

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