Danza — 19/11/2013 at 23:12

I colori della nuova danza sudafricana .A Viagrande studios le perfomance di Mamela Nyamza e Nelisiwe Xaba

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Due pezzi di danza contemporanea di straordinaria eleganza e respiro internazionale: è così che, dopo “Il bacio della vedova” diretto da Yuri Ferrini, si è aperta la stagione 2013/2014 dei Viagrande Studios, il modernissimo spazio dedicato alla ricerca teatrale e alle arti performative che si trova in Sicilia a Viagrande proprio ai piedi dell’Etna. Parliamo delle perfomances “Hatched” e di “They look at me and that’s all they think” delle danzatrici e coreografe sudafricane Mamela Nyamza e Nelisiwe Xaba, che si sono viste il 10 novembre scorso. Il contesto produttivo è il festival “Francedanse 2013”.

Nel primo pezzo, presentato in Sicilia in prima nazionale, si ha una complessa riflessione sull’identità delle donne africane a partire dal rapporto, o meglio dall’incontro/ scontro, tra la cultura africana nativa e la cultura occidentale: un rapporto che si trasforma in arte e spettacolo grazie alla capacità di Mamela Myamza di tradurlo in movimenti, allusività, racconto, fasci energetici, paesaggi, odori, ritmo, musica (straordinario l’accostamento tra musica classica europea e le sonorità della musica africana) ed espressività corporea. Le possibilità espressive delle due tradizioni coreutiche si fondono, si giustappongono ma più spesso si scontrano, talvolta con durezza, talvolta con tenerezza, talvolta con ironia: ne scaturisce un linguaggio coreografico davvero interessante e nuovo.

Tutti elementi che si trovano anche nella coreografia di Nelisiwe Xaba, ma con una maggiore forza ironica e una importante verve comica: il pezzo è felicemente ispirato alla vicenda crudele di Sara Baartman, conosciuta come la “venere ottentotta” (una donna nativa del Sudafrica finita a fare il fenomeno da baraccone in Europa a cavallo tra il ‘700 e l’800): una vicenda usata come divertita e autoironica allegoria per raccontare il suo percorso artistico, da Soweto al mondo dell’arte e della comunicazione di massa (il cinema, la televisione, i video musicali e commerciali, la moda, la fumettistica) occidentali, dalla verità del corpo (una verità che in occidente troppo spesso non si sottrae al voyerismo) ad una sofisticazione che, se non trattata con il filtro dell’ironia e del distacco, devasta l’anima.

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