Danza, Recensioni — 18/05/2023 at 09:33

Blake works V, la nuova creazione di William Forsythe debutta al Teatro alla Scala

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RUMOR(S)CENA – MILANO – Danzare in bianco e nero, ma anche a colori, muovendosi velocemente o più lentamente sulle parole o sugli intervalli delle musiche del compositore britannico James Blake. Danzare in silenzio oppure seguendo le note, sovrapponendo gesto su gesto, scomponendo e ricomponendo i passi della danza classica, intrecciandoli con le movenze più sinuose e veloci della danza contemporanea. Valorizzare le capacità e le qualità tecniche di ogni singolo ballerino, passando da un assolo a un passo a due oppure a un trio o un quartetto fino ad arrivare a momenti corali in cui si esibisce tutta la compagnia, con un ritmo vorticoso che trascina lo spettatore in una atmosfera a tratti ipnotica, a tratti incalzante e cinetica. La nuova creazione di William Forsythe, “Blake Works V”, realizzata per il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala e composta da un cast di danzatori dalla capacità tecnica ed interpretativa strepitosa al punto da dimostrare che questa nuova generazione di scaligeri non ha nulla da invidiare alle altre compagnie della scena internazionale, ha debuttato in questi giorni al Piermarini dove rimarrà in scena fino al prossimo 30 maggio.

Blake Works V – Blake Works I – Alice Mariani Christian Fagetti foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Questa nuova creazione può essere considerata il punto di arrivo di un progetto durato sette anni e cominciato con “Blake Works 1”, realizzato per l’Opera di Parigi e la produzione per la Scala rappresenta la prima ripresa integrale. La prima coreografia, intitolata “Prologue” si apre con il total black dei costumi dei danzatori, uomini e donne, che si alternano in scena danzando sulle musiche della canzone minimalista “Lindesforme 1”. Il brano  presenta una cesura a intervalli irregolari, durante la quale gli interpreti danzano anche nei momenti di silenzio. La seconda coreografia in programma inizia con la proiezione di un video in bianco e nero durante la quale si osservano le mani di una danzatrice che si appoggiano una sull’altra sulla sbarra, quella che i ballerini usano ogni giorno per studiare e tenersi in allenamento. Non a caso il titolo “The Barre Project” vuole essere un omaggio a tutti i danzatori che durante il periodo della Pandemia cercavano di tenersi in forma continuando a

Blake Works V – Blake Works I -foto Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

danzare con la loro forza di volontà, appoggiandosi ad ogni sedia o elemento di arredo disponibile in casa, pur di continuare il loro lavoro quotidiano. In questo quadro i ballerini della compagnia vengono valorizzati dal coreografo nelle loro singole capacità alternando agli esercizi tipici della danza classica, momenti di improvvisazione individuale durante i quali compiono delle vere e proprie acrobazie alla sbarra.

La seconda parte della serata è dedicata a “Blake Works 1” creata nel 2016 per ventuno ballerini della compagnia di Balletto dell’opera di Parigi. “Questo balletto è dedicato a tutti nostri maestri – aveva spiegato in quell’occasione lo stesso Forsythe” – da Marius Petipa a George Balanchine. Si tratta della storia che ci ha costruito, è un inno all’amore per la danza. Dal nero dei costumi della prima parte dello spettacolo, si passa al colore celeste, tipico delle divise tradizionali per lo studio della danza accademica. Ciò che sorprende è la straordinaria capacità del coreografo di combinare i passi della danza classica con la musica del compositore inglese James Blake che usa un mix di pop e musica elettronica, basate sulle melodie classiche elaborate, dilatandole nella loro struttura temporale.

Blake Works V – Blake Works I – Nicola Del Freo Navrin Turnbull Timofej Andrijashenko ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala(19)

 Il punto di partenza dei due artisti, Forsythe e Blake, è appunto il classico che viene contaminato con il moderno. Non a caso lo stile coreografico di William Forsythe si è affermato negli anni Ottanta per avere creato una estetica che privilegiava la rottura, la scomposizione delle linee classiche, lo spostamento dell’asse dei corpi. Da un lato abbiamo il ritorno continuo alle radici del linguaggio accademico e della purezza tecnica, dall’altra si esplorano possibilità di movimento diverse. A volte si avverte una asincronia dei movimenti che però è solo apparente, i danzatori sembrano seguire partiture coreografiche diverse, ma in realtà nulla è lasciato al caso. Ai port de bras si affiancano per esempio le posizioni della danza jazz, i virtuosismi tecnici della danza classica si alternano ai continui cambiamenti di direzione nello spazio attraverso sequenze coreografiche diverse che passano dalle pirouettes ai cabrioles fino ad arrivare allo stile hip hop in cui ballerini si sfidano tra loro per dimostrare le loro abilità. Il pubblico applaude convinto, affascinato dalla bravura di tutta la compagnia.

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