Recensioni — 15/12/2022 at 12:02

Pasolini e il suo Calderon: la disillusione nei confronti di una rivoluzione che non cambierà mai nulla

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RUMOR(S)CENA – BOLOGNA – In omaggio a Pier Paolo Pasolini, un intellettuale inquieto e destabilizzante, in occasione del centenario della sua nascita, il Teatro Arena del Sole di Bologna ha presentato, in prima assoluta, Calderon, per la regia di Fabio Condemi, premio Ubu 2021. Questo è il primo appuntamento del progetto dedicato a Pasolini “Come devi immaginarmi”, progetto ideato dal direttore di ERT Valter Malosti insieme a Giovanni Agosti, che intende presentare a teatro, in una sola stagione, l’intero corpus dei testi teatrali di Pasolini. Scritto nel 1967 è un dramma in versi ispirato a La vita è sogno del tragediografo spagnolo seicentesco Pedro Calderon de la Barca, ma con un’atmosfera onirica opposta. I personaggi sono gli stessi: Rosaura, Basilio e Sigismondo. Calderon de la Barca ci  rappresenta il sogno di Sigismondo, chiuso per anni in una torre dal padre, che ricondotto in libertà nella vita di ogni giorno per mezzo di un sonnifero, non sapeva più districarsi tra vita sognata e vita reale. Pier Paolo Pasolini ci porta invece nella Spagna franchista degli anni ‘60 dove l’unico spazio di libertà è il sogno, con un testo costituito da piani narrativi onirici e speculari che si incastrano.

foto di Luca Del Pia

A Fabio Condemi interessa la parola e racconta i tre sogni con grande, apparente semplicità, immersi in ambienti sospesi, essenzialmente geometrici, in uno spazio scenico ora barocco, ora minimale. La protagonista, Rosaura, compie tre sogni, immersi ogni volta in contesti sociali diversi, aristocratico, sottoproletario e infine borghese, che le servono per evadere dalla realtà. Sullo sfondo sempre incombente il potere a cui non si può sfuggire. Nel primo sogno, in cui viene ricostruito una citazione pittorica a Las Meninas di Velázquez,  Rosaura si innamora di Sigismondo, ma scopre di esserne la figlia. Il secondo sogno la presenta come una prostituta che si invaghisce di Pablito, che scoprirà essere suo figlio. Il terzo sogno ci porta in ambiente piccolo-borghese: Rosaura si innamora di Enrique, uno studente rivoluzionario, coinvolto in una rivolta operaia, in fuga dalla polizia.

foto di Luca Del Pia

Tre amori impossibili per ognuno dei quali il portavoce dell’autore si presenta sulla scena, come Velázquez ne Las Meninas, per un’introduzione ironica sul potere e sulla sua magnifica inconsistenza e ammonisce: mai credersi eredi di un potere che in realtà non si possiede. In tutti e tre i sogni figura centrale è l’impeccabile Michele Di Mauro nei panni del Potere, impersonato da Basilio, prima re, poi padre, quindi marito piccolo-borghese, che si perpetua attraverso contemporanei sgherri, preti e psichiatri. La parola pasoliniana lo mette in discussione e colpisce il pubblico.

foto di Luca Del Pia

A fianco di Michele Di Mauro, Marco Cavalcoli dà corpo ai caratteri multiformi di sgherri, preti e psichiatri in modo eccellente.  Parimenti puntuali e lodevoli gli altri interpreti: Valentina Banci, Matilde Bernardi, Carolina Ellero, Nico Guerzoni, Omar Madé, Caterina Meschini, Elena Rivoltini, Giulia Salvarani ed Emanuele Valenti. Questo sogno lucido finisce mentre il sipario si chiude sulle parole di Basilio, che ammonisce: “Tutti i sogni che hai fatto, o che farai, si può dire che potrebbero essere anche realtà… Ma quanto a questo degli operai, non c’è dubbio: esso è un sogno, niente altro che un sogno”. in Calderón Pasolini trasla tutti i temi a lui cari, ma alla fine centrale è la disillusione nei confronti di una rivoluzione che non cambierà mai nulla.

Visto il 04/11/2022 al Teatro Arena del Sole, Bologna

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