Recensioni — 14/01/2020 at 12:10

Un’Antigone da day after nella lettura di Laura Sicignano

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RUMOR(S)CENA – ANTIGONE –  TEATRO BELLINI – NAPOLI – È un panorama da day after quello in cui Laura Sicignano ambienta la sua lettura dell’Antigone sofoclea: assi sconnesse delimitano la scena al centro della quale campeggiano tre grandi travi di ferro incastrate tra loro in equilibrio precario. Davanti ai nostri occhi non c’è la gloriosa città di Tebe, ma una sorta di avamposto, di trincea, misero resto di una guerra fratricida per il potere, e al tempo stesso scenario destinato a fare da sfondo a nuovo dolore e lutti: a generarli la contrapposizione tra Creonte e Antigone, ferma nel suo intento di seppellire il fratello Polinice, il traditore della patria, contravvenendo all’editto del re.
Per la regista la scelta della giovane figlia di Edipo (interpretata con passione da Barbara Moselli) si declina più come un cupio dissolvi, che come un atto di eroismo: è una stanchezza esistenziale quella che induce Antigone a sacrificare la propria vita per ottemperare a ciò che ritiene essere un suo dovere dettato dal legame di sangue: «La legge non può separarmi dal mio sangue», afferma con orgoglio, circoscrivendo la questione a un ambito familiare e bollando come vile la sorella Ismene (Lucia Cammalleri), restia a condividere il suo progetto.

 

Sebastiano Lo Monaco Antigone regia di Laura Sicignano

Così sul palco non si consuma l’antitesi tra leggi divine, eterne e inviolabili, e leggi umane, contingenti ed effimere, ma tra la disperazione di una ragazza e l’arroganza e l’ottusità di un potere, quello di Creonte (al quale Sebastiano Lo Monaco conferisce un profilo di tiranno inclemente), che si circonda di cortigiani compiacenti e impietosi e costringe anche i propri congiunti all’umiliante rito della proskynesis al suolo.
In questa prospettiva è significativa la variazione introdotta da Laura Sicignano che trasforma il Coro di anziani cittadini dell’originale in un gruppo di soldati (Silvio Laviano, primo soldato e messaggero, e Pietro Pace, secondo soldato, a cui si aggiungono Luca Iacono e Franco Mirabella), insolenti ed ruvidi, che palesemente disprezzano l’agire di una donna destinata nella loro concezione maschilista, spartita con il re, ad obbedire e a dare piacere agli uomini. Anche la guardia (Simone Luglio), nell’originale figura spaventata e fragile, entra nel gioco al massacro che gli astanti praticano su Antigone, schernendola e imbrattandola con la polvere grigia che ricopre la scena e crea un richiamo visivo al rito funebre celebrato da Antigone sul corpo del fratello. Di particolare efficacia la partitura musicale intessuta dal vivo da Edmondo Romano con strumenti a fiato e percussioni, suoni ora laceranti, ora malinconici che accompagnano e sostengono la drammatica successione degli eventi.

Nel lavoro di traduzione e di adattamento, condiviso con Alessandra Vannucci, la regista ha percorso una strada precisa mettendo il testo al servizio della propria interpretazione: ne ha asciugato la tessitura lirica, riducendo gli elementi patetici attribuiti alla protagonista e i monologhi, e ha puntato con decisione sul tema del potere, evidenziando la protervia di Creonte anche nei confronti del figlio Emone (Luca Iacono), promesso sposo e difensore di Antigone, e privilegiando un linguaggio contemporaneo non privo di asprezze.

 

Antigone regia di Laura Sicignano

Nel quadro generale di contrapposizione di genere Laura Sicignano ha dato inoltre risalto al personaggio di Euridice (Egle Doria), moglie inascoltata e madre infelice, alla quale ha attribuito un lamento, costruito in parte con versi che in greco appartengono al Coro, e una gestualità disperata nello straziante abbraccio al cadavere del figlio suicida che tenta invano di rianimare scuotendolo e offrendogli il seno. La profezia di Tiresia (Franco Mirabella), mago irriverente, che con la sua bizzarra presenza è sembrato voler indicare la totale assenza degli dei in una vicenda determinata dalla superbia umana, si è compiuta: il crollo delle assi recinzione sancisce la fine di un mondo.

 

Visto al Teatro Bellini di Napoli il 7 gennaio 2020

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