Spettacoli, Teatro lirico — 12/12/2022 at 14:34

Lohengrin: una fiaba ambientata nelle brume fantastiche del nord.

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RUMOR(S)CENA – BOLOGNA – Lohegrin è stata la prima opera di Richard Wagner ad essere rappresentata in Italia il giorno di Ognissanti del 1871, al Teatro Comunale di Bologna, ed è l’ultima ad essere stata rappresentata in questo teatro prima della chiusura per lavori che lo renderà inaccessibile per almeno quattro anni. L’opera si svolge ad Anversa intorno alla prima metà del X secolo. Favola, storia e mito si intrecciano in questo dramma.

Luigi De Angelis della compagnia Fanny & Alexander firma la regia, scene, luci e  i video mentre Asher Fisch dirige sul podio L’Orchestra del Comunale. Nel preludio il regista sceglie di di introdurre un personaggio aggiuntivo, il compositore Wagner insieme ad un bambino che trascina un cigno. «Porto in scena l’uomo Wagner, demiurgo e testimone di una vicenda collettiva mescolata a quella della fiaba antica», spiega De Angelis. Sembra un mero e superfluo riempitivo la presenza di  Wagner (Andrea Argentieri, Premio Ubu 2019 come miglior attore under 35) che, invecchiando di atto dopo atto, prima sogna, poi concepisce e infine ascolta la sua opera. Quest’opera per più di quattro ore accompagna il  pubblico in una fiaba ambientata nelle brume fantastiche del nord. 

TCBO_Lohengrin_Albert Dohmen-Enrico l’Uccellatore_©Andrea-Ranzi

La scena è spoglia, tranne una parete in fondo sulla quale scorrono le proiezioni. I costumi di Chiara Lagani ci dicono che siamo verso la metà del ‘900 e l’atmosfera è onirica, anche se la sospensione tra sogno e realtà non sempre riesce, benché  l’atmosfera visionaria sia il carattere distintivo che il regista dà all’opera. Il  cast mediamente non tradisce le aspettative e risulta ben amalgamato. La protagonista, Elsa, interpretata da Martina Welschenbach, voce corposa, contraddistinta da un leggero timbro metallico ma rimanendo limpida e chiara, raggiunge agilmente i registri acuti ma sa fraseggiare e trovare i giusti accenti anche nel registro medio ed esprime la soavità richieste dal ruolo. Qualche slancio appassionato sorprende e complessivamente  il timbro del canto risulta chiaro e luminoso.

Martina Welschenbach risolve il ruolo distaccandosi dall’immagine angelicata di Elsa e facendone un personaggio più sfaccettato, in cui le paure non offuscano una nobile fierezza. Chi convince meno è il protagonista, interpretato da Vincent Wolfsteiner. Questi dovrebbe essere l’elemento di spicco del cast ma risulta invece il più debole. L’ addio al cigno iniziale fa udire piccole difficoltà di intonazione e gli sfumati e i brani elegiaci non mostrano freschezza mentre migliora nel suo canto declamato. La sua interpretazione nell’arco dei tre atti è lontana dall’immaginario del cavaliere per antonomasia e mostra più di un segno di stanchezza soprattutto nel racconto del Graal. La sua voce ha però notevole volume e si fa valere sia nelle salite in acuto che nel canto più serrato, ma il fraseggio risulta convenzionale.

TCBO_Lohengrin_Albert Dohmen-Enrico l’Uccellatore_Martina Welschenbach-Elsa di Brabante ©Andrea-Ranzi

Ricarda Merbeth (Ortrud) voce ampia, di notevole impatto sonoro, punta molto sulla forza dell’accento anche a scapito della levigatezza vocale e disegna un personaggio veemente, spietato, superbo. Qui anche le ruvidezze vocali aiutano a delineare il grande rilievo drammatico e la malvagità del personaggio. La sua voce sicura e fine, si fa tagliente negli acuti, e la sua interpretazione con inflessioni sibilline è potente ed enigmatica. In contrapposizione con Elsa si muove con maestria. Nel ruolo di Re Enrico l’Uccellatore, Albert Dohmen sfoggia classe e carisma ed è severo e combattivo in scena ma più arrendevole con l’orchestra. La sua voce corposa e dal bel colore esaltano l’ottima declamazione della frase musicale risultando pienamente convincente. Olafur Sigurdarson disegna con una recitazione credibile un Telramund fiero ed altero, orgoglioso ma con qualche forzatura negli interventi concitati del secondo atto. La sua sicurezza vocale disegna un personaggio più che credibile. Il resto del cast è dignitoso e omogeneo.

TCBO_Lohengrin_Lucio Gallo-Telramund_Ricarda Merbeth-Ortrud ©Andrea-Ranzi

Ben assemblati risultano i quattro paggi interpretati da voci femminili (Francesca Micarelli, Maria Cristina Bellantuono, Eleonora Filipponi, Alena Sautier), mentre corretti e sicuri ma meno incisivi i quattro cavalieri accoliti di Telramund (Manuel Pierattelli, Pietro Picone, Simon Schnorr, Victor Schevchenko)  e Lukas Zeman nei panni dell’araldo.

La direzione di Asher Fisch propone una lettura dal passo teatrale sostenuto, asciutto, agile, lucido e ben teso nella narrazione, con sonorità esuberanti che però non prevaricano le voci. Il suono  dell’Orchestra, compatta e senza sbavature, è denso e brillante, ma poco in sintonia con la scelta registica. Gli aspetti più onirici sono messi in evidenza da una direzione che narra con tempo incalzante la vicenda e dosa il suono anche in rapporto alle voci, accompagnate le con buona sintonia. Di rilievo sono i lunghi brani narrativi e i pezzi melodici trascinanti.

TCBO_Lohengrin_Lucio Gallo-Telramund_Ricarda Merbeth-Ortrud_D4_5358_©Andrea-Ranzi

Grande conferma è la prova del coro del Teatro diretto da Gea Garatti Ansini, a cui sono stati aggiunti elementi del Coro del Teatro Accademico Nazionale dell’Opera e Balletto Ucraino “Taras Shevchenko”.  Il preludio al terzo atto è da antologia, senza una sbavatura, ma il Coro mostra un suono pulito e compatto nel corso di tutta la serata e in tutte le sezioni. Complessivamente è un’occasione non memorabile ma riuscita.

Visto il 16/11/2022 al Teatro Comunale di Bologna

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