Recensioni — 11/01/2022 at 12:39

Il Paesaggio di Pinter al Francesco di Bartolo a Buti

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RUMOR(S)CENA – BUTI (Pisa) – Finalmente si è riaperto lo scrigno del Teatro Francesco di Bartolo a Buti, sotto la direzione di Dario Marconcini, in quella da lui definita in una laconica nota di direzione artistica: “stagione breve”, una programmazione felice anche se di poche date con artisti di punta del panorama nazionale fra ottobre e dicembre. Una stagione che soffre della chiusura a livello delle sale di teatri e concerti dal marzo 2020, causa Covid. Un azzardo, dunque, sulle impossibili possibilità che ancora l’ideazione artistica con pochi mezzi economici (ma questa è altra storia), può regalare a un pubblico finalmente in sala, anche e se ancora con estrema prudenza di fruizione negli spazi e nei contatti. E cosi DaddiMarconcini hanno di nuovo ripresentato Pinter in Paesaggio. L’ultimo Pinter della coppia che in repertorio ha l’Autore nelle sue memory plays era: Voci di famiglia(2015 con Carucci Viterbi in scena). Il lavoro spiazza immediatamente lo spettatore: l’Uomo ( Marconcini) , la Donna ( Daddi) sono seduti in palco dando le spalle alla platea. E questo stato durerà per la gran parte della pièce. Ciascuno racconta come in flusso di coscienza, memorie di vita. Lui di gite col cane verso un laghetto, lei di un amore sempre vissuto dentro uno iato fra conscio e inconscio su uno spazio marino. Lo spazio comune della coppia che ci parla quasi in forma confessionale, è una casa borghese con libri e divani in stile british floreale da dove si affacciano nella loro affabulazione non dialettica su un giardino quasi onirico. La coppia pur di spalle, rivela subito una anagrafe avanzata-in proscenio un foliage di foglie secche di alberi d’autunno tipico di questa stagione.

La fascinazione della non dialettica fra i due soggetti della coppia svela e rivela la contiguità di spazi e corpi e insieme la discrepanza dei vissuti interiori o forse e solo delle memorie che sopravvivono alle vite anche comuni di un marito e moglie in solitudine di coppia. Poi lo sguardo d’emblée cambia: i due monologanti girano la sedia e si rivolgono al pubblico. Sorge domanda: siamo quindi e davvero ritornati ancora a Teatro dal vivo? In uno spazio pubblico dove l’attore lascia la propria dimensione privata in cui si è richiuso in cui anche il pubblico si è rinchiuso per due Stagioni di fila per finalmente poter far circuitare l’energia unica e irripetibile di un uno spettacolo dal vivo? Con uno sberleffo finale Dario Marconcini rivolta Pinter piegando il finale alla Commedia dell’arte. Un guizzo inaspettato, ironico e spiazzante, è Capitan Spavento. E la sua compagna Giovanna Daddi si trasforma nella Morte. In questa stessa Stagione del Teatro di Buti, un Roberto Latini in una versione (dopo la Prima vista a Prato al Metastasio del suo lavoro “L’Armata Brancaleone) di Hamlet Machine di Muller.

La “breve stagione” ideata da Dario Marconcini ha accolto spettacoli di assoluta freschezza e rigore: Esercizi per voce e violoncello sulla Divina Commedia di Dante– Inferno.Voce: Chiara Guidi. Violoncello: Francesco Guerri. Amleto + Die FortinbrasMaschine di e con Roberto Latini. Musiche di Gianluca Misiti, luci e tecnica di Max Mugnai. Drammaturgia di Roberto Latini e Barbara Wiegel. Usher- Nothing ever Happens, ispirato a La caduta di casa Usher di Edgar Allan Poe di e con Maria Bacci Pasello e Daniele Fedeli. Acqua di colonia. Prima parte Zibaldino africano di e con Frosini/Timpano. Lear sei mia figlia, tu? Operetta per immagini, parole e musica di Stefano Geraci con Silvia Pasello. Musiche di Ares Tavolazzi

Paesaggio con farsa finale in prima assoluta visto a Buti Teatro Francesco di Bartolo, il 7 novembre 2021

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