Recensioni — 10/04/2022 at 11:09

Zoo, di Sergio Blanco: come affrontare in leggerezza temi di alto profilo

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RUMOR(S)CENA – MILANO – Già incontrare in conferenza stampa Sergio Blanco, drammaturgo e regista uruguaiano naturalizzato francese, è stata un’esperienza particolare. Apparentemente il suo intervento si è limitato a una serie di ringraziamenti: alla direzione del Piccolo Teatro, a tutti i tecnici e collaboratori, ai suoi attori; ma da quelle parole, tradotte in consecutiva dallo spagnolo, emergeva un amore profondo, quasi maniacale per il teatro, e una totale, rara disponibilità al rapporto umano. In quell’occasione, peraltro, dello spettacolo in sé si era parlato poco: si era detto che, in scena, un attore avrebbe impersonato un gorilla, e di un inserimento della discussa figura di Edda Ciano, figlia di Mussolini. In effetti la fabula, a cercare di raccontarla, appare a un tempo semplice e surreale: tratta del rapporto che, nello Zoo una “città europea (Parigi, Milano?)…”, (lo zoo di Milano è stato disattivato esattamente trent’anni fa, nel ’92), si stabilisce fra un umano (nella finzione narrativa, lo stesso Sergio Blanco) e il gorilla Tandzo; una relazione prima dettata da un puro interesse scientifico, che diventa vocazione didattica, e infine amore. In un ruolo inizialmente più distaccato, a questo processo partecipa una studiosa di scienze veterinarie, la dottoressa Rozental (un cognome ebraico askenazita, di per sé evocativo di vicende che si incroceranno con quella principale).

Zoo Lino Guanciale crediti foto di Masiar Pasquali

Ma i piani narrativi ed espressivi sono molti, già in apertura, con le fascinose immagini che campeggiano sul fondale angolare della scenografia: i crateri lunari nel momento in cui sulle loro cime si posa la luce del sole nascente. Specie all’inizio, con un gioco di teatro nel teatro, Lino Guanciale e Sara Putignano entrano ed escono dai loro personaggi, producendosi anche in numeri musicali. Poi, a mano a mano che i loro profili si delineano, le figure acquistano nuovo spessore, arricchendosi di storie personali, e i loro dialoghi offrono l’occasione per affrontare temi di notevole spessore culturale ed etico: dal processo della scrittura, cioè la modalità con cui l’autore elabora il magma della realtà quotidiana, trasformandola in una creazione letteraria (la cosiddetta autofinzione); all’impervio, misterioso itinerario in cui si snoda la comunicazione non verbale, che riguarda l’intero insieme delle creature animate; fino all’inquietante confronto del patrimonio genetico dell’uomo con quello del gorilla.

Zoo crediti foto di Masiar Pasquali

Ma il pregio dello spettacolo è che queste suggestioni, senza mai una caduta nel didascalico o nel saccente, ci scorrono davanti per due ore filate, in leggerezza, come contrappunto all’evolversi del rapporto fra Tandzo e Sergio, sempre più intenso, fino ai limiti del morboso, che si realizzerà con un incontro ravvicinato, fisico, dichiarato con chiarezza, ma non rappresentato. Lorenzo Grilli, imprigionato in un realistico mascheramento da primate, scansando qualsiasi repertorio consolidato o tentazione antropomorfica, ci restituisce con una gestualità minimale, ma densa di valenze comunicative, il misterioso ma non indecifrabile mondo psicologico di Tandzo; fino alla sua morte, causata da una ricaduta del virus Ebola, per il quale era stato curato nello zoo supertecnologico in cui si trova.

Lorenzo Grilli Lino Guanciale crediti foto di Masiar Pasquali

Anche il contrasto fra l’alta tecnologia del contesto clinico, l’algida severità dei protocolli da una parte, e l’imprescindibile pressione dei sentimenti, costituisce uno dei temi che attraversano lo spettacolo; fino al sottofinale, quando l’eutanasia praticata sul gorilla induce una riflessione che trascende il caso specifico. Ed Edda Ciano? Quasi un vezzo, con cui Blanco, come di passaggio, anche qui con leggerezza, ci mette a parte di un suo precedente progetto, poi abbandonato, di cui ci mostra alcuni frammenti cui dà corpo Sara Putignano: un espediente non estraneo alla sua poetica, programmaticamente e fascinosamente ondivaga.

Lino Guanciale crediti foto Masiar Pasquali

Lo spettacolo è scandito in quattro fasi: conoscenza, avvicinamento, incontro, abbandono, e l’autore non si perita di proporci situazioni tanto improbabili quanto affascinanti, come lo sforzo di Blanco di avvicinare Tandzo alle pagine di Stendhal e di Marco Polo (quasi un riferimento a Primo Levi, quando ad Auschwitz cerca di spiegare Dante al giovane francese Pikolo), o addirittura a un impromptu di Schubert: un ulteriore, intrigante filo rosso che lega emotivamente tutte e tre le creature viventi che compongono uno spettacolo fra i più significativi di quanti visti negli ultimi tempi.

Sara Putignano crediti foto di Masiar Pasquali

trailer di Zoo

https://www.facebook.com/sergio.blanco.9440/videos/3164014153853779

Visto al Piccolo Teatro Grassi di Milano il 1° aprile 2022

scritto e diretto da Sergio Blanco
traduzione Angelo Savelli
video Miguel Grompone
scene Monica Boromello
costumi Gianluca Sbicca
luci Max Mugnai
musiche e suono Gianluca Misiti
aiuto regia Teresa Vila
preparazione vocale a cura di Laura Raimondi
con Lino Guanciale, Sara Putignano, Lorenzo Grilli
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

il programma di sala

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